Sotto la lente

Passa dal Parco Val Calanca il rilancio dell’intera valle

Dopo il duro lavoro preparatorio e la festa per la consegna del marchio, dal 1. gennaio inizierà la fase d’esercizio del primo polmone verde regionale della Svizzera italiana - Sarà contraddistinta da progetti in ambito di educazione ambientale, sostegno all’agricoltura, economia sostenibile e cultura
Simone Remund dell’UFAM, il presidente dell'Associazione Parco Val Calanca Graziano Zanardi e il direttore Henrik Bang. © Ti-press/Crinari
Alan Del Don
17.09.2023 18:54

È il primo nella Svizzera italiana. È anche il più piccolo, allo stato attuale, nella Confederazione e quello con la minor densità abitativa. La natura selvaggia, i terrazzamenti con i muri a secco, le selve castanili, le tipiche stalle in legno ed in pietra. E, ancora, i lariceti pascolati e le opere architettoniche spesso immortalate nelle pubblicazioni dedicate alla regione. Il Parco Val Calanca, diretto da quasi quattro anni dal municipale di Bellinzona ed ex granconsigliere Henrik Bang, è tutto questo e molto di più. Un polmone verde di quasi 140 chilometri quadrati che è stato festeggiato sabato alla grande ad Augio. Sì, perché a quasi otto mesi dalla votazione popolare e a poco più di sessanta giorni dal via libera dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM, che ha fatto seguito a quello di Coira) il tanto atteso marchio è stato consegnato. Una giornata storica che rimarrà impressa nella memoria dei calanchini e non solo, come ha sottolineato il direttore del Dipartimento dell’educazione, cultura e protezione dell’ambiente Jon Domenic Parolini.

L’orgoglio e la speranza

Un motivo d’orgoglio pure per il consigliere di Stato, certo. Non poteva proprio mancare, lui che è attinente di Scuol e di Braggio, frazione del Comune di Calanca. Ma (quasi) tutti in valle vanno fieri della nascita del Parco. Lo sono sicuramente gli abitanti di Rossa, Santa Maria, Buseno e Calanca che hanno approvato il progetto alle urne il 29 gennaio scorso; a loro si è aggiunto Mesocco per quanto riguarda il territorio non abitato. Con un plebiscito nei primi due paesi (100% di sì), poco meno nel terzo (90%) e di tre quarti della popolazione nell’ultimo villaggio (76%). Percentuali significative che dimostrano quanto gli abitanti ci tenessero ad un’iniziativa che, lassù, è vista come un’opportunità per rilanciare l’intera Calanca che conta meno di mille residenti. Ma molti sono i proprietari di case di vacanza che vengono occupate solo per pochi mesi all’anno. Qualcosa - ed il segnale è oltremodo promettente - negli ultimi anni si è mosso. Con lungimiranza. Sono stati aperti dei bed&breakfast, dei giovani hanno avviato delle iniziative imprenditoriali e si è continuato con successo a cavalcare l’onda dell’arte e della cultura per far conoscere ulteriormente la zona.

Il domani si costruisce oggi

Quanto fatto finora (alcuni progetti si sono già conclusi, altri sono in corso: in totale ne sono stati promossi 140 in un quadriennio grazie ad un budget annuo di 600 mila franchi circa) e, in particolare, quanto ci sarà da fare dal prossimo 1. gennaio (data dell’entrata in vigore del Parco Val Calanca) è stato sottolineato dai rappresentanti dell’UFAM e della stessa associazione promotrice del gioiello incontaminato. La creazione del polmone verde, oltre ad essere considerata una pietra miliare per la regione e per la Svizzera italiana, è vista come uno strumento fondamentale per lo sviluppo economico, ambientale e sociale. Un punto di partenza e non di arrivo, per intenderci. Un progetto in grado di unire la valle (confrontata, come altre, all’invecchiamento dei suoi abitanti e allo spopolamento) e di offrirle un futuro di qualità, affinché si possano convogliare le forze su un unico grande obiettivo e collaborare in sintonia come fatto nell’ultimo lustro.

La fase d’esercizio avrà una durata di 10 anni. In questo lasso di tempo si porteranno avanti i progetti in quattro ambiti specifici: educazione ambientale, sostegno all’agricoltura, economia sostenibile e cultura. Idee e sforzi voluti per valorizzare il territorio, ovvio, e con la convinzione di attirare un turismo «sano» e creare posti di lavoro.