«Oratorio di Tesserete, ci voleva più informazione»

Anni di lavoro per arrivare a pianificare lo sviluppo urbanistico di un Comune per poi scoprire che una parte più o meno consistente della popolazione, di quel progetto, non ne vuole sapere. È una situazione che si è riproposta sovente in tempi recenti. Per capire come si arrivi a questo punto abbiamo parlato con Manuel Borla, membro di un comitato di iniziativa popolare comunale che si oppone a un progetto per ripensare l’area dell’oratorio a Tesserete.
Signor Borla, la proposta pianificatoria prevede una riorganizzazione dell’area dell’oratorio, fissando i parametri per creare una nuova piazza e nuove costruzioni sul lato delle scuole: cosa non vi convince?
«Riteniamo che questi interventi compromettano il valore storico, paesaggistico, identitario e sociale del centro dell’antica Pieve. Qualora la popolazione dovesse accettare la nostra iniziativa, chiediamo all’Esecutivo che uscirà dalle urne ad aprile una reale consultazione e partecipazione attiva della popolazione, attraverso tra l’altro una o più serate informative. Inoltre chiediamo l’apertura di un concorso di idee così come è stato fatto per il comparto sud relativo alle nuove scuole.
Il sindaco Andrea Pellegrinelli aveva però detto che ci sono state più fasi di pubblicazione della variante («Più informati di così... Chi voleva vedere lo ha fatto»). I requisiti di partecipazione pubblica sono stati soddisfatti.
«No, non sono stati soddisfatti. E, se il progetto non è stato volutamente nascosto, sicuramente la volontà non è stata quella di esporlo apertamente. In base all’articolo 6 della Legge sullo sviluppo territoriale, l’informazione e la partecipazione deve «essere adeguata all’importanza della pianificazione». In ragione dell’edificazione imponente, della sensibilità e dell’importanza del luogo (ingresso di Tesserete, di fianco al camposanto e di fronte alla chiesa romanica di Santo Stefano), della natura del futuro edificio (centro commerciale e appartamenti a reddito), e della demolizione di tutti gli altri edifici esistenti, si imponevano modalità di informazione proporzionate alle circostanze, quali una serata pubblica e la spiegazione a invito alle associazioni che sono attive negli edifici esistenti. Il semplice avviso sui giornali circa la possibilità di consultare il progetto all’Ufficio tecnico, peraltro in piena estate, non è stata proporzionata alle circostanze e il requisito di partecipazione non è stato soddisfatto».
Il proprietario principale di quei terreni (e «motore» del progetto pianificatorio) è la Parrocchia. Se la sua proposta rispetta formalmente i limiti, è giusto che la politica ci metta il naso?
«Nel 2015 il nuovo Piano regolatore di Capriasca, approvato dal Consiglio comunale e dal Consiglio di Stato, ha previsto per il comparto un Piano regolatore particolareggiato, al quale la Parrocchia non si è opposta. Ciò significa che il comparto è meritevole di protezione e tutela già solo per il luogo, che ha un interesse pubblico importante. Ciò fa sì che il progetto debba essere condiviso con la popolazione attraverso un processo partecipativo e informativo che non é avvenuto. Non è tanto la politica che ci mette il naso quanto piuttosto la cittadinanza che, in base agli strumenti democratici, esercita un proprio diritto».
Si parla di pianificazione, non ancora di costruzione. Non sarebbe stato più sensato semmai opporsi al progetto concreto di edificazione?
«Assolutamente no. La pianificazione attuale fissa i limiti entro i quali la o le edificazioni potranno muoversi in termini di metri cubi. Opporsi domani all’imponente volumetria, non sarebbe di alcun successo, poiché rispettosa di tali limiti. Per l’imponente edificazione saranno necessari importanti investitori privati, come ricordato dal sindaco a più riprese, i quali, secondo avviso del comitato di iniziativa, difficilmente non useranno tutta la volumetria permessa».
Come funziona lo strumento dell’iniziativa popolare? E cosa punta a ottenere il comitato?
«Lo strumento dell’iniziativa popolare comunale permette alla popolazione di decidere in modo diretto e concreto su questioni importanti, quali ad esempio le scelte pianificatorie. La costituzione del comitato di iniziativa era il primo passo: ora ci concentreremo sulla stesura del testo, che chiederà l’abrogazione degli articoli del Piano regolatore particolareggiato che permettono, sul comparto nord, l’edificazione di una volumetria troppo importante, addirittura sino a 4.000 metri quadri di superficie utile lorda, equivalente a 40 appartamenti, e contestualmente la demolizione di tutti gli edifici esistenti. Si partirà in seguito con la raccolta delle firme: per la riuscita ne sono necessarie poco più di 700, ovvero il 15% degli iscritti in catalogo elettorale».