Politica

Ofima, la questione ora è chiusa: il Parlamento «taglia» il credito

Ridotto a 510mila franchi il contributo per il palazzo amministrativo, bene culturale
©Pablo Gianinazzi
Giona Carcano
19.11.2024 21:00

Per la ristrutturazione globale del palazzo amministrativo delle Officine idroelettriche della Maggia (Ofima) di Locarno, bene culturale di interesse cantonale, il Parlamento ha dato il via libera a un sussidio di 510mila franchi. Non un centesimo in più. Un importo, dunque, ben lontano dagli oltre 1,5 milioni chiesti nel messaggio governativo. Come previsto, il rapporto di Fabrizio Sirica (PS) – sottoscritto in Gestione da tutti i partiti – ha fatto l’unanimità anche in Parlamento. Due, essenzialmente, i motivi dietro questa decisione. Il primo: la situazione economica «estremamente positiva» dei principali azionisti di Ofima, aziende elettriche d’Oltralpe che nel 2023 «hanno conseguito utili di 5,3 miliardi», come è stato ricordato in aula dal co-presidente socialista. Il secondo: le acque poco tranquille in cui navigano le finanze cantonali, che hanno tra le altre cose spinto a ridurre il Fondo per i sussidi ai beni culturali. «Una situazione diametralmente opposta», ha ricordato Sirica in apertura di dibattito riferendosi ai bilanci del Cantone «a quella dei rivenditori di energia» proprietari delle Officine idroelettriche. Questi dunque i principali motivi che hanno portato sia la Commissione, sia il Gran Consiglio a ridurre sensibilmente il sussidio concesso a Ofima. E il tutto, è stato ribadito più volte, rispettando la Legge sui beni culturali che impone un massimo del 50% della parte sussidiabile, ma non indica un minimo. Era tuttavia giusto accordare un aiuto finanziario non tanto per il proprietario dello stabile, «quanto per la collettività», ha detto ancora Sirica.

«Per il PLR la decisione è fondata e giustificata», gli ha fatto eco in aula Alessandro Speziali, presidente liberale radicale. «L’edificio è stato inserito nel 2016 nell’elenco dei beni culturali, il cui valore non appartiene solo al proprietario ma anche alla collettività». Speziali ha evidenziato come, in fase di trattazione del dossier in Gestione, siano stati soppesati i vari interessi in gioco, così come il rispetto della Legge che indica – fra i vari criteri per la concessione di un sussidio di questo tipo – la situazione economica del proprietario. Speziali ha in seguito tracciato una via per il futuro, auspicando che il Cantone si impegni «nei decenni 2030-2040 per riacquisire le proprie acque e il loro sfruttamento. Si tratta di un investimento di importanza secolare sia per gli aspetti ambientali, come i deflussi minimi, sia per gli aspetti di sviluppo economico e territoriale».

Da parte sua, Sabrina Gendotti – nel portare il sostegno della maggioranza del Centro al rapporto – ha evidenziato l’attuale cantiere per la revisione della Legge sui beni culturali da parte della Commissione ambiente e territorio. «Il contributo può ammontare al massimo al 50% della spesa riconosciuta», ha quindi spiegato. «Sicuramente l’edificio è un notevole esempio di architettura moderna razionalista, quindi degno di protezione». Ofima ha però una forza finanziaria tale da poter far fronte a un sussidio ridotto. «È sovente successo che i proprietari che disponevano di ingenti mezzi propri abbiano rinunciato a chiedere il contributo», ha chiosato Gendotti.

Concetti ribaditi anche da Omar Balli (Lega), il quale ha messo in luce che Ofima avrebbe rinunciato al sussidio se l’edificio fosse stato tolto dall’elenco dei beni culturali. «Mi sembra una posizione arrogante». Servirebbe dunque «più signorilità da parte di Ofima nei confronti di un Cantone che ha dato tanto» all’azienda con la concessione per lo sfruttamento delle acque.

Anche Matteo Buzzi (Verdi) ha dato il suo appoggio al rapporto, auspicando che nell’ambito della revisione della Legge si tenga maggiormente conto della forza finanziaria del richiedente. Amalia Mirante (Avanti) ha invece criticato il Governo per non aver ridotto di sua sponte il credito (datato 2019).

Ofima, dunque, dovrà «accontentarsi» di un contributo di poco più di mezzo milione di franchi per le opere (tra l’altro già portate a termine nel marzo di quest’anno). Contattato dal CdT, il direttore Marco Regolatti non si è scomposto di fronte al «taglio» imposto dal Parlamento. «Prendiamo atto della decisione del Gran Consiglio di concedere un sussidio ridotto a 510mila franchi come pure prendiamo atto di una certa emotività nelle discussioni in parlamento. Tuttavia, pur riconoscendo il valore dei diversi punti di vista espressi dall’aula, riteniamo che il dibattito politico debba essere improntato all’oggettività e concentrarsi sulle procedure e sulle normative che disciplinano la materia».

Ad ogni modo, sembrerebbe che la diatriba sia definitivamente chiusa. Vista la concessione del sussidio, anche se ridotto rispetto alla proposta del Consiglio di Stato è improbabile, infatti, che il CdA di Ofima inoltri un ricorso contro la decisione del Legislativo.