Per la Culla San Marco la strada è ancora in salita

Alcune sono filippine, altre italiane. Altre ancora indiane. È una gioia incrociarle mentre intonano i loro canti lungo le vie di Bellinzona. Le tredici suore della Culla San Marco hanno sempre un sorriso per tutti. Queste religiose che appartengono alle sorelle di Santa Maria di Leuca sono un’istituzione nella capitale: da decenni si occupano dei bambini da zero ai 3-4 anni ospiti del loro preasilo che ha sede in via Ravecchia 27. La struttura, gestita dall’omonima fondazione costituita nel 1933, dispone in tutto di cinquanta posti, di cui dieci dedicati ai bambini che vivono in internato perché le loro famiglie si trovano in forte difficoltà. Sempre più spesso mamma e papà sono costretti a lavorare, perciò la lista d’attesa per accaparrarsi un posto nel preasilo - aperto dalle 6.30 alle 19, da lunedì a venerdì - è lunga. Quello offerto dalle suore è oramai un servizio fondamentale per la comunità: tuttavia incombono nubi minacciose.
La riconoscenza
Quando bussiamo alla loro porta, ci invitano ad entrare nella sala d’aspetto. Prima di noi, ci aveva preceduto un ragazzino accompagnato da una donna. Sentiamo suor Trinidad, che è la direttrice, far mille domande entusiaste al giovane. Poi, dopo aver scattato una foto con il duo, ci raggiunge sorridente. «Scusatemi - si giustifica -, ma era un nostro piccolo ospite tornato a trovarci insieme alla mamma». Ci rendiamo conto che quello di cui siamo appena stati testimoni non si tratta di un fatto eccezionale, anzi. «Succede soprattutto a Natale. Molti dei nostri ospiti tornano per farci gli auguri e noi non riusciamo a contenere la nostra meraviglia nel vederli sempre più crescere», spiega commossa suor Maria Concetta, che è la madre superiora. «Pensi che c’è un nostro ex piccolo ospite che non ha mai mancato una festività - ricorda suor Trinidad -: oggi fa l’avvocato e ogni Natale ci porta i biscotti insieme ai suoi figli». Nel corso degli anni le suore hanno notato profondi cambiamenti nella società. Se prima accoglievano soprattutto bimbi di famiglie in difficoltà o problematiche, ora si tratta di figli di genitori entrambi impiegati. «Ci sono molti giovani che per sbarcare il lunario fanno molti sacrifici - dice suor Trinidad - e allora noi cerchiamo di aiutarli: ad esempio se non hanno l’auto, accompagniamo noi i loro figli a casa; oppure li teniamo più a lungo dell’orario previsto, oppure ancora li accogliamo prima delle 6.30». Le suore raccontano come a volte siano gli stessi genitori a chieder qualche consiglio oppure qualche parola di conforto. «Più che parlare li ascoltiamo - precisa suor Trinidad - in questa società frenetica spesso basta avere qualcuno che ti dia retta per sentirsi meglio».
La gara di solidarietà
Guardando fuori dalla finestra, notiamo diversi ponteggi attorno all’edificio. «Purtroppo ci sono state molte infiltrazioni d’acqua e ciò potrebbe compromettere gravemente la nostra attività», spiega preoccupata suor Trinidad. La Culla San Marco, il cui edificio principale venne costruito dall’architetto Augusto Jäggli nel 1961, necessita di una radicale ristrutturazione. La retta dei bimbi copre un terzo circa delle spese della struttura e di certo non basta per coprire un investimento tanto importante. Per garantire un futuro all’attività delle suore, già negli anni scorsi nacque l’Associazione amici della Culla San Marco: «Per riuscire a continuare a realizzare i progetti per il miglioramento della Culla San Marco, c’è bisogno dell’aiuto di tutti», come si legge sul loro sito. Da allora è scattata una gara di solidarietà tra i bellinzonesi. Una generosità che non si è mai interrotta. La Società Rabadan ha appena donato 10 mila franchi, lo stesso ha fatto il Patriziato di Ravecchia. Bellinzona Castles & Go, la gara podistica svoltasi tra le mura della Fortezza, in maggio aveva raccolto più di mille franchi e a settembre la manifestazione organizzata dal Kiwanis club Bellinzona e valli insieme ad altri enti e associazioni benefiche aveva ottenuto un grande successo. «La gente ci vuole bene», dice suor Trinidad. Purtroppo però la strada è ancora lunga e il tempo stringe. Il Cantone dovrà fare la sua parte, come pure la capitale: se un domani la Culla chiudesse verrebbero a mancare preziosissimi posti di preasilo e di alloggio dei piccoli in difficoltà. Molti pochi, come dice il detto, fanno un assai. Chi volesse informazioni per fornire un contributo può telefonare allo 091/825.12.58.