Processo

«Non ha esitato a violare l'integrità di sua figlia, sia condotto in carcere»

Condannato a 24 mesi da espiare l'uomo giudicato colpevole di aver abusato sessualmente della bimba che al momento dei fatti aveva poco più di tre anni – La difesa intenzionata a ricorrere in Appello
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Spartaco De Bernardi
20.09.2024 11:45

«Dispongo che l’imputato venga arrestato e condotto al penitenziario». Con queste parole il presidente della Corte delle Assise criminali, giudice Amos Pagnamenta, ha concluso la lettura della sentenza nei confronti del 65.enne di nazionalità italiana ritenuto colpevole di aver compiuto in almeno tre occasioni degli atti sessuali ai danni della figlioletta, quando questa aveva poco più di tre anni, nonché di avere detenuto migliaia di file con immagini pedopornografiche, alcune delle quali  anche condivise in rete. Sentenza con la quale la Corte ha condannato l’uomo a 24 mesi di detenzione interamente da espiare (il procuratore pubblico Pablo Fäh ne aveva chiesti 30), all’espulsione dalla Svizzera per un periodo di 5 anni, all’obbligo di seguire un trattamento psicoterapeutico ambulatoriale e al divieto a vita di esercitare un'attività regolare a contatto con minorenni. Alla vittima è stato inoltre riconosciuto un risarcimento per torto morale di 5.000 franchi.

Dato il pericolo di fuga elevato, con la possibilità per il 65.enne di riparare nel suo Paese d'origine in attesa del processo di Appello (la sua legale, avvocata Barbara Pezzati, è intenzionata a scegliere questa via), il presidente della Corte ha appunto ordinato l’immediata carcerazione del 65.enne che è stato preso in consegna da due agenti in borghese. Carcerazione che l’uomo aveva finora potuto evitare. Nei suoi confronti era infatti stato predisposto un trattamento ambulatoriale psicoterapico quale misura sostitutiva alla detenzione. «Terapia che non ha dato alcun frutto. Anzi, sembra aver peggiorato la situazione», ha affermato il giudice Pagnamenta, sottolineando come l’uomo non abbia preso in alcun modo coscienza di quanto commesso ormai oltre venti anni fa ai danni di sua figlia, quando ancora il nucleo familiare risiedeva nel Locarnese. «In aula ha tentato di negare tutto, anche quello che aveva invece ammesso durante l’inchiesta. Tuttavia è chiaro che non ha esitato a violare l’integrità sessuale di sua figlia. E questo solo per soddisfare i propri bisogni», ha proseguito il presidente della Corte.

Racconti credibili

I racconti della figlia e delle altre persone interrogate sono in vece stati ritenuti credibili e le incongruenze, sempre presenti in questo tipo di fatti, sono state acuite dal lungo tempo trascorso. «Ma quanto descritto nell’atto d’accusa è realmente accaduto», ha ribadito Pagnamenta riferendosi sia agli atti sessuali compiuti ai danni della figlioletta (con toccamenti delle sue parti intime e strusciamenti dell’organo genitale dell'uomo sul corpicino della bimba (sia al consumo compulsivo da parte del 65.enne di materiale pedopornografico (oltre 30.000 file trovati su suo PC ed anche un fotomontaggio con il volto della bimba apposto su quello di una donna nuda). Senza dimenticare che durante l’inchiesta lui stesso si era definito un pedofilo che si eccita alla visione di bimbi nudi. Del resto anche la perizia psichiatrica cui l'uomo è stato sottoposto rileva un disturbo pedofilico. «È stato fermato solo grazie all’intervento della Polizia», ha rammentato il giudice Pagnamenta ravvisando nell’uomo un alto pericolo di recidiva. Da qui la condanna e l’immediata carcerazione del 65.enne.