Parlando della sua azienda, Massagno si illumina

Una «storica felicissima decisione». Così la descrisse Domenico Robbiani. Una scelta come una scintilla: da essa è nata l’Azienda Elettrica di Massagno, che quest’anno celebra un secolo di attività.
Quella decisione fu presa nel 1925, ma era almeno da un ventennio che il tema si stava ritagliando uno spazio sempre più importante nei discorsi civici di allora. La prima corrente per le case e le vie di Massagno, come per quelle di Lugano, arrivò da Maroggia, dove era stata attivata la seconda centrale pubblica ticinese dopo quella di Faido. Già da fine ‘800, tuttavia, come ricorda Robbiani nelle sue note storiche sul paese, alcune piccole industrie massagnesi possedevano un generatore, e successivamente nacquero delle vere e proprie officine per la produzione di elettricità che, insieme a quella di Maroggia, davano energia a tutto il comune.
Questa situazione durò fino al 1923, quando Massagno avviò le trattative per allacciarsi stabilmente all’Officina elettrica di Lugano. La discussione non sfociò tuttavia in un accordo, così Massagno preferì fare da sé e dotarsi di una propria centrale. I lavori cominciarono nel luglio di cento anni fa con la costruzione di uno sbarramento lungo il Cassarate, nel punto in cui vi confluisce il Bello, sulla strada per Maglio di Colla. Da quella piccola diga partiva un tubo diretto a una camera di carico in territorio di Sonvico, da dove l’acqua, tramite un’altra condotta, scendeva poi verso una nuova centrale sul piano della Stampa. Questa fornì la sua prima luce nel settembre del 1926, dopo che per un anno, scaduto il contratto con Lugano, l’alimentazione era stata assicurata da una piccola officina termica con motore a diesel. Sei anni più tardi la centrale della Stampa fu potenziata captando anche le acque del riale Frascinone. Nel frattempo, l’azienda massagnese aveva acquisito nuovi clienti con l’allacciamento del Comuni di Cagiallo (1926), Bidogno, Campestro, Lopagno, Lugaggia, Roveredo, Sala Capriasca, Tesserete, Vaglio, Breganzona e Corticiasca, nonché della Fattoria Bally e della Ferrovia Lugano-Tesserete. Negli anni successivi si aggregarono anche Isone, Medeglia e la zona di Gola di Lago. Ciò fu accompagnato da miglioramenti a livello tecnico, come la realizzazione di un bacino da 5.500 metri cubi, inaugurato nel 1945, che consentì di triplicare la produzione di energia. Un anno più tardi si riallacciarono i rapporti con la Città: a Gemmo fu creato un collegamento con l’allora Officina Elettrica Comunale Lugano.
L’azienda di Massagno, comunque, era ormai una realtà consolidata. Durante i festeggiamenti per il quarantesimo, l’allora sindaco Giacomo Grignoli definì la costituzione dell’odierna AEM come «il fatto più importante e più determinante per la vita politica e amministrativa del nostro Comune nell’ultimo cinquantennio». Un’altra cerimonia, nel 1976, celebrò il rinnovamento della centrale alla Stampa, che fu dotata di una sottostazione e di una nuova condotta forzata.
Nove anni più tardi arrivò il rinnovo della concessione da parte del Gran Consiglio, e con esso la possibilità di captare molta più acqua: da 504 a 1.154 litri al secondo. Per sfruttare questo potenziale fu realizzata una galleria del diametro di tre metri e una lunghezza di quasi tre chilometri fra il punto di captazione sul Cassarate e il bacino di Sonvico, portando la produzione annua da 8,5 a 20 milioni di kilowattora.
Nell’ultimo trentennio la centrale è stata oggetto soprattutto di lavori di revisione e manutenzione, mentre la costruzione di una nuova sottostazione a Sala Capriasca, attiva dal 2013, ha consentito all’azienda di avere la cosiddetta ridondanza, cioè una fonte alternativa in caso di guasti o altri problemi.
Le infrastrutture hanno continuato ad essere oggetto di migliorie, ma il lavoro dell’azienda non si è fermato a questo. Per favorire l’innovazione, ad esempio, è stata creata un’unità di ricerca e sviluppo, come ci spiega l’attuale direttore Rolf Endriss, in carica dal 2022. Ci si è concentrati in particolare sul proporre nuovi prodotti e servizi, puntando su ambiti come le comunità energetiche e il fotovoltaico.
La AEM, infine, ha lavorato anche su se stessa, adattando la sua organizzazione alle sfide del nostro tempo. Un tempo che le ha regalato un traguardo: cento anni da quella «storica felicissima decisione».