Il caso

Ofima, in attesa di ragguagli posizioni consolidate

Locarno, la Commissione della Gestione del Gran Consiglio ha chiesto approfondimenti giuridici anche ai consulenti del Parlamento sul contributo di 1,5 milioni per il restauro del palazzo amministrativo - Le Officine potrebbero ricorrere nel caso di un no?
© CdT/Archivio
Alan Del Don
05.03.2024 17:24

Una bella scossa, più che un messaggio. Il sussidio di 1,53 milioni di franchi per il restauro globale del palazzo amministrativo delle Officine idroelettriche della Maggia (Ofima) a Locarno - bene culturale d’interesse cantonale - sta riuscendo in un’impresa mica da poco di questi tempi. Ossia mettere quasi tutti d’accordo. La grande maggioranza dei partiti è pressoché compatta nel ritenere poco propenso per le casse pubbliche - in un momento in cui il Cantone Ticino è chiamato ad una difficile manovra di riequilibrio finanziario - far fronte a questa (ulteriore) uscita. Una questione di principio, più che altro, visto che l’importo non è stratosferico e in tutt’altra situazione congiunturale, verosimilmente, sarebbe passato come una lettera alla Posta.

Sotto la lente

La Commissione della Gestione del Gran Consiglio ne ha nuovamente discusso oggi, dopo che settimana scorsa aveva ascoltato le spiegazioni del responsabile dell’Ufficio dei beni culturali Endrio Ruggiero. E, secondariamente, aveva deciso di approfondire meglio la questione dal punto di vista giuridico. L’obiettivo, per farla breve, è quello di capire se ogniqualvolta c’è da metter mano ad un bene protetto il Cantone è chiamato a fare la sua parte. Ebbene, come appreso dal CdT, i commissari (relatore del rapporto sarà il socialista Fabrizio Sirica, secondo vicepresidente del consesso) hanno ora chiesto anche ai consulenti giuridici del Parlamento di esprimersi sullo spinoso e delicato argomento. I quesiti sono essenzialmente due. Il primo, ribadiamo, è volto a comprendere se il Cantone è tenuto a sussidiare. Mentre il secondo a chiarire se - in caso di voto contrario del plenum, come appare probabile - l’Ofima avrebbe facoltà di ricorso.

Posizioni chiare

Le posizioni, in seno alla Gestione, sono decisamente consolidate. Lega dei ticinesi, UDC, il Centro ed il PS sono intenzionati a mostrare il pollice verso alla richiesta di 1,53 milioni di franchi. Il PLR, prima di esprimersi con cognizione di causa e nel rispetto delle istituzioni, vuole avere in mano gli approfondimenti giuridici. Sulla stessa lunghezza d’onda i Verdi, che vogliono prima essere resi edotti dai consulenti. Viste le premesse e in attesa dei chiarimenti auspicati, il destino del credito parre pertanto segnato. Ancor prima della seduta commissionale odierna (durante la quale i deputati hanno avuto modo di dire la loro sull’argomento), d’altronde, il Mattino della domenica sull’ultima edizione non le aveva mandate a dire, facendo intuire l’aria che tira: «Il restauro globale del suo stabile amministrativo Ofima fa il piacere di finanziarselo con le proprie risorse, che di certo non le mancano».

Rincara la dose Roberta Soldati (UDC), interpellata dal CdT. L’avvocata e notaia si dice «assolutamente contraria alla partecipazione cantonale alle spese per il restyling. E ciò in virtù della forza economica dell’Ofima. Dare un contributo all’azienda, per questo intervento, andrebbe a scapito di altri enti che ne hanno veramente bisogno e che si trovano in ben altre condizioni». Il collega e capogruppo de il Centro Maurizio Agustoni, pure lui avvocato di professione, ribadisce la necessità di capire «se c’è un obbligo legale per il Cantone di intervenire quando si tratta di un bene culturale di interesse, appunto, cantonale. Se si dovesse arrivare alla conclusione che questo obbligo non sussiste, vi è da immaginare che si andrebbe verso il no al contributo chiesto per la fattispecie in oggetto, proprio considerando le disponibilità finanziarie delle Officine idroelettriche della Maggia SA. Così la pensa il nostro gruppo».

L'articolo di legge

Ivo Durisch (capogruppo PS) fa un discorso più di fondo che riguarda l’articolo specifico della Legge sulla protezione dei beni culturali. «Un eventuale no al sussidio richiesto, a mio avviso, non lo indebolirebbe ma andrebbe semmai a rafforzarlo. La situazione è sotto gli occhi di tutti: il Governo ha ridotto del 20% il budget quadriennale dell’Ufficio dei beni culturali. Ciò significa che vanno fissate delle priorità, tanto più quando, come in questo caso, chi auspica un simile contributo vanta azionisti finanziariamente molto solidi».

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