Oliviero Pesenti è il nuovo presidente di AITI

Oliviero Pesenti è il nuovo presidente dell’Associazione industrie ticinesi (AITI). Ingegnere meccanico e attuale CEO della Erbas SA di Mendrisio, Pesenti raccoglie il testimone di Fabio Regazzi, consigliere nazionale del PPD e presidente dell’Unione svizzera arti e mestieri, che ha presieduto l’AITI per due mandati consecutivi. L’elezione è avvenuta questa sera al Palazzo dei Congressi di Lugano nel corso della 59. esima Assemblea generale ordinaria, svoltasi online a causa delle restrizioni per contrastare la pandemia di coronavirus. Pesenti è il quindicesimo presidente dell’associazione economica. Volto noto dell’industria – è presidente dell’Associazione ticinese dell’industria orologiera – nel prossimo quadriennio gli toccherà il delicato compito di timoniere, in un momento ancora segnato dall’emergenza sanitaria.
Un piano a lungo termine
«Le sfide principali che ci attendono sono il rilancio economico e industriale post pandemia. Per raggiungere questo obiettivo ci impegneremo a preparare un piano industriale da sottoporre alle istituzioni e che guarda a un orizzonte temporale di almeno dieci o venti anni», ha spiegato Pesenti al Corriere del Ticino. Sui pilastri di questo piano di rilancio, il nuovo presidente di AITI ha le idee in chiaro: «Ci vuole una visione strategica per capire che tipo di economia vogliamo. Ossia se puntare sull’industria – che oggi rappresenta oltre il 20 percento del PIL – oppure su altri settori. Personalmente spero si voglia avere fiducia nella parte produttiva del Cantone». Per arrivare al rilancio, avverte, servono «coraggio e visione politica per lavorare insieme». Tante le riflessioni da fare e i punti importanti da analizzare. Questioni chiave «sono il ruolo di genere, l’invecchiamento della popolazione e la necessità di trattenere i giovani e le eccellenze». Insomma, di carne al fuoco ce n’è parecchia e nel prossimo quadriennio servirà una presidenza che Pesenti ha già annunciato essere «dinamica, propositiva e concreta».
La rotta da seguire
Gli effetti della pandemia sull’economia richiedono ora come non mai uno sguardo lungimirante rivolto al futuro, alla rotta da seguire per uscire dalla crisi. Lo ha ribadito anche il presidente uscente nella sua relazione di commiato: «A metà del guado della campagna vaccinale, nessuno di noi sa predire fin dove arriveranno i contraccolpi della peggior crisi economica degli ultimi settant’anni», ha premesso. «Da mesi il Governo agisce con agende e priorità stravolte, ponendo in cima a ogni preoccupazione la salute pubblica, a pericoloso detrimento delle libertà personali e delle attività economiche ordinarie». Finiti i sostegni, cosa succederà dopo?, si è chiesto Regazzi. «La pandemia da COVID-19 ha nuovamente evidenziato alcune fragilità del tessuto economico cantonale. I primi dati statistici ci dicono che siamo il Cantone che più di altri ha sofferto per la pandemia, e non solo in termini sanitari: abbiamo perso più impieghi di altri cantoni svizzeri e abbiamo annullato più di tremila impieghi femminili, a fronte dei 100 maschili. Nella maggior parte distribuiti nel settore terziario. Un record in negativo che non ci fa onore come società e come imprenditori». Senza contare, ha aggiunto, la questione della denatalità. «Una possibile chiave di lettura è che questi fenomeni siano correlati, ovvero che la precarizzazione dell’impiego femminile possa essere una delle cause della denatalità. Il trait d’union tra i due è l’adozione di misure di conciliabilità tra vita privata e vita professionale distribuiti equamente tra generi».