«Non più una ciambella con un grande buco, ma un vero parco urbano»

LOCARNO – La rotonda di piazza Castello oggi si presenta come «una ciambella stradale di grandi dimensioni» con un «enorme buco, che non può venir ignorato e che deve essere considerato a tutti gli effetti come uno spazio di interesse pubblico, meritevole di essere valorizzato». Ne sono convinti ben trenta consiglieri comunali di Locarno (sui quaranta eletti) che, in rappresentanza di tutte le forze politiche in gioco, hanno presentato una mozione al Municipio nell’intento di trasformare il grande spazio di oltre 8.300 metri quadrati in un parco urbano pubblico.
In 20 anni nulla è cambiato
Aperta al traffico nel 1999, la rotonda di piazza Castello è per dimensioni tra le più importanti a livello svizzero. Accoglie quotidianamente circa 30.000 veicoli, svolgendo egregiamente il suo compito per ciò che concerne il traffico. È inoltre la porta d’entrata per chi raggiunge la città attraverso la galleria Mappo-Morettina e funge da cerniera di collegamento per i vari quartieri di Locarno. Ma per quanto riguarda il suo interno non si è mai trovata una vera e propria soluzione. Sostanzialmente per motivi economici 20 anni fa si decise per un arredo minimo. E in questo tempo – si sottolinea nella mozione redatta in particolare da Mauro Silacci (PLR), Matteo Buzzi (Verdi), Valentina Ceschi (Lega-UDC-Ind.), Mattia Scaffetta (PPD) e Pietro Snider (PS) – «non si è più fatto nulla o quasi, eccezion fatta per il suo regolare utilizzo durante il Locarno Film Festival e per quello saltuario in occasione di alcune manifestazioni temporanee». Così, oggi, lo spazio interno della rotonda rimane «sostanzialmente deserto, triste, inospitale e utilizzato durante tutto l’arco dell’anno unicamente come zona di transito».
Il gruppo di lavoro spontaneo
Negli anni si sono succeduti diversi atti parlamentari sulla questione – ad esempio di Mauro Belgeri (PPD), Pietro Snider (PS), Aron D’Errico (Lega), Fabrizio Sirica (PS) – ma queste per vari motivi non hanno superato lo scoglio del Consiglio comunale. Questioni di dettaglio, per dirla tutta. Non di concetto. Perché l’odierna mozione dimostra che (quasi) tutti siano d’accordo sul fatto che un intervento si renda necessario. Tanto che l’anno scorso, in seguito alla discussione sulle proposte avanzate da D’Errico, è nato spontaneamente il «gruppo rotonda», un gruppo tematico e interpartitico che si è prodigato per proporre un concetto condiviso e condivisibile, tenendo presente la volontà di non intralciare la Rotonda del Festival.
Uno spazio d’incontro
Concetto che si traduce, appunto, in un parco urbano pubblico, inteso come «spazio di incontro intergenerazionale, ricreativo e di svago dedicato alla cittadinanza e ai visitatori e aperto tutto l’anno». Altre soluzioni avrebbero implicato una serie di problemi: da quelli legati al Piano regolatore fino ai rumori potenzialmente generati, passando dalla questione degli accessi alti solo 2,40 metri e quindi non adatti a camion e altri mezzi pesanti. Il concetto presentato è volutamente generico, in modo da lasciare spazio d’azione all’Esecutivo e da non incontrare subito resistenze specifiche. Tra le caratteristiche ipotizzate per il parco, ma non vincolanti, troviamo: una parte di superficie verde, un maggior numero di alberi per creare zone d’ombra, nuovi elementi fissi o mobili per creare appunto un’aggregazione intergenerazionale e così via. Naturalmente sarà necessario badare anche alla questione delle polveri fini, considerato il traffico della rotonda stradale. Infine si può ipotizzare una realizzazione a tappe, iniziando da un quarto della superficie e valutare poi gli interventi successivi.
Lo scoglio del Cantone
Per raggiungere lo scopo, però, non basta la sola volontà. V’è infatti un ostacolo da superare: l’area della rotonda è di proprietà del Cantone, «ciò che limita pesantemente l’autonomia comunale nella realizzazione di opere che sarebbero necessarie per valorizzare il sedime». Così i mozionanti chiedono al Municipio di contrattare con «Bellinzona», al fine di assicurarsi che il parco possa essere realizzato e gestito in maniera efficiente. Due le opzioni: la prima è quella di prolungare la concessione, in scadenza nel 2021, ottenendo l’accordo e le garanzie a lungo termine, necessarie per allestire il parco urbano; la seconda, invece, consiste nel trattare con il Cantone il riscatto dell’area a favore del Comune.