Sanità

Ospedali di valle, compromesso con polemica

Via libera del Governo al messaggio sull’iniziativa «per cure mediche e ospedaliere di prossimità»: il testo sarà ritirato dal primo firmatario grazie al compromesso raggiunto sui nosocomi di Faido e Acquarossa – Resta la diatriba con l’associazione che ha promosso la raccolta firme
©Gabriele Putzu

Per comprendere la genesi dell’iniziativa popolare «per cure mediche e ospedaliere di prossimità» occorre tornare indietro almeno fino al 2016. Più precisamente al 5 giugno 2016. Quel giorno, i ticinesi bocciarono due importanti testi in materia sanitaria: da una parte, con il 51,3% di no mostrarono pollice verso all’iniziativa dell’MPS «Giù le mani dagli ospedali» che si opponeva al processo di centralizzazione dell’offerta, chiedendo di garantire nei nosocomi di valle determinati servizi stazionari, ambulatoriali, nonché il pronto soccorso; dall’altra, con il 54,6% di voti si opposero anche alla modifica della Legge sull’EOC, caldeggiata da Governo e Parlamento, che puntava a maggiori collaborazioni tra pubblico e privato. Un doppio segnale che portò, qualche mese più tardi, al lancio della già citata iniziativa «per cure mediche e ospedaliere di prossimità», che ottenne grande riscontro da parte dei cittadini: nel maggio del 2017 vennero consegnate oltre 14 mila firme.

L’iniziativa, in estrema sintesi, chiedeva che il Cantone assicurasse «su tutto il territorio cantonale cure di base eque e, tramite i suoi ospedali regionali e di zona, cure acute stazionarie e ambulatoriali». L’iniziativa precisava pure che gli ospedali di zona (come quelli di Faido e Acquarossa) dovevano assicurare «un pronto soccorso aperto 24 ore al giorno, 7 giorni su 7». Ora, dopo la consegna dell’iniziativa, si sono succeduti svariati incontri tra i promotori del testo e i rappresentanti del DSS e dell’EOC. E, nel 2021, è stato creato un gruppo di lavoro ad hoc comprendente i vari attori interessati. E siamo al febbraio 2023, quando il primo firmatario dell’iniziativa, il dottor Sebastiano Martinoli, un po’ a sorpresa ha scritto al Governo per informarlo della disponibilità a ritirare il testo qualora il compromesso raggiunto dal gruppo di lavoro venisse accettato dal Parlamento. Una decisione (ci torneremo) che ha fatto discutere poiché l’assemblea del comitato promotore dell’iniziativa a due riprese nei mesi precedenti aveva votato contro il ritiro del testo in favore del compromesso. E questo, in sintesi, per ribadire la necessità di garantire l’apertura 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dei pronto soccorso dei due nosocomi di valle. Un’apertura che il compromesso prevede solo in parte con dei centri di primo soccorso. Ad ogni modo, proprio oggi il Governo ha fatto sapere di aver licenziato il messaggio sull’iniziativa, nel quale viene appunto ripreso il compromesso raggiunto per gli ospedali di Faido e Acquarossa.

Codificati nella legge

Ora, come spiegato dal Governo in un comunicato stampa, la proposta dell’Esecutivo «codifica sul piano legislativo il mantenimento negli ospedali di Faido e Acquarossa di un reparto di medicina interna generale e di un reparto acuto a minore intensità o di riabilitazione, la presenza di un servizio di primo soccorso aperto 7 giorni su 7 gestito in maniera complementare ai servizi della rete sanitaria sul territorio, l’accoglienza 24 ore su 24 a tutte le persone che dovessero presentarsi nei due ospedali con un problema di salute, l’organizzazione di cure ambulatoriali specialistiche a cadenza periodica, l’impegno formativo nell’ambito della medicina interna generale nonché la presenza in sede di un medico responsabile». Concretamente, aggiunge il Governo, «le condizioni di accoglienza e di presa a carico restano quelle in uso prima della pandemia e ripristinate successivamente, in particolare con personale dedicato al centro di primo soccorso durante il giorno (ndr. dalle 7 alle 19) e disponibile nei reparti la sera e la notte».

Tra soddisfazione e amarezza

Un compromesso che soddisfa il direttore del DSS Raffaele De Rosa, poiché «è una soluzione che risponde alle richieste dell’iniziativa e conferma la presenza di cure di prossimità e di qualità» nei due ospedali. E oltre a ciò, aggiunge, «è il linea e conforme agli indirizzi della nuova pianificazione ospedaliera licenziata sul finire della scorsa legislatura». Il compromesso, va da sé, soddisfa pure il primo firmatario. «Il messaggio mi soddisfa pienamente», spiega al CdT Martinoli, secondo cui l’accordo trovato va nella direzione stabilita, mettendo tutti (o quasi) d’accordo. «È un compromesso frutto di lunghe discussioni», ricorda ancora il dottore luganese. Un compromesso che, tuttavia, deve ancora passare all’esame del Gran Consiglio. «Se il contenuto del messaggio venisse stravolto, allora non mi potrei più dire contento», sottolinea Martinoli. In particolare, per l’iniziativista ci sono alcuni aspetti che non andrebbero modificati, come ad esempio l’apertura dei nosocomi di valle e il mantenimento del servizio di primo soccorso, accoglienza e valutazione durante le ore notturne. «Al contrario, sarebbe un assurdo economico e sanitario mantenere un servizio di pronto soccorso classico durante la notte, quando in media nei due ospedali di valle si presenta un paziente ogni due notti». Per le zone periferiche, si tratta di una vittoria significativa perché l’offerta sanitaria verrà garantita anche in futuro negli ospedali di zona. «Verrà mantenuta una medicina di qualità e soprattutto a buon mercato», rileva ancora Martinoli. Tuttavia, non tutti sono contenti del compromesso. Come spiega uno degli iniziativisti, Davide Buzzi, la decisione di Martinoli sarebbe una forzatura, soprattutto alla luce delle due votazioni in assemblea che hanno rigettato l’ipotesi di ritirare il testo. «È una decisione spregiudicata e antidemocratica». Certo, concede Buzzi, «la legge, in quanto primo firmatario, gli permette di ritirare l’iniziativa. Ma resta una decisione ingiusta nei confronti dell’assemblea e soprattutto dei 14 mila firmatari». Dal canto suo Martinoli spiega di aver contattato quasi tutti i promotori dell’iniziativa, la cui maggioranza lo avrebbe sostenuto. Una maggioranza che però, stando a Buzzi, non ci sarebbe. «Non è vero – taglia corto l’iniziativista –, non c’è una maggioranza dei proponenti. E non siamo alla bocciofila: tali decisioni andrebbero prese in maniera formale, in un’assemblea, non tramite e-mail o telefonate sentendo i vari proponenti. A questo punto secondo me dovremmo andare in votazione, davanti al popolo».

Insomma, mentre l’assemblea ha bocciato il ritiro del testo due volte, non è chiaro se i promotori (che non per forza corrispondono ai membri dell’assemblea) siano in maggioranza concordi con tale decisione. Le versioni, a questo proposito, divergono. Tuttavia, va detto che la legge (quella in vigore al momento della pubblicazione dell’iniziativa) consente al primo proponente, ossia Martinoli, di prendere questa decisione anche “solo” a titolo personale.

Nello stesso messaggio, il Governo ha pure previsto un contributo finanziario di 450.000 franchi alla Fondazione La Quercia (che gestisce l’adiacente casa per anziani) per un concorso di progettazione per realizzare in un terreno di proprietà della Fondazione un nuovo polo sociosanitario ad Acquarossa. Il Governo spiega infatti che «per poter continuare ad offrire questi servizi, ad Acquarossa è necessario procedere alla sostituzione del vetusto ospedale» e «già da tempo, la soluzione più adeguata è ritenuta quella di realizzare un nuovo polo sociosanitario».
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