Ticino

Niente baci e abbracci per l’ultimo giorno di scuola

Licei e istituti del postobbligatorio hanno riaperto parzialmente: nella maggior parte dei casi però solo per far congedare docenti e allievi - La voce e le emozioni degli studenti dell’ultimo anno: «Non potersi salutare spontaneamente è un peccato, ma non ci sentiamo di finire meno maturi»
Massimo Solari
08.06.2020 19:35

Ritrovarsi, dopo tanti giorni distanti o nel migliore dei casi filtrati da uno schermo, ma doversi subito separare. Senza abbracci, né strette di mano. È il destino, per certi versi crudele, che il coronavirus ha riservato agli allievi e ai docenti dei licei e delle scuole postobbligatorie ticinesi. Da lunedì gli istituti hanno potuto riaprire parzialmente. Niente lezioni però. No, in anticipo sulla tabella di marcia è andato in scena l’ultimo giorno dell’anno scolastico 2019-2020. Proprio così: sino al 19 giugno, chi prima chi dopo, tutte le classi vivranno la propria giornata di commiato. E se per alcuni si tratterà di un semplice arrivederci «a dopo l’estate», per altri il saluto a compagni e insegnanti sarà per certi versi definitivo. È quanto ad esempio accaduto alla IV M del Liceo di Lugano 1, riunitasi negli ampi spazi della palestra nuova per un congedo sui generis: 23 giovani, oltre 10 docenti e 4 metri quadrati per persona.

Dall’imbarazzo alla tranquillità

«Rivedere i professori dal vivo e non attraverso un computer inizialmente ha creato in me un certo imbarazzo» ci dice uno studente al termine di due ore di confronto condite pure da molti applausi. «Poi però sono prevalse emozioni e sensazioni positive. Ho trovato davvero molto bello e costruttivo ascoltare le testimonianze di alcuni compagni circa la quarantena scolastica. In un certo senso queste parole mi hanno tranquillizzato e fatto sentire meno solo». Peccato - conclude - «non potersi salutare con la spontaneità di sempre».

Senza esami: con che risvolti?

«La simbolicità del momento non deve in ogni caso essere sottovalutata» sottolinea da parte sua la direttrice e docente del LiLu 1 Valeria Doratiotto Prinsi. Sì, perché - aggiunge - «tre mesi come quelli appena trascorsi lasciano il segno. Sia in termini scolastici sia psicologicamente. Basti pensare che in marzo, quando si è deciso di chiudere le aule, i ragazzi non sapevano che avrebbero avuto la possibilità di rincontrarsi come classe, con tutti i docenti, solo per una volta. Un’ultima volta. E per di più senza quella fisicità che normalmente caratterizza simili circostanze. Capisce insomma le emozioni generate dall’occasione, altresì per i genitori dal momento che questa volta non ci sarà la tradizionale cerimonia per la consegna dei diplomi di maturità».

Già: il Governo ticinese ha preferito non organizzare le valutazioni scritte di fine ciclo. Con tutti i risvolti del caso. «Inutile nasconderlo: in un primo momento, quando ci è stato comunicato che non ci sarebbero stati gli esami, ho esultato, e anche parecchio» ci confida un altro liceale. Presto l’euforia ha tuttavia fatto spazio ad altri sentimenti. «La maturità non si compone solo di una serie di note. A permeare questa tappa c’è pure una dimensione collettiva, fatta di studio e momenti di gruppo prima e di festeggiamenti poi, che purtroppo è venuta meno». Una compagna, al suo fianco, conferma: «Sono sicura che questo passaggio ci mancherà. In termini di gestione dello stress e di carichi di studio importanti ci avrebbe senz’altro preparati al meglio all’università». I nostri interlocutori vogliono però anche guardare il rovescio della medaglia. Quello positivo. «Maturità è anche la capacità di farsi carico del bagaglio culturale riempito durante tutto il percorso liceale e di farlo fruttare nella vita reale».

Rischi e opportunità

«In maggio, quando è stato chiarito questo aspetto, è stata inviata una lettera a tutti gli allievi e ai docenti, rendendoli attenti sull’importanza di giocare fino in fondo il proprio ruolo» precisa inoltre Doratiotto Prinsi. I corsi, a distanza, in effetti non sono mai venuti meno, mentre per le note finali bisognerà attendere - questo non è cambiato - la fine del mese e lo svolgimento dei consigli di classe. In attesa dei bilanci definitivi sull’impatto dell’insegnamento non in presenza (gli ultimi incontri con le classi serviranno anche a questo) la direttrice del Liceo di Lugano 1 di una cosa è certa: «Dai singoli docenti ho sentito storie molto diverse. Questo è innegabile. Come è altrettanto innegabile che non fare gli esami di maturità non rappresenta una bella cosa. Detto ciò, per chi ha voluto quella alle nostre spalle è stata un esperienza dal grande potenziale. E mi riferisco all’autodeterminazione dello studente, e alla sua capacità di darsi un ordine e un’organizzazione dello studio tipiche del percorso universitario. Credo dunque che ci saranno anche allievi che usciranno rafforzati da questo periodo. Altri, invece, andranno seguiti e guidati. Con l’estate che dovrà in tal senso servire per restare sintonizzati su materie e programmi».

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