Riva san vitale

Per i discussi pneumatici spunta l’opzione Riva

Presentato il progetto per l’insediamento di un deposito di copertoni nella zona industriale accanto al Laveggio – A promuovere il disegno è la stessa ditta che a Mendrisio ha subito due incendi di natura dolosa
La zona industriale lungo via Segoma. ©Cdt/Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
16.02.2022 19:10

La PM Ecorecycling di Mendrisio, ditta specializzata nel riciclo di pneumatici – balzata, suo malgrado, agli onori della cronaca perché vittima di due incendi di natura dolosa – potrebbe trasferirsi. Dove? A Riva San Vitale. Lo si deduce dal fatto che, recentemente, ha depositato all’Ufficio tecnico del Comune situato in riva al Ceresio una domanda di costruzione per il cambiamento di destinazione di parte di un fabbricato esistente. Stando al voluminoso incarto, la PM Ecorecycling avrebbe infatti intenzione di insediarsi su un sedime situato in zona Segoma dove al momento è presente una carrozzeria. Nello specifico la ditta continuerà, in buona sostanza, a svolgere quanto già oggi fa a Mendrisio: raccolta e messa in deposito di pneumatici, con l’installazione di una macchina (detta «doppiatrice») che serve a inserire i copertoni uno all’interno dell’altro per ridurre i volumi di materiale in vista dei trasporti per l’esportazione alla destinazione finale.

Più di settemila gomme

Il progetto allegato alla domanda di costruzione evidenzia che nel capannone verranno create due specifiche aree. La prima verrà utilizzata per «la lavorazione e lo smistamento degli pneumatici usati», la seconda per il loro deposito. Stando alle previsioni dello studio di ingegneria Bonalumi Ferrari Partner Sa potranno essere stoccati all’interno dello stabile fino a 7.200 gomme, pari a circa 57,6 tonnellate. Su tutta l’area, si apprende inoltre, è previsto un potenziamento del sistema di videosorveglianza: l’intero comparto – si legge – verrà monitorato da impianti di videosorveglianza e verrà dotato di lampade stradali a Led con rilevatori di movimento. Accorgimenti, questi ultimi, che non possono non ricondurre alla mente i due episodi per i quali la ditta, come detto suo malgrado, è stata protagonista. Stiamo parlando dei due incendi verificatisi nell’attuale sede, in via Campagna Adorna a Mendrisio. Il primo era avvenuto la notte del 2 dicembre 2016. Per spegnere le fiamme, allora, era stato necessario impiegare 71 pompieri e 20 veicoli in loro dotazione e i lavori si erano protratti per circa sei ore. Un secondo incendio si era sviluppato quattro anni più tardi, il 19 dicembre del 2020. Anche in quest’ultima occasione le fiamme erano divampate di notte. In entrambi i casi si era potuto appurare che i roghi fossero di origine dolosa: dietro alle azioni c’era la mano dell’uomo. I colpevoli, però, non sono mai stati identificati.

Prima toccò agli inerti

A Riva San Vitale, la ditta – qualora non si presentassero opposizioni e il Municipio concedesse la licenza edilizia – si insedierà a pochi passi dal Laveggio, in una zona industriale. Area che, in passato, è stata oggetto di un progetto – mai andato in porto – per l’insediamento di un’azienda attiva nella lavorazione di inerti. Era il 2017 e allora furono in parecchi a tentare di bloccare il disegno. Una raccolta firme – promossa dai Cittadini per il territorio – ottenne circa un migliaio di firme. «Cittadini» che presentarono altresì opposizione (in totale furono cinque), forti anche del sostegno di una cinquantina di privati. L’Esecutivo, in definitiva, non concesse la licenza edilizia perché in contrasto con l’istituzione di una Zona di pianificazione prevista per ridefinire le attività industriali in quel comparto.

Gli ostacoli non mancano

Anche l’insediamento della PM Ecorecycling a Riva San Vitale potrebbe essere oggetto di discussioni e potrebbe andare incontro a degli scogli anche a livello di Piano regolatore. Una conferma, in tal senso, giunge dal capodicastero edilizia privata Sergio Bedulli il quale premette che «la domanda di costruzione, come previsto dalla Legge, dev’essere pubblicata. Però – fa presente – per quel sedime è già in corso una procedura di regolamentazione viste le modifiche di Piano regolatore» citate poc’anzi. Un primo ostacolo potrebbe anche essere la natura dell’attività, ovvero quella di deposito, che non sarebbe confacente alla destinazione attuale, ovvero insediamento industriale e quindi «produttivo». Per Bedulli il progetto «sarà difficilmente attuabile anche perché i dispositivi sono chiari: ciò che non fa parte del concetto di zona industriale intensiva non è contemplato».