Nel futuro di Montarina ridotte possibilità edificatorie

Una sostanziale riduzione delle possibilità edificatorie e varie misure di salvaguardia di alcuni edifici e degli spazi verdi e liberi. È questa, ridotta all’osso, la ricetta della Città di Lugano per preservare l’identità e le peculiarità del quartiere Montarina a Besso, la «città giardino» immaginata dall’architetto Americo Marazzi oltre un secolo fa e poi concretizzatasi solo in parte. I dettagli sono contenuti in un Piano particolareggiato in consultazione da ieri, accompagnato da un esame preliminare sostanzialmente positivo del Dipartimento del territorio. Mentre si procedeva a stilare questo documento, per il quartiere - era il 2023 - era stata emanata una zona di pianificazione, cioè uno strumento che limita più del consueto la possibilità di edificare nell’area e che è tutt’ora in vigore.
Perché si vuole salvaguardare
L’idea di tutelare maggiormente a livello pianificatorio il quartiere Montarina nasce in particolare su spinta dellaSocietà ticinese per l’arte e la natura (STAN) ed ha poi fatto breccia nella politica luganese (fu infine una mozione approvata dal Consiglio comunale a indicare al Municipio di procedere in tal senso). La pianificazione attuale permette infatti di costruire sino a cinque piani e, si legge nella documentazione stilata da Planidea, «si scontra con il disegno e le preesistenze legate al concetto di città giardino, si scontra con il carattere del luogo». Il concetto di città giardino, che risale a fine ‘800 e inizio ‘900, «mirava a cogliere i benefici primari di un ambiente “di campagna” in un contesto urbano». A Montarina ciò ha significato una volumetria compatta per gli edifici, di due o tre piani; una loro ubicazione al centro del sistema giardino o arretrata rispetto alla strada; un giardino alberato quale cornice all’edificazione; e opere di cinta capaci di promuovere la permeabilità visiva. Almeno sino a fine anni Cinquanta: poi arrivarono i primi palazzi. Ciò che resta di quell’idea «rischia di essere compromesso in futuro, per l’assenza di norme pianificatorie volte a salvaguardarle». Di qui l’esigenza del presente Piano particolareggiato.
Quattro categorie d’intervento
La nuova proposta pianificatoria riguarda in realtà «solo» il cuore del quartiere (cioè l’area centrale del promontorio), ritenuto che le parti più esterne, ad eccezione dell’area dell’albergo Continental, hanno ormai perso il loro valore storico e culturale. Il piano, in altre parole, riguarda una quarantina di edifici (e i loro giardini), che sono stati divisi in quattro tipologie: gli edifici già tutelati quali beni culturali o in fase di tutela in altre procedure (tredici), gli edifici di pregio per impianto e architettura (sette, fra cui Casa Walty e villa Ganser), gli altri edifici che si rapportano al quartiere ma non sono di particolare pregio (quindici), e gli edifici fuori contesto per le logiche della città giardino ( nove).
Per gli edifici di pregio non tutelati «che sarebbe opportuno tutelare», le nuove regole proposte permettono interventi che non abbiano ripercussioni sul volume e sugli aspetti estetico-architettonici esterni. L’auspicio è che siano tendenti al recupero dei valori storici o architettonici. Ricadono in questa categoria fra gli altri Casa Walty e Villa Ganser, per la cui conservazione negli anni scorsi ci si è scontrati in tribunale. La STAN aveva ottenuto che non venissero demolite, ma sul tavolo c’è già una riattazione conservativa che prevede anche l’edificazione di un terzo edificio. Cosa teoricamente possibile seguendo le nuove norme che riguardano tutta l’area: massimo tre piani e nel rispetto del contesto. Idem per gli edifici «altri», per cui si intende «agevolare la ristrutturazione piuttosto che la demolizione, anche se quest’ultima rimane un opzione possibile». Per quanto riguarda, infine, gli edifici fuori contesto, cioè i palazzi di cinque piani più recenti, la nuova pianificazione li rende, per così dire, fuorilegge. Nel senso che su di essi sarà possibile intervenire solo per lavori di manutenzione. In caso di demolizione, la ricostruzione dovrà sottostare ai nuovi parametri: «L’obiettivo è quello di portare lo sviluppo futuro del quartiere verso edificazioni che, anche se nuove, presentino volumetrie e caratteristiche estetico-architettoniche compatibili con le peculiarità originali del quartiere».
Oltre agli edifici, il Piano particolareggiato ha un occhio di riguardo per i giardini e per gli spazi liberi, che sono stati normati in maniera tale da preservarli. Ad esempio si propone di tutelare una cinquantina di alberature su vari fondi in base a «fattori naturalistici, botanici, paesaggistici o una combinazione dei tre fattori». Essi «rappresentano un valore storico-culturale legato al concetto di città giardino e contribuiscono a caratterizzare in tal senso il contesto di Montarina».
«Riduzione apprezzata»
Il Piano particolareggiato ha raccolto un parere preliminare sostanzialmente positivo dal Territorio: «Si accoglie con favore che il Municipio stia affrontando con attenzione la pianificazione del comparto Montarina, dimostrando consapevolezza rispetto all’importanza di preservarne la qualità e le caratteristiche peculiari. Si conferma l’apprezzamento per la riduzione del potenziale edificatorio e per il concetto di città giardino quale principio guida». Il DT chiede però alcuni adeguamenti per raggiungere gli obiettivi preposti, vale a dire essere più specifici nell’enunciazione di alcune norme e fare attenzione a elementi potenzialmente problematici (i collegamenti sotterranei tra edifici, i parcheggi sotterranei).
La STAN, non avendo ancora avuto modo di analizzare la documentazione, ritiene invece a oggi prematuro esprimersi al riguardo. In ogni caso la procedura prevede proprio che questa pubblicazione serva a raccogliere osservazioni per la stesura di quella definitiva che andrà poi in Consiglio comunale per il voto.