Per gli anziani la Greina è regina

Festeggiato il mezzo secolo di fondazione della casa anziani di Bellinzona che accoglie attualmente una sessantina di degenti
Da sinistra Biaggio, Sansossio-Cippà, Borner, Soldini, Branda e Bordoli.
Red. Online
29.08.2016 06:15

BELLINZONA - Mezzo secolo e non sentirlo. Ha qualche ruga sul viso, non tale però da nasconderne il sorriso. E la forma è sempre smagliante. La Casa anziani Greina di Bellinzona ha festeggiato sabato i 50 anni di fondazione, che in realtà cadranno ufficialmente il 29 ottobre 1966, giorno dell'inaugurazione. «È un pezzo di storia della città. Ne ha segnato in modo lungimirante la politica sociale», ha affermato il sindaco Mario Branda, al quale si è unito negli auguri il capodicastero Socialità e sanità nonché membro del Consiglio di amministrazione della struttura (in rappresentanza del Cantone) Giorgio Soldini. Presente pure la prima cittadina Lia Sansossio-Cippà. Dal canto suo Luca Borner, presidente della Società cooperativa costruzioni della Turrita (proprietaria e promotrice del complesso), ha puntualizzato come negli anni l'istituto si sia «continuamente adeguato alle nuove esigenze in campo geriatrico». Per i degenti, ha infine osservato un ospite, Libero Biaggio, Greina sta a significare – utilizzando le lettere che compongono il nome – gentilezza, rispetto, energia, interazione, novità ed amabilità.

La Casa anziani Greina è stata realizzata dall'architetto Augusto Jäggli con il ricavato della vendita delle cosiddette «case dei ferrovieri» del quartiere di Pratocarasso, denominato Stalingrado. Nel 1995 è stata completamente ristrutturata; nel 2006 è stata invece completata l'edificazione della nuova ala. Oggi ospita prevalentemente persone residenti a Bellinzona, nella misura dell'80%. Allo stato attuale tutti i 59 posti letto sono occupati. Quasi tutti i degenti provengono dal distretto, anche perché la struttura è convenzionata con Arbedo-Castione e Lumino, Comuni i quali hanno un diritto di precedenza. L'età media è di 86,5 anni (la paziente più anziana ha compiuto 101 anni in maggio, la più giovane ne ha 70), il 70% degli ospiti è di sesso femminile, mentre la degenza media è di circa 3,5 anni. L'istituto conta 43 stanze, di cui 27 singole, ed un reparto protetto per coloro che presentano problemi legati alle varie forme di demenza. Vi lavorano 85 collaboratori, corrispondenti a più di 60 unità a tempo pieno.

«Al momento dell'edificazione era stata pensata con un modello simile a quello che oggi chiameremmo appartamenti a misura d'anziano, per poi essere medicalizzata completamente a metà degli anni '90. Negli ultimi anni abbiamo notevolmente aumentato lo sforzo nell'ambito della formazione, sia interna sia soprattutto quella dei nuovi operatori del settore. Attualmente vi sono 7 persone in formazione nelle cure, due in cucina, una nell'alberghiero ed un'altra nel terapeutico, oltre a tutti i vari stage delle varie scuole», ci ha spiegato il direttore Andrea Bordoli. La tendenza, riscontrabile peraltro in altre case anziani, è infatti quella di un ospite che ha sempre maggiori necessità e che entra negli istituti per la terza età in «condizioni di salute già piuttosto compromesse. Si tratta di far convivere 2-3 generazioni di persone anziane con vissuti spesso molto differenti tra loro». Variegata è la proposta delle attività di animazione e terapeutiche: si va dalla fisioterapia alla musicoterapia, passando per la pet therapy (con cani ed asini), fino all'arteterapia. Si cercano inoltre sempre dei volontari per la gestione del bar al pomeriggio e per le uscite con le carrozzine.