Alle criminali

Per don Rolando Leo è l'ora del giudizio

Si apre domani il processo a carico del sacerdote già cappellano del Collegio Papio di Ascona – I reati di cui deve rispondere sono atti sessuali con fanciulli e persone inette a resistere, coazione e pornografia
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Locarno
13.08.2025 06:00

Atti sessuali con fanciulli e con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, coazione sessuale e pornografia. Sono questi i reati dei quali dovrà rispondere da domani, giovedì 14 agosto, don Rolando Leo di fronte alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (giudici a latere Renata Loss Campana ed Emilie Mordasini). Il dibattimento è previsto sull’arco di una sola giornata. Non è dunque escluso che la sentenza sia pronunciata già in serata.

La procuratrice pubblica Valentina Tuoni rimprovera al sacerdote di aver toccato nove giovani, cinque maggiorenni e quattro minorenni, nelle parti intime, sopra i vestiti, mentre eseguiva loro dei massaggi rilassanti. Solo in uno della quindicina di episodi a lui contestati, il presbitero - già cappellano del Collegio Papio di Ascona, nonché docente e assistente spirituale della Pastorale giovanile diocesana, oltre che responsabile dell’Ufficio dell’istruzione religiosa scolastica cantonale - sarebbe andato oltre ai toccamenti, arrivando a comportamenti più spinti. E questo approfittando del fatto che la sua vittima stesse dormendo. Le attenzioni malsane nei confronti delle sue vittime il 55.enne le avrebbe commesse tra il 2015 ed il 2023. L’accusa intende chiedere una pena superiore ai cinque anni, di modo che la Corte sarà composta anche dagli assessori giurati.

La scelta di rompere il silenzio

Gli episodi che hanno determinato l’arresto del sacerdote sono venuti alla luce dopo che uno dei nove giovani abusati decise di rompere il silenzio. Era il febbraio del 2024 quando decise di raccontare quanto subito all’amministratore apostolico Alain de Raemy. E questo dopo che le confidenze fatte nel 2021 all’allora Vescovo Valerio Lazzeri non avevano sortito alcun risultato. All’amministratore apostolico il ragazzo raccontò ancora una volta del comportamento avuto da don Rolando Leo nei suoi confronti. Dopo aver ascoltato le parole del giovane, Alain de Raemy si rivolse alla Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale allo scopo di accompagnare la vittima a condividere i fatti da lui vissuti e aiutarlo a decidere se sporgere denuncia. Ciò che il ragazzo decise di fare l’aprile successivo. Quatto mesi più tardi, era il 7 agosto 2024, il presbitero, patrocinato dall’avvocato Marco Masoni, venne arrestato. Da allora don Rolando Leo è in carcere dove, dallo scorso novembre, sta espiando anticipatamente la pena.

Quei file custoditi nel telefonino

La parte preponderante degli abusi di cui sarebbe protagonista il sacerdote e che verranno rievocati in aula, si sarebbe svolta in Ticino, più precisamente nel Sopraceneri, in diversi luoghi legati in qualche modo all’ambiente ecclesiastico. In una sola occasione i toccamenti nelle parti intime, poi andati oltre, sarebbero stati commessi mentre don Rolando Leo e la sua vittima si trovavano fuori cantone. Sui dispositivi elettronici sequestrati al presbitero, gli inquirenti hanno poi trovato del materiale a carattere pedo-pornografico. 

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