Nubi sulla piscina di Carona: si va verso il ricorso al TRAM

«Sull’attuale piscina di Carona non si investirà più un franco», aveva tuonato mesi fa il capodicastero Sport Roberto Badaracco dopo la chiusura. Sulla struttura balneare in sé no, ma di franchi, in spese legali, probabilmente sì. Sta prendendo forma lo scenario che la Città di Lugano sperava di scongiurare, ovvero di veder impugnata la decisione del Consiglio di Stato – che aveva respinto i tre ricorsi e avallato la variante di Piano regolatore con l’inserimento del glamping TCS – e finire davanti al Tribunale amministrativo cantonale (TRAM), allungando di fatto i tempi per il rilancio turistico dell’area. L’avvocato Piero Colombo, in rappresentanza di un gruppo di cittadini – una quindicina di abitanti sia di Carona sia di Lugano – ha infatti analizzato a fondo la questione e sta allestendo il ricorso (i termini scadono il 27 novembre), come da lui stesso confermato al Corriere del Ticino. La STAN, per bocca del presidente Tiziano Fontana, sta ancora valutando il da farsi, ma «ci sono elementi molto discutibili nella decisione del Consiglio di Stato, così come c’erano criticità in quella del Municipio, ma che evidentemente non sono state risolte dal Governo. L’opzione di presentare un ricorso congiunto con il gruppo di cittadini è comunque sul tavolo».
«Aspetti giuridici controversi»
A fine ottobre il Governo aveva dato luce verde al progetto (da 16 milioni, di cui oltre 10 a carico di Lugano) respingendo i ricorsi e tutelando l’impostazione scelta dal Municipio e dal Consiglio comunale. Impostazione che prevede, appunto, il rinnovamento del centro balneare nell’ambito di una partnership pubblico-privato con il TCS, che in parte del terreno vorrebbe costruire un glamping, cioè una sorta di campeggio con più comfort sul modello di quanto realizzato dal TCS a Olivone.
Le motivazioni del ricorso, ci spiega Colombo, sono prettamente pianificatorie. «Vogliamo verificare se un villaggio glamping può essere inserito in quella determinata area nonostante ci troviamo in un periodo dove non si possono allargare le zone edificabili. Il TRAM ci permette di capire meglio gli aspetti giuridici controversi. Se al parco Ciani, che è un parco pubblico, venissero costruite trenta casette e un ristorante si porrebbe il problema. Anche il parco di Carona è pubblico, quindi si pone lo stesso problema». L’ombra di un possibile ricorso al TRAM non è un fulmine a ciel sereno, come si suol dire. Badaracco, infatti, si dice «stupito» ma non «sorpreso» di questo scenario, anche se «la decisione del Consiglio di Stato è chiarissima e ha toccato un punto fondamentale, ovvero il riconoscimento dell’interesse pubblico del progetto». «Se facessero veramente ricorso, sarebbe una grande delusione: ci hanno imputato di aver fatto ricatti ma in realtà sono poche persone che non fanno l’interesse pubblico e ritardano solo l’esecuzione di un opera importante per il quartiere. Andremo alle calende greche e a farne le spese saranno i cittadini di Lugano e di Carona. In ogni caso, il TCS ci ha già comunicato di nutrire comunque interesse nel progetto anche a fronte di un ulteriore ricorso», chiosa il vicesindaco. Di certo c’è che un ulteriore ostacolo congelerebbe il progetto di un altro anno, forse anno e mezzo.


