Sanità

Pediatrie al limite oltre San Gottardo: i pazienti arrivano in Ticino

Sei bambini con complicazioni dovute al virus respiratorio sinciziale sono stati trasferiti nel nostro cantone a causa della mancanza di posti letto negli ospedali della Svizzera tedesca – Il primario dell’EOC Giacomo Simonetti: «La forte ondata presto arriverà anche da noi»
Shutterstock
Martina Salvini
21.11.2022 18:00

«All’ospedale di Berna non sanno più dove mettere i bambini. Hanno anticipato le dimissioni di alcuni pazienti pediatrici per far posto ai nuovi ricoveri e hanno rinviato gli interventi di chirurgia elettiva». Il quadro tratteggiato dal dottor Giacomo Simonetti, primario dell’Istituto pediatrico della Svizzera Italiana, fa ben capire quale sia la situazione oltre San Gottardo, dove da qualche settimana i nosocomi stanno fronteggiando un’epidemia da virus sinciziale. «L’aumento dei casi è esponenziale e molto rapido», dice Simonetti. I posti letto scarseggiano, tanto che in alcuni casi si è già reso necessario trasferire i pazienti pediatrici fuori cantone. E, per la primissima volta, il Ticino si è ritrovato ad accogliere i bambini malati provenienti dal resto della Svizzera. «Non era mai successo», conferma il dottor Simonetti. «Testimonia bene quanto le pediatrie di tutto il Paese siano solidali tra loro e stiano lavorando in rete per garantire la massima efficienza nella presa a carico». Da mercoledì scorso, in Ticino sono arrivati sei piccoli pazienti dalla Svizzera tedesca. «Gli ultimi due sono arrivati proprio oggi. Altri, nel frattempo, sono migliorati e sono stati dimessi», racconta il primario.

Cos’è il virus RSV

La diagnosi è sempre la stessa: il virus respiratorio sinciziale (RSV). «Si tratta - spiega il dottor Simonetti - di un virus che causa un’infezione dei polmoni e delle vie respiratorie superiori». Nei bambini più grandi - dai 4 anni in su - si manifesta con raffreddore, mal di gola e tosse, mentre nei lattanti o nei bambini fino a 2 anni può provocare la bronchiolite, «andando a colpire le parti più piccole dei bronchi e degli alveoli con secrezioni polmonari». In questi casi, possono manifestarsi anche le difficoltà respiratorie. E le complicanze possono essere tali da richiedere l’ospedalizzazione. «La difficoltà respiratoria può rendere necessario l’utilizzo dell’ossigeno, o l’avvio di una terapia ventilatoria CPAP. Oppure, il bambino respira così velocemente da affaticarsi e non riuscire più a mangiare, quindi occorre alimentarlo con l’ausilio di un sondino nasogastrico». La maggior parte dei bambini ricoverati ha tra i 2 e i 7-8 mesi. «Il ricovero, normalmente, dura dai cinque ai sette-otto giorni. Nei casi più gravi si può arrivare all’intubazione, ma è molto raro».

Aumento marcato

Dopo alcuni alti e bassi, dalla scorsa settimana il virus respiratorio sinciziale ha preso a correre. «Osserviamo un aumento marcato anche in Ticino, mentre in Svizzera interna l’esplosione dei casi è avvenuta già qualche settimana fa», dice Simonetti. La situazione più critica si registra a Zurigo, Winterthur, Argovia e Berna. Ma anche a Ginevra e Losanna è in peggioramento. «I colleghi della Svizzera tedesca stanno sollecitando molto gli altri ospedali, chiedendo di poter inviare altrove i bambini. Anche noi stiamo cercando di fare la nostra parte, ma occorre una buona ponderazione. Non possiamo infatti rischiare di rimanere senza posti letto per i pazienti ticinesi».

I timori dei prossimi giorni

Al momento, spiega il primario dell’Istituto pediatrico della Svizzera Italiana, sono tra i 7 e i 10 i bambini ticinesi ricoverati per complicanze dovute a RSV nei quattro poli dell’EOC. «Abbiamo ancora disponibilità di posti, ma guardando alle prossime settimane sono preoccupato», ammette Simonetti. «La forte ondata che si registra adesso a nord delle Alpi, presto arriverà anche da noi. A quel punto, potremmo essere noi a dover chiedere l’aiuto degli altri ospedali, che, però, potrebbero essere ancora sotto pressione». Anche perché il problema non è solo di riuscire a trovare un numero sufficiente di posti letto, ma anche di reperire il personale pediatrico. «Di fronte a un picco di malati, dovremo essere in grado di trovare soluzioni creative. Se per i posti letto si può ad esempio pensare di trasferire alcuni pazienti pediatrici nei reparti degli adulti, oppure dimetterli in anticipo, più difficile è riuscire a garantirsi un numero sufficiente di medici e infermieri specializzati per la cura dei bambini».

In anticipo

Prima della pandemia, il virus respiratorio sinciziale circolava soprattutto tra dicembre e febbraio. Quest’anno, invece, ha fatto la sua comparsa in anticipo. «E sembra che tutti i bambini si siano ammalati in contemporanea», osserva Simonetti. Perché? Sul tavolo ci sono diverse ipotesi. «Potrebbe aver influito la pandemia, con le sue misure di protezione», rileva il primario dell’EOC. «Le mamme, probabilmente, indossando la mascherina non sono entrate in contatto con il virus e quindi non hanno trasmesso gli anticorpi ai propri bebè, che ora si ammalano più facilmente. Inoltre, al nord delle Alpi è aumentata la natalità, e il fatto che ci siano più bambini aumenta anche le possibilità che si ammalino».

In questo articolo: