Giustizia

Patek Philippe rubato, è scoccata l'ora della sentenza

Condannati a 22 e 21 mesi (6 dei quali da espiare) due dei tre autori di una rapina ai danni di un gioielliere di Lugano
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Nico Nonella
28.04.2023 15:26

Ci hanno messo poco meno di dieci secondi per «scavarsi la fossa» da soli. Ossia il tempo necessario per rispondere al giudice Siro Quadri, che li stava interrogando. Dicevano di essere arrivati a Lugano per motivi turistici. Per scattare qualche foto. Insomma, una gita fuori porta di un giorno da Parigi alle rive del Ceresio. Peccato che quel 25 ottobre 2021, a Lugano i due imputati comparsi ieri davanti alle Assise correzionali - un 37.enne algerino e un 33.enne franco-algerino - avessero fatto ben altro, ossia rapinato un gioielliere di via Nassa, aggredendolo in un autosilo privato e alleggerendolo di un orologio Patek Philippe dal valore di svariate decine di migliaia di franchi.

Al momento di arrivare in aula era bene o male quasi tutto fatto; il processo avrebbe potuto svolgersi quasi come un rito abbreviato, con le rispettive richieste di pena di accusa e difesa contenute tra 8 e 6 mesi di carcere. E invece, la maldestra uscita degli imputati ha spinto la procuratrice pubblica Pamela Pedretti a chiedere per entrambi 22 mesi di carcere, 8 dei quali da espiare. Presi un po’ in contropiede dai loro stessi assistiti, gli avvocati Samuel Maffi e Lorenzo Fornara si sono battuti per una pena non superiore ai 6 mesi di carcere, contestando in particolare la qualifica giuridica del reato principale. Non rapina, che presuppone l’uso della forza nei confronti della vittima, ma «semplice» furto, in quanto l’orologio sarebbe stato sfilato dal polso del gioielliere. Di diverso avviso il presidente della Corte: «La fattispecie non può essere banalizzata come hanno fatto gli imputati. Sapevano esattamente che cosa stessero facendo e dietro c’era un piano ben definito». Il 37.enne che aveva aggredito il gioielliere è dunque stato condannato a 22 mesi (6 dei quali da espiare) e il 33.enne che aveva invece funto da autista a 21 mesi (6 da espiare). Entrambi sono stati espulsi dalla Svizzera per 6 anni.

Insomma, quello andato in scena nell’ottobre del 2021 è stata una rapina, orchestra a Parigi. Ad attuarla, oltre al 37.enne e al 33.enne c’era però un altro uomo, ancora uccel di bosco. I due imputati erano stati arrestati a Ginevra il 30 dicembre successivo, a bordo della stessa automobile usata per il colpo. Dell’orologio, manco a dirlo, nessuna traccia. Due giorni prima il 33.enne aveva accompagnato il terzo uomo per un sopralluogo e la banda era entrata in azione il 25. Ma se durante l’inchiesta l’autista ave ammesso di sapere che lo scopo del viaggiare era quello di compiere una rapina, nell’interrogatorio, in aula il 33.enne ha provato a cambiare le carte in tavola, affermando non sapere il reale motivo della trasferta luganese. «Pensavo che gli altri due uomini volessero incontrare dei parenti». Non è stato creduto e la Corte ha disposto anche la confisca dell’automobile, un’Audi A3, che verrà vanduta per risarcire la vittima (patrocinata dall’avvocato Fabrizio Colucci) per almeno 15 mila franchi. Certo, l’orologio vale molto di più (all’epoca dei fatti si parlava di 50 mila franchi mentre una stima lo valuta almeno 80 mila franchi. Ma su questo aspetto si pronuncerà una corte civile.

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