Processo

Per amore è rimasto senza un soldo

Trenta mesi a una prostituta rumena attiva in un locale del Luganese che ha spillato quasi mezzo milione di franchi a un cliente che si era invaghito di lei – L’ha ingannato raccontando bugie – Espulsa dalla Svizzera per 10 anni
In fumo anche il secondo e il terzo pilastro. © CdT/Gabriele Putzu
Valentina Coda
15.07.2022 14:22

Gli ha fatto credere di essere innamorata di lui, di aver bisogno di soldi per uscire dal mondo della prostituzione, per sfuggire alla vendetta di un’organizzazione criminale, per pagare le spese mediche della figlia e per comprare un appartamento in Romania dove vivere insieme e ricominciare una nuova vita. Ingenuo lui, perché è stato spogliato di tutti gli averi. Bugiarda lei, perché lo stava ingannando. Un agire che è valso a una 37.enne cittadina rumena una condanna a trenta mesi di carcere sospesi per un periodo di prova di tre anni per truffa per mestiere e dieci anni di espulsione dal territorio elvetico.

Un castello di menzogne

I fatti risalgono a un lasso di tempo che va da febbraio 2019 a settembre 2020. L’imputata, rea confessa e patrocinata dall’avvocato Pascal Delprete, ha conosciuto l’uomo in un locale del Luganese dove era attiva come prostituta. In poco più di un anno è riuscita, bugia dopo bugia, a sfruttare il sentimento che il cliente nutriva nei suoi confronti per spogliarlo completamente di tutti gli averi che disponeva. Stiamo parlando di quasi mezzo milioni di franchi, inclusi i soldi del secondo e del terzo pilastro. Il castello di menzogne, rivelatosi in seguito poco solido con l’arresto della donna, è stato costruito facendo sempre leva sui sentimenti del cliente. Le continue richieste di denaro venivano giustificate con la volontà di mettere un punto all’attività di prostituta, con il saldo di un debito del marito che sarebbe servito per sfuggire alla vendetta trasversale di un’organizzazione criminale, con il pagamento di spese mediche che avrebbero garantito le cure alle gravi malattie sue e di sua figlia. E infine con l’acquisto di un appartamento in Romania per lasciarsi tutto alle spalle e cominciare una nuova vita. Un inganno continuo e un reato «importante», quello commesso dalla donna, che il presidente della Corte delle Assise criminali Mauro Ermani ha riconosciuto in toto nell’atto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Andrea Maria Balerna. «Un conto è venire in Svizzera ed esercitare la professione con un regolare permesso, un altro è approfittarsi di persone fragili e deboli – ha rilevato Ermani durante la lettura della sentenza –. Ha già risarcito ottantamila franchi alla vittima, soldi che le sono stati versati da sua madre. Se sua madre aveva il denaro poteva evitare di venire in Svizzera a fare queste cose. La prostituzione è legale, ma non con queste modalità»