Non è ancora finita la battaglia per tutelare la «chiesina» di Orlino

È una lunga vicenda di strade anguste e memoria storica quella che riguarda il quartiere di Orlino a Pregassona. Domenica scorsa, giorno di commemorazione dei patroni dell’oratorio, sono stati presentati gli sviluppi dell’episodio politico che va (metaforicamente) avanti da diversi anni. La situazione è sempre la stessa: «La chiesina è ancora in pericolo». Sono due le principali preoccupazioni che affliggono l’edificio storico, l’associazione Amici dell’oratorio e la Società ticinese per l’Arte e la Natura (STAN): il traffico di veicoli lungo la strada che rasenta la chiesa, e l’umidità causata dal fatto che quella strada è in leggera pendenza e convoglia le acque contro la parete dell’edificio. Ma bisogna andare indietro un secolo per capire meglio cosa sta succedendo. Più precisamente al 1911, quando l’oratorio di San Pietro e Paolo di Orlino venne iscritto tra i monumenti storici e artistici d’importanza cantonale.
Non solo un monumento
Si può affermare che siano tre le tracce di memoria storica racchiuse nel perimetro in questione: via Selvapiana, l’oratorio medievale e la scarpata terrazzata sulla quale si erge. Se da un lato il pendio erboso ha perso la sua principale utilità di essere una serie di fazzoletti di terra da coltivare, non si può affermare la stessa cosa per la chiesa, che rimane un luogo di culto. Domenica scorsa l’attaccamento della popolazione all’oratorio era tangibile. Nonostante il caldo, erano tante le persone ad aver partecipato alla messa di celebrazione di San Pietro e Paolo che quest’anno l’ha tenuta il Vescovo Alain de Raemy. Questo legame da parte dei cittadini era già stato dimostrato nel 2021, quando venne lanciata la petizione per opporsi alla trasformazione di via Selvapiana, il sentiero in sampietrini davanti all’oratorio, da strada pedonale a carrozzabile. Il Consiglio comunale aveva infatti approvato una variante del piano regolatore per permettere l’allargamento della stradina selciata per consentire l’accesso a un terreno edificabile lungo il viottolo. Per proteggere la chiesa, in particolare dal viavai di camion che avrebbe raggiunto il cantiere su via Selvapiana passando lungo la strada asfaltata attigua all’oratorio, a Pregassona erano state raccolte 590 firme in 10 giorni. È dunque seguita una modifica del messaggio municipale ma che non ha comunque soddisfatto i petizionari. È stato presentato un ricorso che nel novembre 2023 è stato respinto dal Consiglio di Stato.
Ora la causa è ferma al TRAM e i ricorrenti ci hanno informato che «settimana prossima è previsto un incontro informale con il Comune di Lugano» e che sono disposti a «ritirare il ricorso contro l’allargamento della stradina se la messa in sicurezza della chiesa sarà garantita». «Non è nostra intenzione opporci al diritto del proprietario di accedere al suo terreno edificabile», ha aggiunto Ruben Rossello della STAN, «bensì trovare una soluzione che salvaguardi ogni esigenza».
Una fascia di protezione
Prima o poi la strada pedonale diventerà carrozzabile. Ma per i ricorrenti è importante innanzitutto mettere in sicurezza l’oratorio in base alle indicazioni emerse dal rapporto redatto nel 2022 dall’ingegnere Benizzi, su incarico del Consiglio Parrocchiale di Pregassona. L’ingegnere era presente alla celebrazione di domenica. Dall’altare sotto gli affreschi della Madonna che allatta e del Cristo della Domenica ha presentato nuovamente i risultati del suo studio. Per mettere a rischio l’oratorio, basterebbe una “spallata” di un camion: Benizzi ha spiegato che «un urto a soli 6 km/h causerebbe gravi danni alla struttura», siccome l’edificio, costruito secoli fa («la prima documentazione risale al 1159»), era stato realizzato «secondo i canoni di allora e ne risulta una struttura leggera». La proposta è quindi quella di creare una fascia di protezione attorno alla chiesa, di almeno 1,5 metri, che scongiuri possibili urti e permetta di sviluppare un sistema di drenaggio. Perché attualmente «c’è un problema di umidità che risale la parete dell’oratorio aggravando lo stato di conservazione della muratura e degli affreschi».