Ottant’anni di sicurezza dentro e fuori da Chiasso

Solitamente – quando le cose vanno bene – non le notiamo. È solo nel momento del bisogno che avvertiamo la loro salvifica presenza. Le forze dell’ordine chiassesi compiono 80 anni ma «li portano benissimo», come ha precisato con un sorriso la responsabile del Dicastero Sicurezza pubblica Sonia Colombo-Regazzoni durante la cerimonia indetta oggi nella sede della polizia comunale in via Cattaneo, inaugurata dieci anni fa con Roberta Pantani.
In quella che è stata definita «una giornata molto importante», è stata rievocata una storia, quella della polizia Regione 1, non sempre facile e mai scontata; rimandando al contempo al prossimo anno la prevista giornata delle porte aperte, momentaneamente ostacolata da «incovenienti imprevedibili». La cerimonia ha così fornito l’occasione propizia per una breve ma intensa immersione nel passato, resa possibile grazie ai racconti della municipale e del comandante Nicolas Poncini. Partendo da un periodo buio, in cui l’Europa era divisa da profondi nazionalismi: correva l’anno 1939 e la Svizzera, grazie alla sua natura neutrale, era rimasta ai margini di quegli oscuri accadimenti. All’epoca tutto era diverso, anche per le forze dell’ordine di Chiasso, i cui compiti risultavano essere più semplici, più limitati. L’ordine pubblico, infatti, era assicurato principalmente dalla Gendarmeria cantonale.
Un boom benefico
Si dovette attendere sino al boom economico degli anni Sessanta, latore di tanto sviluppo, e al conseguente aumento del traffico di transito per vedere crescere in maniera significativa gli effettivi della Comunale, sino ad allora limitati a poche unità. Risale al 1963 (quando fu riconosciuto il contributo alla sicurezza cantonale che le polizie comunali potevano portare) la legge che definisce i criteri di collaborazione con la polizia cantonale (anche se all’epoca le missioni delle polizie comunali furono formulate in maniera molto generica). Questo decennio vide l’agente di polizia impegnato principalmente nella gestione delle lunghe colonne di veicoli diretti al valico di Chiasso-Strada. In seguito la situazione migliorò, soprattutto grazie alla costruzione del valico di Chiasso-Brogeda: la polizia comunale ebbe infine più tempo da dedicare alla sicurezza pubblica.
Diversi gli obiettivi raggiunti negli anni: le convenzioni stipulate con Balerna, Morbio Inferiore, Morbio Superiore, Novazzano e Vacallo (la polizia di Chiasso fu tra le prime a muoversi in questo senso); la creazione di un nucleo per la lotta agli stupefacenti controllato dalla polizia cantonale; gli investimenti nella videosorveglianza – tema di stretta attualità anche in vista dell’apertura del centro Pasture –; e lo sviluppo della collaborazione con la Cantonale, collaborazione che oggi può essere definita «ottimale». Quanto all’istruzione, si assitette negli anni a un processo di unificazione: nel 1972 fu creata una scuola di polizia itinerante, ma fu solo nel 1997 che vide la luce una scuola unica che potesse formare gli agenti con criteri identici e precisi.
Occhi puntati su Berna
Colombo-Regazzoni ha onorato le persone (ad oggi 27) che assicurano, 365 giorni all’anno e 24 ore su 24, la sicurezza, «un must nella nostra regione». Si è poi rammaricata di un fenomeno che non può che preoccupare: le aggressioni ai danni dei funzionari di polizia, ormai una realtà in Svizzera. Ricordando come a Berna sia in giacenza una modifica dell’articolo 285 del Codice penale svizzero, ha espresso l’auspicio che emerga «una reale volontà di intervenire»: si tratta di «una battaglia di civiltà che dobbiamo ai nostri angeli custodi». Di buon auspicio, in questo senso, la conclusione di Poncini: «Per i prossimi mille anni almeno la polizia Regione 1 intende garantire la sicurezza nel nostro territorio». Possiamo quindi dormire sonni tranquilli ancora per qualche secolo.