Arte urbana

Oggi spariscono le balene, domani il mito di Ganimede

Gli edifici in via Lavizzari che ospitano da oltre un decennio i murales degli artisti Dem e MP5 sono destinati a fare spazio a una nuova costruzione - Intanto è sempre meno visibile l'opera della Nevercrew
© CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
26.09.2025 06:00

Settimana dopo settimana, diventano sempre meno visibili le balene disegnate dalla Nevercrew su un palazzo in via Franscini su incarico della Città nel 2020. La cosa era nota dal 2021 poiché davanti vi sorgerà un nuovo edificio, la cui costruzione è infine giunta al punto da oscurare quasi tutto il dipinto murale intitolato «Close Up». E potrebbe non essere l’unica opera di arte urbana che Lugano perderà nel prossimo futuro. Coincidenza infatti vuole che proprio in questi giorni sia apparsa all’albo comunale una domanda di costruzione che concerne gli edifici all’angolo fra via Lavizzari e via Canonica. Gli stessi che ospitano da oltre un decennio i dipinti murali degli artisti Dem e MP5. Se il progetto immobiliare andrà in porto, saranno demoliti.

Una palazzina di sei piani

I proprietari dei due terreni intendono realizzare una palazzina di sei piani con 14 unità abitative tre unità destinate a uffici e studi. Il nuovo edificio sarà realizzato, si legge nella documentazione utilizzando «un lessico architettonico moderno, ma che cita e fa proprio lo stile e le caratteristiche degli edifici presenti nel quartiere». Lo stesso è inoltre definito conforme rispetto al piano particolareggiato Landriani in vigore nell’area. Per contro gli edifici esistenti sono stati edificati in più fasi «trasformando tettoie, depositi, autorimesse ed aree di produzione in laboratori, negozio ed aree coperte in diverse fasi dagli anni ‘50 ai ‘70 del secolo scorso» e «non presentano manufatti o edificati di valore storico o testimoniale.

Le due opere

Ciò che li rende interessanti sono dunque soprattutto i murales realizzati nell’ambito di Arte Urbana Lugano. Il dipinto dell’artista italiano Dem - l’albero colorato che si intravvede nella foto - si intitola «Macrocosmo / Microcosmo», risale al 2013 e - leggiamo su arteurbana.ch - «rappresenta la relazione fra il mondo animale e naturale». La composizione «è enigmatica e mistica, aperta all’interpretazione di chiunque». «Open God», è invece del 2014 per mano dell’artista italiata MT5 e rappresenta il mito di Ganimede, con l'aquila che preleva il pastore. Nel cortile dell’edificio si trovano gli altri personaggi (due pecore e un cane da pastore) collegati alla storia del mito.

La chiusura del cerchio

Come per altri dipinti murali sparsi per la città, essi sono stati resi possibili da privati che hanno messo a disposizione le proprie pareti, senza che ciò ovviamente limiti la loro facoltà di disporre (e quindi anche di demolirli). Questo tipo d’espressione artistica è inoltre per sua natura fugace, quando non illegale se fatta senza permesso. E qualunque cosa succederà alle due opere, esse resteranno documentate assieme all’altra cinquantina presente in città da Arte Urbana Lugano. A questo proposito vale la pena sottolineare che il progetto immobiliare non dovrebbe avere effetto sul terzo dipinto murale in via Lavizzari: quello dedicato all’anarchico Pietro Gori dall’artista italiano Agostino Iacurci nel 2012. Quanto al progetto di Arte Urbana Lugano, per chiudere il cerchio, l’ultimo murale che si è aggiunto alla collezione è, neanche a farlo apposta, della Nevercrew. Dipinto quest’estate sulla facciata del Lido in via Foce, si intitola «Echo», 

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