Paolo Basso: «Cesare Valsangiacomo un pioniere del vino ticinese»

«Ancora più che per la grande qualità dei suoi vini lo ricordo per la persona fantastica che era». È con commozione che Paolo Basso ripercorre la vita di Cesare Valsangiacomo, classe 1929, uno dei più importanti esponenti del mondo del vino ticinese. Per mezzo secolo a capo della Vini Fratelli Valsangiacomo fu Vittore, Valsangiacomo è morto ieri. «Lo avevo visto la scorsa primavera e, al di là degli acciacchi fisici normali per una persona della sua età, aveva ancora una grande lucidità di pensiero e brillantezza. La sua scomparsa mi addolora molto», racconta il sommelier campione del mondo nel 2013.
«È stato un punto di riferimento per tutti noi, grazie al suo carattere sempre disponibile e costruttivo – continua Basso –. In un mondo in cui, inevitabilmente, c'è competizione e si cerca di avere sempre un vantaggio sulla concorrenza, lui aveva capito come l'unione di intenti avrebbe portato benefici a tutti i produttori. Ha posto le basi per il futuro del settore vinicolo ticinese. La mia generazione gli è grata per quello che ha fatto e rappresentato».
Nato a Milano ma cresciuto a Chiasso, Valsangiacomo ereditò l'azienda di famiglia. Frequentò le scuole elementari e quelle maggiori nella cittadina di confine, quindi si iscrisse alle commerciali a Svitto, ancora a Chiasso e infine a Bellinzona, per poi diplomarsi alla Scuola superiore di enologia e viticoltura a Losanna, dove ottenne anche un premio. Tornato in Ticino, cominciò la sua attività di enologo in seno all'azienda di famiglia. Erano anni, quelli, in cui si produceva troppa uva – e di pessima qualità – e parallelamente troppo vino. Un vino che, a detta dello stesso Valsangiacomo, era imbevibile o, come spiegò in un'intervista del 2017 per la RSI, «da tenersi al tavolo» e non vendere. Assieme ad alcuni colleghi, con coraggio, fece tabula rasa decidendo di piantare nuovi vigneti e vitigni e a produrre, in quantità minori rispetto al passato, un vino cresciuto, nel tempo, in termini di qualità e spessore. Un vino che, per lo stesso Valsangiacomo, non aveva nulla da invidiare ai migliori vini italiani e francesi.