Nel lago di Lugano la trota lacustre è sempre in declino

La trota lacustre (Salmo trutta lacustris) resta ancora una sorta di chimera per il lago di Lugano. Nonostante le annuali immissioni di esemplari nel bacino e nei suoi principali immissari, e in particolare dopo il rilascio negli scorsi mesi di ben 400 chili di trote adulte (con alcuni esemplari fino a 3 chilogrammi di peso) da parte dell’Ufficio Caccia e Pesca, il salmonide si ostina a farsi vedere molto poco e, peggio, non sembra per il momento intenzionato a dare i tanto attesi segni di ripresa. Il problema è emerso ieri nel corso dell’assemblea della Società di pesca Ceresiana, riunita nella sala del Consiglio comunale di Lugano, e da più parti è stata espressa non poca preoccupazione per il futuro di questo pesce pregiato.
Il presidente Maurizio Costa non ha nascosto che la diminuzione della specie possa essere direttamente collegata alla scomparsa dal Ceresio dell’alborella, sua principale fonte di alimentazione, e nel contempo alla sempre consistente presenza di uccelli ittiofagi (cormorani e aironi in prima fila) che ne falcidiano il novellame, unitamente al cambiamento climatico che nel 2022 ha provocato una forte siccità e un conseguente innalzamento delle temperature nonché un importante abbassamento del livello delle acque. Secondo il presidente bisognerebbe iniziare a pensare se non sia opportuno cominciare a cambiare strategie in materia di ripopolamenti e in secondo luogo cercare di recuperare laddove si può quegli ambienti lacustri che più hanno sofferto a causa dell’intervento dell’uomo. La reintroduzione dell’alborella nel lago potrebbe contribuire ad un’inversione della tendenza, ma il progetto portato avanti da alcuni anni dal Cantone e dai pescatori non ha ancora dato i risultati auspicati, sebbene si sia riusciti a far riprodurre il piccolo pesce in cattività nello stabilimento di Brusino. Il problema va comunque monitorato attentamente in sintonia con i numerosi progetti di rinaturazione delle rive lacustri e dei fiumi, in particolare Cassarate e Vedeggio.
Presenti il capo del Dipartimento del Territorio, Claudio Zali, il vicesindaco di Lugano Roberto Badaracco con i municipali Tiziano Galeazzi e Filippo Lombardi, diversi sindaci e gran consiglieri del circondario, nella sua relazione Costa ha ribadito la difficoltà incontrate dal sodalizio e dalle sue sezioni nell’opera di ripopolamento. «Sono passati due anni difficili, ciononostante il lavoro è proseguito senza sosta malgrado le imposizioni in materia emanate dalla Confederazione. Ora è arrivata la guerra che non ci voleva e ha complicato tutto: i prezzi del mangime sono saliti del 40%, l’elettricità del 30% e via di questo passo. E nel contempo crescono le preoccupazioni per poter continuare a gestire la pescicoltura di Maglio di Colla così come le altre strutture similari cantonali». Costa si è detto convinto che, seppur a fatica, sarà possibile superare anche questo momento difficile. Lo stabilimento dal canto suo sta dando ottimi risultati basti pensare che nel 2022 ha prodotto ben 1,5 milioni di uova di trota: «Ora – ha ricordato il presidente della Ceresiana – ci attende una nuova sfida che verrà imposta dall’Ufficio Caccia e Pesca, ossia produrre di meno e immettere uova ricavate da esemplari selvaggi e non più allevati in cattività. Una sfida molto difficile, ma che va attuata per poter rafforzare il ceppo dei salmonidi che dovremo produrre in futuro». E restando in argomento, Costa ha annunciato in particolare i progressi conseguiti nella produzione della trota «Mediterranea» o «Adriatica»: si tratta come noto del salmonide autoctono a sud delle Alpi, soppiantato dalla varietà «Atlantica» originaria del nord Europa e introdotta con successo nel corso del ‘900, che ora si vorrebbe piano piano riportare nei nostri corsi d’acqua. Per il momento l’esperimento sta interessando un unico torrente che è stato «svuotato» dalle specie ittiche presenti e successivamente ripopolato con questa particolare varietà.
Ma ripopolare, ha subito aggiunto il presidente, resta comunque sempre un compito estremamente delicato e impegnativo. Basta un nulla per vanificare il lavoro di mesi e mesi, e in proposito ha ricordato quanto accaduto tempo addietro nel riale Scairolo dove un banale inquinamento delle acque ha ucciso migliaia di avannotti immessi solo qualche giorno prima. Alla luce di quel che sta accadendo soprattutto dal profilo climatico, Maurizio Costa ha infine rammentato ai presenti la necessità di impegnarsi maggiormente per la salvaguardia dell’ambiente naturale e in particolare del lago, ricordando che in futuro il Ceresio sarà una fonte di approvvigionamento idrico sempre più essenziale.