Pandemia

Ogni ospedale ticinese accoglierà pazienti COVID

A partire dal prossimo autunno, la strategia dell’EOC per curare i contagiati dal virus non sarà più centralizzata - Ogni struttura accoglierà la sua parte di pazienti - Paolo Ferrari: «Dovremo conviverci, ma la sua minore intensità ci permetterà di gestirlo come altre malattie»
© CdT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
19.05.2021 06:00

La situazione epidemiologica positiva in Ticino e l’accelerazione della campagna vaccinale fanno guardare con ottimismo ai prossimi mesi. Non solo, spingono l’Ente ospedaliero cantonale (EOC) a rimodulare la strategia di presa a carico dei pazienti COVID in vista dell’autunno. Non ci sarà più un sistema centralizzato, con la Carità di Locarno quale centro COVID di riferimento, ma ogni ospedale accoglierà i propri pazienti.

Ticino primo della classe

Il nostro cantone, con 142 casi su 100 mila abitanti, registra insieme ai Grigioni la più bassa incidenza a livello nazionale. Dopo i 9 casi di contagio segnalati lunedì, ieri l’Ufficio del medico cantonale ha registrato 26 nuove infezioni, mentre il numero delle vittime rimane fermo a 992 decessi dall’inizio della pandemia. «Parte dei pazienti degenti si trova nelle strutture di riabilitazione e quindi nei reparti acuti la situazione non desta alcuna preoccupazione: abbiamo 9 ricoverati a Locarno, 5 alla Clinica Luganese Moncucco. Cinque anche le persone in cure intense, due alla Moncucco e tre alla Carità», spiega Paolo Ferrari, capo dell’area medica dell’EOC.

Meno ricoveri

La situazione tranquilla negli ospedali rispecchia l’andamento dei contagi sì, ma anche l’effetto delle vaccinazioni. «Se guardiamo infatti il numero di persone in isolamento, coloro cioè che hanno avuto un tampone positivo negli ultimi 10 giorni, vediamo che la percentuale di nuove ospedalizzazioni è molto più bassa rispetto a un mese fa. Allora, l’1% dei casi attivi veniva ricoverato, oggi siamo attorno allo 0,2-0,3%. Questo indica che tra i positivi sono numerosi quelli con una carica virale molto bassa, o addirittura si tratta probabilmente di persone già vaccinate».

Solo una «piccola onda»

La terza ondata che tanto si temeva, alla fine, si è rivelata essere «solo una piccola onda», dice Ferrari. «Da qualche settimana, gli ospedali hanno ripreso l’attività a regime ordinario, in parte anche al centro COVID di Locarno, dove nella terapia intensiva ora vengono ricoverati anche i pazienti non-COVID, ovviamente separati dalle persone con il virus. Siamo scesi a una ventina di letti nei reparti di degenza e a una decina in quelli di cure intense, che teniamo per i pazienti COVID». Insomma, «la capacità di muoverci rapidamente ormai l’abbiamo acquisita e, vista la situazione epidemiologica stabile, il personale specializzato (infermieri di sala operatoria, anestesisti) ha già potuto far ritorno negli altri nosocomi per permettere la ripresa dell’attività chirurgica».

I prossimi mesi

Con questi numeri, che estate dobbiamo attenderci? «Abbiamo già visto lo scorso anno - spiega Ferrari - che nei periodi caldi il virus circola meno, quindi possiamo attenderci un andamento simile nei prossimi mesi». Inoltre, «il fatto che a luglio avremo vaccinato una fetta considerevole della popolazione lascia ben sperare in vista del periodo autunnale». Quando la recrudescenza del virus potrebbe anche non verificarsi. «A patto che non emergano varianti in grado di resistere al vaccino, e per ora non sembra essere il caso».

Non più un centro unico

Proprio pensando all’autunno, l’EOC si sta preparando e la gestione dei pazienti COVID è destinata a cambiare. «Non sarà più centralizzata in un’unica sede, alla Carità di Locarno, ma abbiamo già dato istruzioni a tutti gli ospedali affinché possano accogliere i pazienti contagiati nelle loro strutture». In questo modo, quindi, i pazienti del Mendrisiotto si rivolgeranno alla Beata Vergine, quelli del Bellinzonese al San Giovanni e i luganesi al Civico. «Per fare questo è però fondamentale prepararsi per tempo, definendo in quali reparti saranno ricoverati i pazienti e come verrà gestito il loro flusso, in modo da evitare i contagi all’interno del nosocomio». Secondo Ferrari, la COVID «rimarrà una malattia con cui dovremo convivere probabilmente per alcuni anni. Ma con un’intensità minore, che ci permetterà di gestirla alla stregua di altre malattie virali ti tipo epidemico, come l’influenza».

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