Politica

Nomi, alleanze e speranze

I piccoli partiti e i movimenti stanno affinando le strategie prima di gettarsi nella mischia in vista delle elezioni: quasi nessuno ha già svelato le carte per Governo e Gran Consiglio – MPS, Partito comunista e Più Donne vogliono mantenere i seggi – Fuori, scalpita Mirante
© CdT/Gabriele Putzu
Giona Carcano
08.12.2022 19:30

Difendere le posizioni, o meglio i seggi, conquistati quattro anni fa. «E tutto ciò che arriva in più è benvenuto», ricordano. I piccoli partiti e i movimenti dentro e fuori dal Parlamento sono una vera e propria costellazione che – in quasi tutti i casi – deriva dalla  frammentazione dell’area rossoverde. Dentro l’emiciclo attualmente troviamo, in ordine di numero di rappresentanti, il Movimento per il socialismo (3 seggi), Più Donne (2) e il Partito comunista (2). Fuori da palazzo delle Orsoline, con ambizioni più o meno realistiche di entrarci, troviamo invece Avanti, il partito appena fondato da Amalia Mirante dopo il litigio con la «casa madre» socialista, il Partito operaio e popolare (POP), i Verdi liberali, il Forum Alternativo (alleatosi al PS) e infine il movimento «Dignità ai pensionati».

Idee in chiaro, ma non per tutti

Tutti i partiti di Governo hanno già definito le liste per il Consiglio di Stato, mentre quelle per il Gran Consiglio sono in dirittura d’arrivo. Discorso diverso per quanto riguarda i piccoli partiti: solo i Verdi liberali hanno scoperto le carte per il Governo (ci saranno Mirco De Savelli, Sara Beretta Piccoli, Massimo Mobiglia, Cinzia Marini e Claudio Boër), gli altri non hanno ancora fatto nomi. L’MPS, come ci conferma il deputato Matteo Pronzini, toglierà il velo ai candidati delle due liste qualche giorno prima di Natale. «Il 20 dicembre, sì, però non vi anticipo nulla», sorride sornione. «Posso però dire che avremo delle liste comme il faut, quindi ben rappresentative del nostro movimento. E che incarnano ciò che noi siamo: un’opposizione alle politiche portate avanti dai partiti di Governo. Sono pensate per dare continuità a ciò che abbiamo fatto in questa legislatura in Parlamento». Di nomi non ne fa nemmeno Più Donne, ma per una ragione diversa: al momento si stanno ancora chiamando a raccolta le candidate. «Io e Maura Mossi Nembrini ci saremo», premette Tamara Merlo. «Tuttavia arriveremo un po’ all’ultimo a consegnare le liste. Non dico il 23 gennaio (termine ultimo, ndr), ma poco ci manca. In prima linea in Gran Consiglio siamo in due, e siamo molto impegnate. Ci stiamo lavorando, ma con i nostri tempi». Più Donne, ci spiega Merlo, ha già definito dei nomi per il Consiglio di Stato, «anche se non so se riusciremo a presentarne cinque (nel 2019 erano quattro le candidate in lista per l’Esecutivo, ndr)».

Lo scrigno dei nomi sembra essere chiuso anche per quanto riguarda il Partito comunista, ma in questo caso di mezzo c’è una questione «tecnica»: un’alleanza ancora da definire nei dettagli con il Partito operaio e popolare. «Dovremo metterci d’accordo», spiega il deputato Massimiliano Ay. «Sicuramente, per quanto ci riguarda, nel pacchetto per il Consiglio di Stato ci saremo io e Lea Ferrari». L’accordo su nomi e formula della lista PC-POP arriverà entro una decina di giorni. L’auspicio, per i comunisti, è presentare per il Gran Consiglio più di 40 candidati (alle ultime elezioni erano 36) e un numero nutrito di membri del POP. «Alle Cantonali l’obiettivo minimo è consolidare i due seggi nel Legislativo», chiosa Ay.  

Negli scorsi mesi c’erano stati alcuni incontri con i socialisti, sì. Poi, all’ultimo minuto, loro hanno inspiegabilmente tirato fuori la questione ucraina per dire che non si poteva più continuare
Massimiliano Ay, Partito comunista

Gli abboccamenti

Dopo i nomi, passiamo ora alle alleanze. Tanti i tentativi, poche quelle che alla fine si sono concretizzate. Poco fa citavamo quella fra PC e POP, l’unica rimasta in piedi per davvero. Ma prima di questo matrimonio, i comunisti ci avevano provato con il Forum Alternativo e il PS. «Negli scorsi mesi c’erano stati alcuni incontri con i socialisti, sì», ricorda ancora Ay. «Poi, all’ultimo minuto, loro hanno inspiegabilmente tirato fuori la questione ucraina per dire che non si poteva più continuare. Anche con il Forum Alternativo c’erano state delle discussioni, ma a fine agosto ci hanno fatto sapere di voler correre assieme ai rossoverdi». Per il PC, dunque, l’opzione POP (dopo anni di aspri dissidi con il movimento in seguito al divorzio del 2014) era l’unica davvero percorribile, anche per affinità di temi e lotte comuni. «Per noi è importante che l’unità della sinistra si costruisca in maniera coerente sulla base di metodi di lavoro e principi comuni».

Principi comuni che, perlomeno sulla carta, hanno anche due movimenti politici: Avanti e Più Donne. Mirante, non è un mistero, stima Tamara Merlo. Una stima ricambiata? «Non ci siamo ancora sentite ma non escludo un’alleanza», spiega la deputata. «Avrei voluto vedere Amalia candidata con il PS, però non è successo. Capisco quindi la sua scelta di fondare un nuovo movimento». Se son rose, quindi, fioriranno. Anche perché Più Donne, come dice Merlo, vuole continuare a portare avanti i temi affrontati in questa legislatura e un’alleanza aiuterebbe in termini di voti. E l’MPS? Correrà da solo dopo il tentativo (subito naufragato) fatto con Verdi e PS? «Presenteremo la nostra lista. Una lista coerente con ciò che abbiamo portato avanti in questi anni», chiarisce Pronzini. «Noi, infatti, ci muoviamo in una prospettiva di pura opposizione ma siamo i soli a procedere in questo modo».

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