Niente sussidi se il gestore è anziano: il Cantone fa i conti con i malumori

In questa storia ci sono poche certezze, nessuna positiva. La prima: i nuovi criteri del Cantone per i sussidi alle compagnie teatrali, tra cui l’età anagrafica dei gestori, non sono mai stati comunicati anticipatamente ai diretti interessati, solo a conti fatti. La seconda: questi criteri non valgono per tutti. A qualcuno, nonostante tenga le redini della sua compagnia da oltre trent’anni e abbia raggiunto l’età AVS, non è toccata la stessa sorte di altri, come il Teatro delle Radici e il TAA-Musicateatro, storiche realtà di Cassarate. La terza, non per forza negativa: sono pendenti due ricorsi al Consiglio di Stato. Sullo sfondo, le scelte di una politica culturale che da anni sono criticate dagli operatori e che, a detta loro, potrebbero tramutarsi in un danno per l’intero settore.
Chiarimenti in vista
La miccia che ha fatto esplodere il malcontento è uno dei principi con cui la Divisione della cultura e degli studi universitari decide di decurtare le sovvenzioni. A fronte del limitato budget a disposizione, l’ufficio ha deciso di concedere il sostegno per l’attività annuale «prioritariamente alle compagnie gestite da persone non ancora in età di pensionamento».
Per discutere di questo e altro, la neoconsigliera di Stato a capo del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, Marina Carobbio, il 13 giugno incontrerà i servizi dipartimentali coinvolti, la Commissione culturale consultiva e gli operatori culturali. A nostre specifiche domande, la direttrice del DECS ha risposto che «prima di esprimersi pubblicamente su questo tema, che si rifà a decisioni prese nella scorsa legislatura e sul quale è pendente un atto parlamentare», preferisce prima chiarire la situazione personalmente con gli attori coinvolti.
«Non sostiene, ma ostacola»
Detto questo, il malcontento di cui parlavano si potrebbe riassumere con le parole di Michel Poletti, fondatore nel 1969 del Teatro Antonin Artaud (TAA): «Da tanti anni facciamo regolarmente richiesta di sussidio perché il Cantone per legge ha il dovere di sostenere la cultura, ma da qualche tempo sembra che al posto di cercare mezzi per aiutarci, ne usi altri per ostacolarci».
La situazione in cui si è trovato Poletti è la fotocopia di quella che sta vivendo Cristina Castrillo, fondatrice del Teatro delle Radici: tutti e due in età pensionabile e gestori di realtà storiche del Luganese, con i sussidi decurtati quasi completamente per l’attività annuale 2023, per poi passare a zero nel 2024. Entrambi si sono opposti e hanno ricevuto una risposta dall’ex capo del DECS Manuele Bertoli, che correggeva in parte il tiro confermando comunque «una diminuzione graduale del sostegno per poi giungere a zero nel 2025». Ci ha poi pensato la codirettrice del TAA (insieme a Poletti) Lucia Bassetti, a rispondere alla Divisione, specificando che lei «è ancora lungi dall’età di pensionamento». L’autorità, tuttavia, non ha preso in considerazione Bassetti come responsabile delle attività (quale è) in quanto il suo profilo «è di stampo prettamente musicale». Il Cantone, in pratica, ritiene che il solo direttore della compagnia teatrale sia Poletti.
«Moralmente scandaloso»
Inoltre, sembra che il criterio anagrafico non sia stato applicato a tutti. Stando a nostre verifiche, a una compagnia attiva in Ticino da oltre trent’anni non è stato decurtato il sostegno, nonostante sia gestita anche da una persona in età di pensionamento.
Ma cosa comporta per la TAA la diminuzione del sussidio all’attività annuale? Significa non riuscire a far fronte a una serie di spese necessarie per la sopravvivenza, come quelle per l’atelier, la sala prove, le assicurazioni e lo stipendio di Bassetti. E forse anche rinunciare all’attività teatrale del Museo delle marionette, un’iniziativa unica in Ticino e con un riscontro tangibile in termini di pubblico (la rassegna «Racconti al museo» fa ogni volta il tutto esaurito).
«Il criterio dell’età non figura da nessuna parte ed è moralmente scandaloso – rileva Poletti –, il regolamento che hanno pubblicato parla di sostegno a progetti destinati a durare nel tempo, quindi se qualcosa dura da cinquant’anni, come nel nostro caso, direi che funziona». Dal 1969 ad oggi, la compagnia ha prodotto oltre cento spettacoli, circa cinquemila recite in quindici Paesi, gestito più di mille spettacoli in Ticino e organizzato numerose rassegne.
Quel secondo criterio
Come detto, le compagnie si ritrovano penalizzate da nuovi criteri di valutazioni mai resi pubblici. Tra queste figura anche la e.s.teatro di Emanuele Santoro, già direttore artistico del piccolo teatro indipendente luganese Il Cortile, che si è visto «tranciare di netto» il sostegno all’attività annuale e quasi dimezzare quello per una nuova produzione. In questo caso non per motivi anagrafici, bensì «per ragioni non ben specificate ma legate allo statuto dell’associazione, peraltro già inviato al Cantone nel 2021 e rimesso in discussione a quasi due anni di distanza». Nonostante le reiterate richieste di chiarimenti alla Divisione, Santoro si è visto costretto a fare ricorso al Consiglio di Stato. «Nel 2021 gli statuti erano stati accettati senza alcuna osservazione e il contributo assegnato. E tra l’altro erano stati allestiti sulla base dei modelli online dedicati alle associazioni».
Domande scomode e questioni aperte
Alla direttrice del DECS abbiamo girato una critica che da anni viene fatta da vari operatori culturali: quella sul presunto conflitto di interessi della presidente della Sottocommissione arti sceniche e performative, che gestisce una compagnia. Il Cantone aveva dichiarato che la presidente non beneficia di aiuti assegnati con il preavviso della Sottocommissione, bensì di un sussidio sotto forma di convenzione. Ma il rapporto 2022 dice il contrario, come sottolineano vari operatori del settore : «Il sostegno può venire da un rubinetto diverso, ma il serbatoio è sempre quello».