«Non le ho mai fatto del male»

«L'ho amata più di qualsiasi altra persona al mondo. Non contesto i messaggi dal tenore pesante che le ho inviato. Sono gravi ed inaccettabili. Ma non le ho mai fatto del male, non l'ho picchiata». Si è difeso, a volte trattenendo a stento le lacrime, come aveva fatto durante il primo processo, ossia negando (quasi) tutto, l'uomo del Sopraceneri comparso di nuovo oggi di fronte alla Corte di appello e di revisione penale (presieduta dal giudice Angelo Olgiati) per rispondere di presunti soprusi ai danni dell'ex moglie. Fatti che secondo la procuratrice pubblica Valentina Tuoni sarebbero durati un decennio.
Accuse gravissime, che alle Criminali dodici mesi fa gli erano valsi la condanna a 8 anni di carcere e a 10 di espulsione dalla Svizzera. «Spesso figuravano dei messaggi che io non ho mandato. È capitato sia sul telefono cellulare sia sui social. Lei fingeva di essere me, in pratica. Era gelosa», ha aggiunto l'imputato, senza «voler con questo alleggerire la mia posizione». Il giudice lo ha tuttavia incalzato, facendo leva sul fatto che ci sono dei riscontri oggettivi. Ad esempio sua moglie aveva una costola rotta. A verbale l'imputato aveva sostenuto che poteva aver sbattuto contro un mobile a casa oppure poteva essere caduta dalla bicicletta. Lo ha ribadito in aula, sostenendo altresì che l'ex coniuge aveva un rapporto conflittuale con il padre.
L'uomo, infine, ha altresì contestato la sua partecipazione a 10 truffe e a 2 tentate ai danni delle assicurazioni per il danneggiamento di automobili che prestava ad amici e conoscenti: «La mia intenzione è di ripagare i debiti che ho accumulato».

