Mercato del lavoro

Padroncini e distaccati, in Ticino il calo prosegue

La flessione di manodopera straniera nel nostro cantone, iniziata con la pandemia, non accenna a rientrare - Tra i motivi ci sono gli incentivi forniti in Italia e il rallentamento del settore edilizio nel nostro cantone, ma anche un sempre maggior ricorso al lavoro interinale
©Fiorenzo Maffi
Paolo Gianinazzi
22.09.2022 17:59

In Ticino il calo del lavoro distaccato proveninente dall’estero, iniziato nel 2020 con l’arrivo della pandemia, è proseguito anche nei primi sei mesi di quest’anno. È quanto emerge dai dati raccolti in questo semestre dall’Associazione interprofessionale di controllo (AIC). Cifre alla mano, ci spiega il presidente dell’associazione, Renzo Ambrosetti, «tra gennaio e giugno, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, abbiamo registrato un calo di circa 300 padroncini e una flessione di quasi 200 ditte che hanno notificato dei lavoratori distaccati». Una flessione che Ambrosetti non esita ha definire importante.

Tre ragioni

Il calo, come detto, è iniziato nel 2020. Per ovvie ragioni, la pandemia, in quell’anno e in quello seguente, aveva notevolmente influito sull’afflusso in Ticino di lavoratori distaccati e padroncini. Questo calo, però, almeno per il momento non accenna a rientrare. E questo, ci spiega Ambrosetti, per tre motivi ben distinti. «In primo luogo, un fattore che incide sul minor arrivo di manodopera straniera sono gli incentivi per la costruzione e la ristrutturazione degli immobili oggi concessi in Italia: con ogni probabilità ci sono ditte o padroncini che in questo periodo preferiscono restare a lavorare in Italia». In secondo luogo, «va detto che, guardando alla Svizzera e al Ticino, in questo momento il settore dell’edilizia è in una fase di rallentamento, dovuta in particolare alla crescita dei tassi d’interesse e all’aumento dei costi di costruzione e dei materiali. In questo contesto, chi magari voleva costruire o riattare ha preferito aspettare». La terza ragione che ha contribuito al calo, prosegue il presidente dell’AIC, riguarda il fatto che «una parte dei lavoratori che in passato entrava in Svizzera come distaccato o padroncino, oggi passa tramite le agenzie di collocamento».

In questo caso, guardando alle cifre per il primo semestre del 2022 pubblicate qualche giorno fa dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT), emerge un balzo in avanti del 13,5%. Nel dettaglio, le persone notificate alla voce «Assunzioni d’impiego presso un datore di lavoro svizzero» (che, appunto, solitamente avvengono tramite le agenzie di collocamento interinali) sono passate da 8.359 a 9.486. Il fenomeno, ricorda anche Ambrosetti, è in atto da qualche tempo. Guardando sempre alle cifre dell’USTAT emerge infatti che queste assunzioni sono in ascesa da alcuni anni: nel 2005 erano 3.709, per poi raggiungere il picco di 16.392 nel 2018 e assestarsi a 15.201 lo scorso anno. E avendo già raggiunto quota 9.486 nel corso dei primi sei mesi del 2022, non è escluso che quest’anno si possa raggiungere un nuovo record.