La sentenza

Omicidio di Muralto, pena inasprita: la difesa ricorrerà al Tribunale federale?

Sei mesi in più rispetto ai 18 anni inflitti in primo grado al 33.enne tedesco che nell'aprile del 2019 strangolò la sua giovane compagna in una camera dell'hotel la Palma au Lac
© CdT/Archivio
Spartaco De Bernardi
30.11.2022 17:00

Sei mesi in più rispetto ai 18 anni di reclusione inflitti in primo grado. La Corte di Appello e di revisione penale ha inasprito la pena nei confronti del 33.enne germanico che il 9 aprile del 2019 uccise , strangolandola, la sua giovane partner inglese nella camera 501 dell’hotel la Palma au Lac di Muralto. Nel confermare la condanna dell’uomo per omicidio intenzionale, la Corte presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will non solo ha aumentato la pena a 18 anni e 6 mesi ma ha pure prolungato il periodo di espulsione dalla Svizzera portandolo da 12 a 14 anni.

«Attendiamo le motivazioni»

«Ora incontreremo il nostro assistito e, una volta che avremo ricevuto le motivazioni della sentenza, valuteremo se inoltrare ricorso al Tribunale federale», dichiara al CdT l’avvocato Yasar Ravi, il quale, insieme alla collega Luisa Polli, sia nel dibattimento di primo grado sia in quello d’appello si era battuto affinché il 33.enne venisse condannato per omicidio colposo. La tesi sostenuta dai due legali del cittadino germanico è che quanto accaduto nella primavera di tre anni fa nella camera del lussuoso albergo sul lungolago di Muralto fu il tragico epilogo di un gioco erotico. Il 33.enne, oppostosi alla sentenza di primo grado, ha sì ammesso di aver provocato la prematura morte della giovane donna, ma ha sempre fermamente negato di volerla uccidere. «Che necessità aveva di uccidere la donna che lo amava, con la quale progettava di stabilirsi in Svizzera e che lo sosteneva economicamente», aveva sostenuto Ravi nell’arringa pronunciata lo scorso 19 ottobre durante il processo di appello svoltosi nell’aula penale del Pretorio di Locarno. «Quando si è accorto che la compagna non respirava – aveva aggiunto l’avvocato Luisa Polli – ha tentato di rianimarla, s’è precipitato alla reception a chiedere aiuto. Era disperato». Una tesi che la Corte di Appello e di revisione penale non ha però seguito confermando, come detto, la condanna dell’uomo per omicidio intenzionale stabilita l’anno scorso dalla Corte delle Assise criminali.

Non fu assassinio

Corte che, stando al dispositivo della sentenza comunicato alle parti martedì sera (per le motivazioni si dovra attendere qualche settimana), non ha seguito fino in fondo nemmeno la tesi dell’accusa. La procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, la quale a sua volta aveva presentato appello contro la sentenza di primo grado, aveva chiesto che il 33.enne venisse condannato per assassinio. «Non è un banale omicida, ma è proprio un assassino», aveva ribadito durante la requisitoria pronunciata di fronte alla Corte di Appello e di revisione penale. «Ha ucciso, strangolandola, la sua giovane, bella e ricca compagna». Secondo la pp, che per il 33.enne aveva chiesto una condanna a 19 anni e 6 mesi di reclusione, il movente del delitto è la vendetta. «Lei aveva deciso di lasciarlo perché aveva capito che quell’uomo, conosciuto in Thailandia, era un bugiardo patentato, che viveva sulle sue spalle». Quando la 22.enne minacciò di escluderlo dalla sua vita, lui la strangolò «in un impulso d’ira per poi cercare la scappatoia del gioco erotico finito male per salvarsi la pelle».

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