Processo

«Non sono eroi, ma non hanno nemmeno sbagliato»

Casa anziani di Sementina: sono iniziate le articolate arringhe difensive - Il primo a prendere la parola è stato l'avvocato Mario Postizzi: «Stress, turni di lavoro incessanti e direttive di polizia»
Gli avvocati Edy Salmina, a sinistra, e il collega Mario Postizzi. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
25.11.2022 10:21

“Gli imputati non sono qui a vantarsi di essere degli eroi, ma non accettano nemmeno l’etichetta che è stata loro affibbiata a torto dall’accusa. Hanno dato prova di abnegazione e sacrificio, non sapendo certo che quello che stavano facendo poteva avere rilevanza penale”. Mattinata densa, la terza, al processo a carico dei vertici della casa anziani di Sementina per quanto capitato tra il marzo e l’aprile 2020. Sono iniziate le arringhe difensive (che si prospettano lunghissime, almeno 8-10 ore, e decisamente tecniche per i non addetti ai lavori). Il primo a prendere la parola è stato l’avvocato Mario Postizzi, patrocinatore della direttrice sanitaria. Il legale si è concentrato sulla competenza giuridica del medico cantonale nell’emanazione di direttive durante la pandemia, le cui decisioni secondo Postizzi erano però “generali ed astratte”.

“E la scadenza temporale?”

Si è dunque entrati nello specifico dei provvedimenti, delle raccomandazioni e delle risoluzioni governative indicati nei decreti d’accusa e che, stando al procuratore generale Andrea Pagani e la collega Pamela Pedretti, non sarebbero stati rispettati dalla direzione della casa anziani Circolo del Ticino di Sementina. “Molte disposizioni non avevano una scadenza temporale. E perciò erano incostituzionali. Il medico cantonale, d’altronde, non è un giurista. Era l’iper-garante della pandemia. Nemmeno in uno stato di necessità si può sospendere qualcosa senza indicare fino a quando. Come ben sappiamo, nella prima fase dell’emergenza sanitaria c’è stato un diluvio di comunicazioni. Di fronte alla contrapposizione di valori fondamentali – la salute pubblica, l’economia e la libertà – la scelta doveva essere politica e non aspettava certo al medico cantonale. Il Consiglio di Stato, insomma, ha abdicato al suo potere”, ha affermato il difensore della 48.enne.

Fra “personale” e provvedimenti

Per Mario Postizzi, nei singoli capi di imputazione, non è indicato l’autore del reato e, soprattutto, in quale circostanza i vertici della struttura sanitaria si sarebbero opposti ad ogni singolo provvedimento delle autorità superiori: “Quanto indicato dall’accusa non ha nulla a che vedere con l’ipotesi di reato prospettata (ripetuta contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano; n.d.r.), ma vengono riportate le conseguenze di un’eventuale non osservanza delle direttive. Dal punto di vista del principio accusatorio è imbarazzante. Ma quello che è veramente insostenibile è l’espressione ‘il personale’. È inammissibile poiché non sappiamo chi avrebbe commesso il reato, così come non sta né in cielo né in terra la correità”.

Nello specifico l’avvocato ha rilevato che si imputa alla sua assistita “di non aver controllato e sorvegliato il personale che avrebbe trasgredito. Pertanto non abbiamo nemmeno una violazione diretta del provvedimento, ma si tratta semmai di omissione, dove la causalità è ipotetica”.

“Lo scenario mutava ogni giorno”

“Turni di lavoro incessanti, risorse umane limitate, impossibilità di adeguare la logistica, nessuna conoscenza scientifica e privi di esperienza, stanchezza e stress, lo scenario che mutava ogni giorno. Hanno inoltre svolto mansioni totalmente diverse dalle loro ed erano anch’essi delle potenziali vittime, dato che all’inizio non era ancora disponibile il vaccino”. È il quadro tratteggiato dall’avvocato Mario Postizzi di quei mesi di inizio 2020 in cui il coronavirus è entrato prepotentemente nelle nostre vite. E in quelle di coloro che lavorano negli ospedali e negli istituti per la terza età. A tutto ciò si è aggiunto “lo smarrimento giuridico dettato dalle direttive di polizia, e non sanitarie, a pregiudizio dei diritti costituzionali dei destinatari. Quanto successo a Sementina non è tanto diverso da quello che è purtroppo accaduto in altre case anziani ticinesi”.

La requisitoria

L’accusa, ricordiamo, ha chiesto la condanna dei tre imputati per il reato di ripetuta contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano proponendo il pagamento di una multa: di 8.000 franchi per la direttrice sanitaria, di 6.000 per il direttore amministrativo e di 4.000 per l’ex capocure. Secondo il procuratore generale Andrea Pagani e la collega Pamela Pedretti i vertici dell’istituto cittadino avrebbero dovuto “anteporre il bene collettivo a quello del singolo, invece hanno fatto di testa loro, applicando le direttive delle autorità superiori in modo blando”.

Correlati
Quel lutto senza fine in nome della verità
I familiari degli anziani deceduti per COVID alla casa anziani di Sementina da quasi tre anni attendono di sapere cos’è successo durante la fase più acuta della pandemia – Il processo a carico dei vertici dell’istituto fornirà loro le risposte, si spera