Ticino

Orientamento, parità e investimenti, ecco le cifre della scuola targata Carobbio

Presentato il volume «Scuola ticinese in cifre» dal quale emerge un sistema in buona salute, ma anche con alcuni aspetti su cui migliorare - Tra questi, la transizione al post-obbligatorio e gli stereotipi di genere - La direttrice del DECS: «Un investimento per il futuro, centrale per il cantone»
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
16.11.2023 18:30

Ai più, ci permettiamo di azzardare, la statistica appare come una materia asettica. A tratti forse noiosa. Tuttavia, a prescindere da ciò, va riconosciuto che i dati e le cifre, nella loro (perlomeno parziale) neutralità, permettono spesso e volentieri di prendere decisioni il più possibile informate. Non scelte «di pancia», ma basate sui fatti.

È in questo solco che a Palazzo delle Orsoline la direttrice del DECS, Marina Carobbio Guscetti, ha presentato questa mattina la quinta edizione del volume «Scuola ticinese in cifre». Un documento, ha affermato, «molto importante poiché mostra una serie di sfaccettature del sistema scolastico ticinese» attraverso «dati essenziali per intercettare le tendenze e quindi formare le scelte politiche». Detto altrimenti: si tratta di «indicatori politicamente rilevanti».

La premessa

Come vedremo, dunque, le cifre presentate a Bellinzona permettono anche di intravvedere quali saranno gli assi di intervento su cui il DECS «targato» Carobbio Guscetti intende puntare nei prossimi anni.

La premessa della direttrice del DECS è stata comunque all’insegna della positività: «Nonostante la spesa pubblica dedicata alla scuola in Ticino sia inferiore rispetto alla media nazionale (ndr. un dato su cui torneremo), il nostro sistema scolastico è in buona salute».

Come rilevato dal responsabile del servizio di statistica del DECS, Michele Egloff, il nostro cantone si distingue (in senso positivo) in diversi ambiti. Ad esempio, gli studenti universitari ticinesi hanno una riuscita accademica sopra la media. E non a caso, il Ticino è anche il cantone con il tasso di maturità più alto della Svizzera (58%) e svetta sia con il secondo tasso di maturità liceale più alto (33%) sia con il tasso di maturità professionale più alto (23%).

Il Ticino si distingue poi anche nel campo degli aiuti allo studio, soprattuto per gli studenti di grado terziario, mentre per quelli di grado secondario 2 c’è margine di miglioramento.

Gli aspetti da approfondire

Tra le tendenze che, invece, meritano un approfondimento, è stato in primis citato l’elevato tasso di bocciature al liceo e alla commercio di Bellinzona. Una tendenza simile è stata riscontrata anche sul fronte della formazione professionale, dove a preoccupare è l’elevato e crescente tasso di «scioglimenti di contratto». Se in passato questi contratti venivano «sciolti» soprattutto per un «riorientamento professionale», come spiegato da Egloff, negli ultimi anni la motivazione principale è legata ai (negativi) risultati scolastici.

Sempre tra i fenomeni da tenere sott’occhio è stato poi citato «l’impatto ancora marcato» del genere sulle scelte degli allievi e delle allieve, sia a livello di percorsi professionali e liceali, sia a livello di percorsi universitari. Gli stereotipi, insomma, perdurano, con le ragazze che si orientano verso l’insegnamento, l’ambito sociosanitario e le scienze umane, e i ragazzi che invece si orientano verso la costruzione, l’industria, la tecnica, l’informatica e le tecnologie innovative.

È poi stato citato un altro argomento largamente discusso anche nelle passate legislature: la differenza socioculturale, alla scuole medie, degli allievi che frequentano due corsi attitudinali. Solo il 45% degli stranieri raggiunge questo percorso a fronte del 63% degli allievi svizzeri.

Tutto ciò, come fatto notare più volte sia da Egloff che da Carobbio Guscetti, in un contesto in cui la spesa per la scuola è inferiore rispetto al resto del Paese. Qualche cifra al riguardo: negli ultimi 30 anni la spesa per la scuola è passata da poco più di mezzo miliardo a circa 1,3 miliardi, ma in proporzione è rimasta costante rispetto alla spesa pubblica totale. Inoltre, è stato fatto notare, l’aumento di questa spesa è stato conglobato prioritariamente nel settore universitario. E, non a caso, proprio in termini di spesa per la scuola dell’obbligo, nel confronto intercantonale il Ticino si trova al penultimo posto in classifica. Una classifica che vede il nostro cantone negli ultimi posti sia in rapporto al PIL (4,3% del PIL totale, 23.esimo posto in classifica) sia in rapporto alla spesa complessiva (23,3% della spesa, 20.esimo rango).

Le risposte politiche

Insomma, come rilevato da Carobbio Guscetti, malgrado il sistema scolastico ticinese raggiunga risultati ragguardevoli (si pensi ai tassi di maturità oppure agli ottimi risultati accademici), «ciò non significa che non ci siano ambiti che necessitano approfondimenti e risposte politiche».

E quindi per la direttrice del DECS, sul fronte delle differenze socioculturali degli allievi che frequentano due corsi attitudinali alle medie, sarà «importante continuare a perfezionare il sistema inclusivo nella scuola dell’obbligo che sta portando a buoni risultati».Detto altrimenti: le speranze sono riposte nella sperimentazione per il superamento del sistema dei livelli che si sta attualmente portando avanti. Sul fronte, invece, dell’elevato tasso di bocciature al liceo (e sull’importante numero di contratti di tirocinio che vengono «sciolti» anzitempo) per Carobbio Guscetti sarà importante «lavorare sulla transizione dalla scuola dell’obbligo a quella post-obbligatoria», dove «c’è margine di miglioramento». Su questo fronte, ha aggiunto, è «doveroso agire a livello politico, collaborando con tutti i partner». In quest’ambito, inoltre, per la direttrice del DECS sarà «una necessità rafforzare il ruolo dell’orientamento scolastico», poiché «c’è margine di raggiungere più allievi». Un tema, quest’ultimo, che permetterà inoltre di affrontare la questione degli stereotipi di genere. Anche qui, per Carobbio Guscetti, «c’è molto da fare per superare le barriere culturali». Anche sul fronte delle borse di studio occorrerà lavorare, in particolare per quelle destinate al secondario due, visto che oggi esse vanno prevalementemente verso gli studenti universitari.

Un capitoletto a parte, poi, va destinato al tema della spesa. Più e più volte la direttrice del DECS ha ricordato che il Ticino è sovente in fondo alle classifiche intercantonali per la spesa dedicata alla formazione. E in questo frangente, ovviamente, non va dimenticato il delicato momento che stanno vivendo le finanze cantonali, con alle porte una manovra di rientro per oltre 130 milioni di franchi (a cui probabilmente ne seguiranno altre). È preoccupata la direttrice del DECS? «Spero che questa situazione delicata – ci ha risposto al termine della conferenza stampa – non intacchi il sistema educativo ticinese, che ha bisogno di risorse. Per questo motivo ho sottolineato più volte la parola ‘investimenti’. Perché se garantiamo un sistema di qualità significa che formiamo persone che poi contribuiranno al benessere del cantone». Detto altrimenti: «La scuola è un investimento sul futuro, centrale per il nostro cantone».