«Per arrivare ai 100 anni»

Undici mesi dopo, sono ancora loro - Dolfa, Giovanni Battista, Giancarlo e Constantin - a dare l’esempio. Loro, come gli altri 4 mila ospiti delle case per anziani ticinesi che hanno ricevuto la dose di richiamo del vaccino. Si è ripartiti da lì, da dove tutto era cominciato il 4 gennaio scorso. Questa volta, però, insieme al vaccino di Pfizer è arrivato anche l’antinfluenzale. «Una punturina su un braccio, e una sull’altro», spiegavano oggi agli ospiti gli operatori sanitari della casa per anziani Giardino e Soave di Chiasso. «Io faccio tutto quello che serve. Anche perché voglio arrivare a 100 anni», dice Dolfa, un’arzilla signora che di anni ne ha 98. «Non mi spaventa più niente. Sono sopravvissuta a un tumore al seno, e poi anche al coronavirus. Per fortuna quando mi sono infettata ho avuto solo un po’ di tosse, tutto si è risolto in poco tempo». E ora cerca di tenersi attiva il più possibile. «Cerco di fare tutto da sola. Mi faccio aiutare solo per mettere le calze elastiche». Anche nella fase acuta della pandemia, Dolfa assicura di non aver mai perso il buon umore: «Con mio figlio e i miei nipoti ci sentivamo sempre per telefono. Stiamo benone. Speriamo di continuare così, perché mia sorella ha 102 anni e io devo cercare almeno di eguagliarla».
Giancarlo, 88 anni, non si è neppure accorto della doppia iniezione. «Adesso che ho fatto il richiamo mi sento più tranquillo. Non ci ho nemmeno dovuto pensare. Appena giunta la proposta, ho subito dato la mia adesione. Infatti non riesco a capire quei giovani che rifiutano il vaccino». Non ha dimenticato la solitudine provata mesi fa, quando le visite nelle case per anziani erano state bloccate. «Ho due figli e quattro nipotini, mi mancavano tanto. Mi mettevo alla finestra, così almeno potevo vederli dalla strada», racconta, faticando a trattenere l’emozione. «È stato un momento difficile, e speriamo di non doverlo rivivere più».
Poco più in là, Giovanni Battista, 84 anni, chiacchiera con i fotografi: «Scattate pure, io sono fotogenico», scherza, mentre chiede ai medici di fare attenzione a non rovinargli la maglietta, «che mi serve per festeggiare l’onomastico». «Sono pronto a combattere e faccio tutto ciò che serve per campare a lungo», ci racconta. «Sa, io sono venuto al mondo sette mesi dopo la morte di mio padre. E sono il sesto figlio. Ne ho viste tante, ma la COVID è davvero un avvenimento straordinario. Non ho mai vissuto niente di simile, quindi credo sia giusto seguire le indicazioni che vengono dai medici e dai ricercatori. Loro ne sanno più di noi e se dicono di vaccinarsi, io lo faccio».
Anche Constantin, 67 anni, era felice di poter fare il richiamo. «Per la mia salute, ma anche per chi mi cura e mi sta vicino. Speriamo che dopo il richiamo possa tornare davvero un po’ di luce».
«Il miglior esempio possibile»
Alla casa per anziani di Chiasso, l’adesione è attorno al 90%. «Siamo soddisfatti. Lo spirito con cui i nostri anziani hanno affrontato il richiamo è il miglior spot possibile per promuovere la settimana di vaccinazione», sottolinea il direttore della struttura Fabio Maestrini. Gli ospiti «hanno sofferto molto la chiusura totale e l’interruzione dei rapporti con i familiari. E questo ha sicuramente avuto un grosso peso nella decisione di aderire al richiamo». Questi anziani, secondo Maestrini, «sono un esempio, non solo per la popolazione generale, ma anche per alcune categorie professionali». Già, perché tra gli operatori sanitari la copertura vaccinale è molto eterogenea.
«E accanto a strutture che raggiungono un tasso molto alto, ce ne sono altre in cui la percentuale lascia a desiderare», evidenzia Franco Tanzi, geriatra e responsabile dell’area medica di ADiCASI (Associazione Direttori Case Anziani della Svizzera Italiana). «Tra gli ospiti, il tasso di adesione è molto buono, così come lo era stato per la vaccinazione di base. Su un totale di 4.300 persone, entro domenica saranno vaccinati in 3.900». Al momento, spiega Tanzi, ci sono due focolai nelle case per anziani di Acquarossa e Faido. In totale, si contano circa 20 ospiti contagiati. «Anche per questo si è deciso di non attendere oltre e procedere con le somministrazioni di richiamo, con una settimana di anticipo rispetto al resto del Paese. Speriamo che con il loro gesto, gli anziani possano ricordare all’insieme della popolazione l’importanza del vaccino», conclude Tanzi.