Per la «madre coraggio» c’è il permesso di dimora

«La storia, una volta tanto, è a lieto fine. E questo solo grazie alla sua grande tenacia unita all’aiuto che ha ottenuto dalla comunità che l’ha accolta al suo arrivo in valle». Nelle parole dell’avvocato Paolo Bernasconi è racchiusa tutta la soddisfazione per l’esito della travagliata e lunga vicenda amministrativa e giudiziaria di Khaleda e della sua figlioletta. Fuggite a piedi dall’Afghanistan martoriato dalla guerra, nel 2022 madre e figlia avevano trovato rifugio in Valle Verzasca dopo un viaggio che si può ben paragonare ad un calvario. Viaggio che era iniziato nel 2016 a Kabul e che dopo cinque anni aveva portato madre e figlia in Svizzera dove avevano depositato una domanda d’asilo. Ora, dopo una serie interminabile di ricorsi alle varie istanze cantonali e federali, la «madre coraggio» ha finalmente ottenuto il permesso di dimora nel nostro Paese. Ciò che le consente di continuare a vivere insieme a sua figlia e di lavorare come sarta non più in Verzasca, bensì a Gordola dove si è stabilita da qualche tempo.
L’incontro con gli amici
E proprio nell’appartamento che ha preso in affitto al piano, nelle scorse settimane la donna ha organizzato una festa per ringraziare tutti coloro che l’hanno aiutata nella battaglia che ha combattuto insieme al suo patrocinatore - l’avvocato Paolo Bernasconi, appunto - per poter rimanere in Svizzera e consentire così, soprattutto a sua figlia, di poter godere di una prospettiva di vita decisamente migliore rispetto a quella che avrebbe avuto in patria. Figlia che nel frattempo ha frequentato le scuole a Brione e che anche in futuro potrà seguire le lezioni insieme ai suoi compagni.
Rispedite in Slovenia
Ma riavvolgiamo il filo per ripercorrere l’odissea vissuta negli ultimi anni da Khaleda e da sua figlia. Il primo Paese dell’area Schengen nel quale la donna e la bambina si erano registrate nel 2021 è stata la Slovenia. Paese nel quale erano state rispedite in aereo dopo che la loro prima domanda d’asilo in Svizzera era stata rifiutata. Ma la 37.enne, non si era persa d’animo: nell’ottobre del 2022 aveva di nuovo raggiunto la Svizzera presentando una seconda domanda d’asilo. Anche questa rifiutata dalla Segreteria di Stato della migrazione. Da qui il ricorso al Tribunale amministrativo federale (TAF) che, il 28 novembre scorso, ha infine dato ragione alle due donne afghane ribaltando la decisione della SEM di rispedirle in Slovenia. Ed ora per Khaleda è finalmente giunto il permesso di dimora rilasciato dalle autorità ticinesi.
Due anni con il fiato sospeso
«Abbiamo trovato tanti amici che ci hanno aiutato a integrarci nella comunità verzaschese. Da chi mi ha insegnato, e lo sta ancora facendo, l’italiano, a chi ci è stato sempre vicino in questi mesi, anzi anni, contraddistinti dall’incertezza», ci aveva raccontato alla fine dello scorso anno Khaleda, quando dal TAF era giunta la notizia tanto attesa secondo la quale le due donne non sarebbero più state rispedite né in Slovenia, né in Afghanistan. Ora la «madre coraggio» avrà la possibilità di coronare il suo sogno: quello di aprire una sartoria tutta sua.