La votazione

Nuova scuola a Lattecaldo, il progetto è «scaduto»

I cittadini di Breggia hanno bocciato il credito di progettazione di 687 mila franchi con 584 no e 434 sì – Il sindaco Sebastiano Gaffuri: «È stata una sorpresa» – Rolando Panzeri: «Non è il momento di spendere»
© Canevascini&Corecco
Nico Nonella
30.10.2022 17:00

Un po’ a sorpresa e contro i classici «pronostici» della vigilia, Breggia ha detto no al credito da 687 mila franchi per la progettazione e gli appalti della nuova scuola dell’infanzia e della nuova mensa scolastica a Lattecaldo. Una netta sconfitta per il fronte dei favorevoli, con in testa il Municipio: la popolazione si è espressa con 584 voti contrari contro 434 favorevoli, con la partecipazione al voto del 64,31% a sottolineare quanto il tema fosse sentito.

Il punto centrale

«È stata una sorpresa», commenta a caldo il sindaco Sebastiano Gaffuri. «Nelle ultime settimane, nel dibattito pubblico ci sono stati numerosi interventi favorevoli e c’era dunque ottimismo sul fatto che il credito sarebbe passato». L’esito delle urne, però, parla chiaro: il progetto non s’ha da fare. «A mio giudizio, tra le pieghe del voto si cela una certa resistenza a portar via le sezioni della scuola dell’infanzia dalle frazioni». E per il Municipio, ora, è tempo di valutazioni. Ossia di capire se il vero tema è stato esclusivamente il timore di un esborso finanziario eccessivo oppure se ad aver influito è stato anche un’altra paura: quella della centralizzazione dei servizi.

La decisione popolare

«Non è stato un voto contro la scuola, bensì contro una spesa assolutamente non sopportabile per le casse comunali», è invece la lettura di Rolando Panzeri, primo firmatario del referendum. «Sono felice del risultato e ringrazio la popolazione, che ha capito il problema legato a un esborso eccessivo. Ed è giusto che, in un Comune con pochi soldi, sia stata la popolazione a decidere». Per Panzeri, il messaggio all’indirizzo del Municipio è chiaro: «Non è il momento di spendere soldi quando si hanno strutture che funzionano già».

Tutto congelato

Come ricorderete, il voto di ieri si è reso necessario perché contro la decisione del Consiglio comunale del 22 giugno scorso di approvare il relativo messaggio municipale era stato promosso un referendum, sottoscritto da 324 cittadini (il 19,9% degli iscritti in catalogo). Per il Municipio, il progetto è nato anche da un fattore... strategico. «Che target vogliamo attrarre nel nostro Comune? Le giovani famiglie – aveva affermato Gaffuri in conferenza stampa lo scorso 6 ottobre –. E il centro scolastico è un pilastro importante di questa strategia». Se il progetto fosse andato in porto, per la Scuola dell’infanzia ci sarebbe stata una sede unica a Lattecaldo. Per ora, però, si resta allo statu quo.

 

Secondo no in dieci anni

Di questo progetto se ne parla da tempo. Già nel 2012 il Consiglio comunale aveva bocciato uno studio di fattibilità. Nel dicembre del 2017 il secondo tentativo: il Municipio aveva deciso di indire un concorso di progettazione, affidato allo studio di architettura canevascini&corecco di Lugano. L’iter aveva poi fatto il suo corso e ieri i cittadini si sono appunto espressi sulla concessione di un credito di progettazione di 687 mila franchi.

Per il Comune, sarebbe stato un investimento necessario e sostenibile finanziariamente, mentre per i referendisti di Sinistra e i Verdi si sarebbe trattato di un’operazione finanziaria non necessaria, in particolare in periodo di crisi. Meglio dunque congelare il progetto per qualche anno e mantenere «vive» le frazioni di Caneggio, Morbio Superiore, Sagno, Muggio, Cabbio e Bruzella (nelle prime due è già presente una scuola dell’infanzia, ndr) senza centralizzare tutti i servizi scolastici a Lattecaldo.

Se lo scoglio delle urne fosse stato superato, sarebbe però servito un investimento di 6 milioni e 775 mila franchi per costruire la scuola (la mensa e un rifugio per la protezione della popolazione) . La realizzazione del rifugio avrebbe potuto contare su un sussidio che avrebbe coperto l’intero costo, mentre per la parte «scolastica» si parlava invece di 1,2 milioni. Cifre inserite nel piano finanziario che, come confermato dall’Esecutivo durante l’incontro con la stampa dello scorso 6 ottobre, «prevede il mantenimento del moltiplicatore d’imposta al 95% e la stabilizzazione del debito pubblico».