Per Guido Sassi è tempo di lasciare piazza Riforma

«Se ci penso mi viene da piangere, perché per 45 anni piazza della Riforma ha fatto parte della mia vita, ma al tempo stesso sono felice, perché lascio a una famiglia storica di Lugano, che saprà continuare quel rapporto speciale che la piazza ha da sempre con la città». Guido Sassi prende il bicchiere di vino che ha davanti e ne beve un piccolo sorso. Seduto a un tavolo del Sass Cafè, il ristorante da lui fondato nel 2002, non nasconde le emozioni che sta provando in questi giorni. Dal prossimo 1. gennaio la gestione del Sass Café passerà infatti alla famiglia Mantegazza, che ha rilevato, appunto, il ristorante. E per Sassi, che oggi ha 73 anni e durante la sua carriera è arrivato a gestire fino a tre ristoranti in piazza della Riforma (l’Olimpia, il Federale e il Sass Café), questi non sono dunque giorni uguali agli altri. Quarantacinque anni in piazza, del resto, non sono pochi. Non possono scivolare via in un attimo, come un sorso di vino. Anche perché si intrecciano, e non possono fare altrimenti, anche con la storia di Lugano.
«Era il 1981 quando mio papà mi ha dato le chiavi dell’Olimpia - ricorda Sassi - avevo 29 anni, una grande passione per questo lavoro e un futuro ancora tutto da scrivere». Lugano era appena entrata negli anni ‘80. Anni di grandezza. Ma anche anni in cui piazza della Riforma era un simbolo. «Da qui passavano tutti, compresi i consiglieri di Stato appena eletti», ricorda l’imprenditore-esercente. Che non si è mai risparmiato nell’accoglienza e in un certo tipo di ristorazione, di classe e di eleganza. Come a voler tenere alto il nome della piazza anche offrendo un certo tipo di atmosfera ai suoi clienti. «Ho conosciuto molte persone, dai politici ai grandi personaggi. Sempre mantenendo un grande rispetto nei loro confronti, anche quando diventavano degli amici».
Eleganza, rispetto e accoglienza. Forse sono questi i tre principali aggettivi che hanno caratterizzato i ristoranti e i bar di Sassi in piazza. Ristoranti e bar in cui sentirsi bene e accolti, mantenendo una certa continuità con le radici e il passato. Da qui, da piazza della Riforma, è passata del resto la storia luganese. E lavorarci attorno significa anche avere cura di rispettarla. «Sono stato molto fortunato, ho fatto un bellissimo mestiere e conosciuto moltissime persone», riprende Sassi, facendosi un po’ malinconico. Ma solo un attimo. Perché la vita va avanti per tutti. E inoltre la sua ultima creatura, il Sass Cafè, appunto, passerà nelle mani dell’amico imprenditore luganese Mario Mantegazza, che raccoglierà il testimone per proiettarlo verso una nuova stagione di eleganza e continuità. «L’operazione di vendita è andata molto bene per tutti, anche per i miei collaboratori che rappresentano la mia famiglia e saranno mantenuti. Insomma, credo di aver fatto la migliore scelta possibile». Una scelta che chiude un capitolo ma allo stesso tempo dà anche continuità a quello che c’è stato prima. Dato che la nuova proprietà manterrà anche il nome del locale, che dunque continuerà a chiamarsi Sass Cafè.
Sassi riprende in mano il bicchiere di vino. Ne osserva il contenuto. Poi, lo rimette sul tavolo. Proprio in quel momento passa un suo conoscente. Lo saluta, prima di riprendere a parlare. «Cosa farò ora? Semplice, starò di più con la mia famiglia, che per forza di cose ho un po’ trascurato», ammette. Questo perché stare dietro al bancone in piazza della Riforma non è come farlo altrove. «Questa piazza ti coinvolge, ti prende». Sarà per via della sua storia o della sua aurea. O ancora per via delle stanze del potere che vi si affacciano. Oppure anche solo perché è qui che si festeggiano certi appuntamenti sentiti dalla popolazione. Di sicuro, per Sassi è stato un richiamo irresistibile. A dimostrarlo sono i 45 anni di carriera che l’hanno tenuto ancorato a questo luogo. Che ancora oggi guarda con un po’ di tristezza ma anche con la convinzione di aver dato tutto quello che aveva.
