L’intervista

«Nessun morto legato al vaccino, il nemico del cuore è il virus»

Da mesi sui social network suona il ritornello «è colpa del vaccino» ogni volta che si parla di problemi cardiaci - Ne parliamo con il prof. Marco Valgimigli, vice primario al Cardiocentro Ticino, che sottolinea: «I rari casi di miopericardite dopo l’iniezione hanno decorso favorevole, mentre i malati di COVID-19 rischiano danni gravissimi»
©Gabriele Putzu
Michele Montanari
23.12.2021 06:00

Il giocatore Christian Eriksen si accascia improvvisamente in campo. È il 43’ minuto del primo tempo di Danimarca-Finlandia, partita inaugurale del Gruppo B del campionato d’Europa 2020. Il fantasista danese ha un arresto cardiaco. Sono momenti drammatici rimasti impressi nella mente di molti. Quello che forse non tutti sanno è che, specialmente sui social network, hanno iniziato a circolare ipotesi prive di fondamento secondo cui il malore del calciatore sarebbe stato causato dal vaccino anti-COVID. Un ritornello che purtroppo va avanti così da mesi. L’aritmia cardiaca che recentemente ha costretto Sergio Aguero a dire addio al calcio? Sempre il vaccino. Ed è così ogni volta che i media danno notizia di una persona colpita da un problema al cuore, soprattutto se giovane. La diagnosi di parte del popolo del web è ovvia e univoca: è stato il vaccino. Una pessima abitudine che crea solo disinformazione, dannosissima in tempi di variante Omicron e corsa al «booster». Con il prof. Marco Valgimigli, vice primario di Cardiologia interventistica all’Istituto Cardiocentro Ticino (CCT), cerchiamo di capire se esistano correlazioni tra i preparati anti-COVID e le malattie cardiovascolari, senza tralasciare gli effetti che la COVID-19 può avere sul sistema cardiocircolatorio. Piccolo spoiler: il coronavirus è decisamente più pericoloso di un eventuale evento avverso del vaccino.

Prof. Valgimigli, partiamo da un quadro generale: quanti decessi legati a malattie cardiovascolari o problemi cardiaci si registrano ogni anno in Svizzera? Quanti in Ticino?
«In Svizzera, nel 2019 sono morte 67.780 persone, ovvero 692 in più rispetto al 2018 (+1%). Al pari dei periodi precedenti, le cause di morte più frequenti sono state le malattie cardiovascolari (29%). Questi sono i dati dell’Ufficio federale di statistica. L'anno scorso nella Confederazione sono stati registrati quasi 76.200 decessi, il 12,4% in più rispetto al 2019. Il tasso lordo di mortalità - ovvero il numero di decessi ogni mille abitanti - è passato da 7,9 a 8,8. Per ritrovare un incremento così importante nell'ultimo secolo bisogna risalire alla pandemia di spagnola del 1918: allora il tasso passò da 13,7 a 19,3 decessi ogni 1.000 abitanti. Altrimenti, ad eccezione di qualche anno con deboli variazioni verso l'alto, è stato un costante e continuo calo. Con oltre 10 decessi ogni 1.000 abitanti, il Ticino, il Giura, Basilea Città, Glarona, Neuchâtel e Sciaffusa sono i Cantoni che hanno segnato il maggior numero di morti rispetto alla loro popolazione. Tale incremento è da ascriversi alla pandemia di COVID-19 e le fasce di età più colpite, come noto, sono i cittadini anziani, dagli 80 anni in su. In questa fascia si è registrato un +15.5%».

Dopo l’introduzione dei vaccini contro la COVID-19 avete notato anomalie? La media annuale dei decessi per malattie cardiovascolari è aumentata?
«Le cause specifiche di morte per il 2020 non sono ancora state rese note dall’Ufficio federale di statistica, ma la nostra impressione è che i pazienti affetti da malattie cardiovascolari, anche gravi e che dunque richiedono urgente ospedalizzazione, come l’infarto del cuore, tendano a presentarsi tardivamente. Questo è avvenuto dopo l’inizio della pandemia e comporta un enorme incremento del rischio legato alla malattia stessa. Se riusciamo ad intervenire precocemente, i danni al cuore vengono minimizzati e la prognosi a breve e lungo termine è buona. Al contrario, un intervento tardivo può vanificare in toto l’effetto positivo del trattamento. Quindi riassumendo, l’incidenza di casi sembra costante negli anni, ma la popolazione ha più paura e, sbagliando, non attiva i soccorsi per tempo, il che comporta un incrementato del rischio di morte e disabilità a lungo termine».

Avete assistito a un aumento di casi «improvvisi» tra le fasce più giovani della popolazione?
«No, non abbiamo assistito ad un cambiamento delle modalità di presentazione degli eventi cardiovascolari, i quali purtroppo sono molto spesso improvvisi e si associano ad un alto tasso di mortalità, se non trattati tempestivamente. Abbiamo mezzi terapeutici efficaci e sicuri ma vanno somministrati il più precocemente possibile, ‘tempo è cuore’, diciamo noi».

Abbiamo assistito a qualche sporadico infarto occorso dopo giorni o settimane dalla vaccinazione, ma paradossalmente in pazienti che provenivano dall’estero e che non avevano ricevuto i due vaccini approvati in Svizzera

Vi è capitato di confermare una correlazione tra l’assunzione del vaccino e un decesso per problemi cardiaci?
«No, non abbiamo registrato nessun decesso ascrivibile alla vaccinazione. Abbiamo assistito a qualche sporadico infarto occorso dopo giorni o settimane dalla vaccinazione, ma paradossalmente in pazienti che provenivano dall’estero e che non avevano ricevuto i due vaccini approvati in Svizzera. E comunque, data l’alta incidenza di malattie cardiovascolari, questa osservazione non può supportare una connessione di causa/effetto, considerando che i soggetti in questione erano a rischio infarto per via dei noti fattori di rischio cardiovascolari».

Tra i rari eventi avversi del vaccino, sono stati segnalati casi di miocardite e pericardite. Che patologie sono? Avete avuto a che fare con pazienti colpiti da questi effetti collaterali?
«La pericardite o la miocardite sono infiammazioni rispettivamente del foglietto pericardico che avvolge il cuore o del muscolo cardiaco stesso. Queste due entità sono spesso connesse nella cosiddetta miopericardite. Va precisato che la miopericardite è una complicanza stessa della malattia da COVID-19: con una infezione attiva da COVID-19 aumenta di 18 volte il rischio di incorrere in una miopericardite. La miopericardite è stata segnalata come effetto collaterale del vaccino ad mRNA, ovvero quelli approvati in Svizzera. La vaccinazione con tale vaccino aumenta la probabilità di questo effetto collaterale di 3 volte. Pertanto, è molto più probabile che questo evento si verifichi tra i non vaccinati che incontrano la malattia che tra i vaccinati. Inoltre, il decorso della miopericardite dopo il vaccino è favorevole, molto più benigno rispetto alla forma legata alla infezione stessa. I soggetti più esposti a tale raro e benigno effetto collaterale sono giovani maschi. Ne abbiamo visti anche noi occasionalmente, con decorso rapidamente favorevole senza lasciare siti o reliquati».

La COVID-19 che danni può causare al sistema cardiocircolatorio? Quanto può essere letale?
«La malattia coinvolge sempre il sistema respiratorio con sintomi e manifestazioni più o meno gravi, come sappiamo. Non raramente può colpire anche il sistema cardiovascolare, sia per un attacco diretto del virus alle pareti devi vasi sanguigni (ad esempio cuore, polmone e cervello), che con meccanismo indiretto mediate l’innesco di una reazione infiammatoria incontrollata. Quando questo succede le complicanze sono gravissime e purtroppo molto spesso irreversibili. Il nostro cuore rischia almeno 10 volte di più con l’infezione che col vaccino. Lo scorso anno col prof. Pedrazzini (il dottor Giovanni Pedrazzini, primario di Cardiologia interventistica, ndr) abbiamo condotto una ricerca in pazienti consecutivi ricoverati per COVID-19 nel corso della prima ondata pandemica. Abbiamo riscontrato che un paziente su tre ha un danno cardiaco e chi ce l’ha, presenta un rischio di morte tre volte superiore. Noi al CCT vediamo i pazienti con manifestazioni più severe da COVID-19 dal punto di vista circolatorio e sono soprattutto pazienti non vaccinati. Come stiamo imparando, la vaccinazione non ha rischio zero ed efficacia del 100%, del resto nulla in medicina può offrire questo, ma è al momento l’unico strumento concreto, insieme alle misure preventive di contagio, che possa farci sperare che l’impennata di mortalità registrata lo scorso anno si attenui».

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