Cultura

«Pensate davvero che avremo l'immunità diplomatica se distruggeremo il mondo?»

Pedro Wirz ha ricevuto ieri sera il Bally Artist Award 2023 a Palazzo Reali: «L'arte può essere più forte dei potenti, dobbiamo usarla bene»
Mattia Sacchi
04.06.2023 12:15

L'arte come un gioco. Un potentissimo gioco, che può dissacrare e mettere in discussione chi il potere cerca di detenerlo e mantenerlo ad ogni costo, con gerarchie e posizioni archetipiche e immutabili nella società. È questo il significato di fondo di «Immunità diplomatica», l'installazione con cui Pedro Wirz ha vinto il Bally Artist Award 2023. Ormai consolidatosi come uno dei più importanti riconoscimenti artistici svizzeri, il premio è stato consegnato ieri sera all'artista svizzero di origini brasiliane nel corso di una cerimonia a Palazzo Reali, che sarà anche la sede di una mostra personale di due mesi dell'opera vincitrice, composta da 13 sculture e 3 rilievi a parete.

«È la prima volta che consegno il Bally Artist Award - racconta Vittoria Matarrese, da pochi mesi direttrice della Fondazione Bally - e sono molto contenta di assegnarlo a un artista come Pedro, che è stato in grado di usare un linguaggio giocoso e ironico per un tema complesso ed estremamente profondo. Che riflette non solo su chi detiene una posizione di comando, ma anche su tutti noi invitandoci a pensare sul nostro ruolo nella società: pensate che godremo dell'immunità diplomatica il giorno in cui ci renderemo conto che non saremo in grado di affrontare le grandi sfide globali di cui sentiamo quotidianamente parlare?».

Nonostante il carattere scherzoso, Wirz non riesce a nascondere la sua emozione per il riconoscimento ricevuto: «Oggi sono qui a Lugano, dove sto facendo conoscenza di nuovi amici e di persone di enorme competenza artistica, mentre a casa ho una famiglia bellissima che mi aspetta. Sono consapevole dei miei privilegi e della mia fortuna. Ma non dimentico tutto il percorso che mi ha portato fino a qui, soprattutto le persone che mi hanno accompagnato, e soprattutto quanta paura possa fare il potere: sono nato in Brasile, ho visto persone ridotte in schiavitù venire costantemente bullizzate da chi si sentiva superiore a loro. Per questo con il mio lavoro ho cercato di far capire, con un linguaggio accessibile, quanto sia importante per noi capire dove siamo e cosa possiamo fare per migliorare le cose. In un momento storico dove abbiamo la possibilità di essere informati e coscienti di quello che accade intorno a noi non possiamo chiudere gli occhi».

Proprio la voglia di informarsi è alla base del lavoro dell'artista 42enne: «Non c'è niente di improvvisato, in quest'opera c'è tanto studio e tanti viaggi in giro per il mondo, dove ho cercato di capire le disfunzioni della nostra società per interpretarle nel mio lavoro. E anche l'allestimento, dove ho messo le sculture insieme, non è casuale: il potere tende a essere inavvicinabile e ad alimentarsi della propria impenetrabilità, facendo scudo insieme. Proprio per questo ognuno di noi è chiamato a gesti di bellezza per infiltrarsi in queste maglie e fare la differenza, con l'amore e la comprensione verso tutti gli esseri umani».