«Nel parco la droga, nella clinica troppo lavoro»

MENDRISIO - Più dimissioni (quindi più lavoro) di tutte le altre cliniche psichiatriche svizzere, ma meno medici. La presenza incontrollata di droghe all’interno del perimetro della struttura inoltre è un problema concreto. La situazione della Clinica psichiatrica cantonale (CPC) di Mendrisio è delicata. Ad ammetterlo, nella risposta a un’interrogazione di Massimiliano Ay (Movimento per il socialismo - Partito comunista), è il Consiglio di Stato (CdS).
Iniziamo dal consumo di alcol e droghe, che in clinica «è vietato». Queste sostanze sarebbero però troppo facilmente reperibili entro i confini della struttura. Il problema è finito più volte al centro del dibattito nel recente passato ed è conosciuto dal CdS, che non lo nega. Gli attori che si adoperano per tenerlo sotto controllo ed eventualmente prevenirlo sono molteplici, si spiega nel testo. Ad esempio «si collabora attivamente con polizia cantonale e Comunale di Mendrisio che svolgono anche ronde nel parco», si organizzano incontri con lo scopo di identificare le zone utilizzate per lo spaccio e si cerca di definire «attività nel parco che possano diventare motivo di deterrenza». Da anni inoltre l’OSC organizza ronde notturne con una società di sicurezza privata e «in caso di sospetti, il personale svolge delle verifiche sui pazienti quali controlli o spogli». Il problema è però complesso e «le soluzioni necessitano passi congiunti la cui attuazione richiede tempo per raggiungere una situazione che garantisca un ambito di equilibrio tra comportamenti sociali devianti della popolazione e necessità dei pazienti di essere curati in protezione».
La struttura mendrisiense è tuttavia confrontata anche con un altro problema. Statistiche alla mano il CdS dimostra infatti che confrontando i dati della CPC con quelli delle altre cliniche svizzere inserite nella stessa categoria dall’Ufficio federale di statistica, quella di Mendrisio «è la più piccola clinica psichiatrica di questa categoria ed è la quinta con la degenza media più breve e quindi, a parità di giornate di cura, ha più dimissioni rispetto a quasi tutte le altre cliniche psichiatriche svizzere». Il numero dei medici attivi nella struttura, attualmente di 20,4 unità a tempo pieno, «risulta sensibilmente inferiore alla densità degli altri istituti». La mole di lavoro però è in aumento: «Il numero di giornate di cura è stato più o meno stabile negli anni 2015 e 2016 (circa 45.000 giornate), mentre nel 2017 si è costato un aumento a 47.200 giornate (+4,8%). Il cambiamento più importante è però avvenuto sul numero delle ammissioni che nel 2015 fu di 1.403 e nel 2017 è aumentato a 1.725 (+22%). Anche il numero di persone ammesse è aumentato passando da 961 nel 2015 a 1.151 nel 2017 (+19,7%). Questi dati si spiegano con la diminuzione della degenza media». Sebbene occorra «tener conto che per sua impostazione la CPC ha sempre affiancato al personale medico infermieri qualificati con specializzazione in salute mentale, (...) una valutazione su un adeguamento delle risorse mediche appare oggettivamente necessaria. Nel frattempo grazie a trasferimenti interni si è comunque temporaneamente in parte ovviato a questa situazione, ripristinando la dotazione di personale medico di qualche anno fa».
L’intensificazione del lavoro dei medici non è però legata a una riduzione del numero dei dipendenti della struttura. Il Consiglio di Stato sottolinea che nel corso degli anni è sempre data attenzione alla CPC, dotandola con la Pianificazione sociopsichiatrica cantonale 2009-2012 di 34 unità di personale supplementare e con la pianificazione 2015-2018 di 18,5 ulteriori unità.