Politica

Per la manovra di rientro si prospetta un lungo slalom tra paletti stretti

Dopo l'incontro con il Governo si entra nel vivo dei lavori, ma trovare una convergenza non sarà facile
© Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
07.11.2023 21:30

Sullo spinoso tema della manovra di rientro vi è una sola certezza: non ci sono certezze. Oggi, il Governo ha incontrato i partiti in Commissione gestione e finanze, i quali hanno posto una lunga serie di domande all’Esecutivo su vari aspetti del Preventivo 2024. Un incontro definito dal presidente della Gestione Michele Guerra (Lega) come «un’audizione fiume». E ora, in attesa delle risposte del Governo, gli stessi partiti hanno iniziato ad avanzare proposte e prime ipotesi di lavoro. Ma il tempo stringe e di vere e proprie convergenze non se ne vedono all’orizzonte. Ci sono poi anche diversi punti di domanda sulla manovra. Ad esempio: la riforma della legge tributaria finirà per essere ritardata, oppure rientrerà nel preventivo? Oppure, i tagli ai sussidi di cassa malati (criticati da più parti) giungeranno anch’essi nel documento che sarà votato dal Parlamento? Insomma, anche se, come vedremo, gli stessi partiti al momento si dicono disposti a discutere, di strada da fare prima di giungere a un eventuale compromesso ce n’è ancora parecchia.

Strategie diverse

A mente del PLR, ad esempio, la priorità in questa fase è definire i paletti entro i quali muoversi. Detto altrimenti, come spiega la capogruppo Alessandra Gianella: «Siamo tutti concordi sull’ammontare del deficit di 95 milioni?». Una volta chiarito questo aspetto, «possiamo entrare nel merito delle misure». E su questo fronte il PLR apre al confronto con gli altri partiti. «Se ci sono alcune misure che non piacciono si può pensare di sostituirle con altri interventi della stessa portata finanziaria». Per esempio, aggiunge, «se le misura riguardante i sussidi di cassa malati non piace, occorre trovare una misura compensativa dello stesso importo». Ma per fare ciò , puntualizza Gianella, «deve esserci la disponibilità degli altri partiti. Anche perché, con i numeri oggi presenti in Parlamento, l’unica maniera per ‘portare a casa’ la manovra è tramite un compromesso. Ma mettere d’accordo almeno tre partiti non sarà un esercizio semplice». Per il PLR un altro aspetto importante è quello di «ragionare nel complesso», includendo nelle trattative sulla manovra anche la riforma tributaria e l’imposta di circolazione. «Non si può ragionare in compartimenti stagni – chiosa la capogruppo – perché le cifre devono quadrare nell’insieme».

Se da una parte c’è il PLR che spinge per includere il dossier della tributaria nel pacchetto della manovra è anche perché sul fronte opposto c’è chi chiede di rimandarla. Per il PS, come spiega il capogruppo Ivo Durisch, «occorre perlomeno rimandare la riforma tributaria a quando i conti saranno in ordine». In questa fase, secondo i socialisti, la riforma fiscale «non ce la possiamo permettere». Tornando alla manovra, per il PS i «paletti» invalicabili sono essenzialmente due: i tagli ai sussidi di cassa malati e i tagli al sociale. «Come avvenne nel 2016, noi siamo disposti a discutere con gli altri partiti. Ma in questo preventivo ci sono almeno due grosse aree di risparmio che per noi non sono accettabili». Insomma, il PS è disposto a discutere, ma non a tutti i costi. Per dirla con Durisch: «Togliete quelle due misure e poi sul resto possiamo parlare».

A questo punto, dunque, va pure detto che proprio la misura riguardante i sussidi di casse malati è quella che, in maniera trasversale tra i partiti, sta raccogliendo più critiche. Detto del PS che vorrebbe eliminarla, anche gli altri partiti di Governo (PLR, Centro e Lega) hanno chiesto chiarimenti all’Esecutivo per capire quale sarà l’impatto concreto della misura. In soldoni, se dagli approfondimenti emergerà che la misura tocca troppo il ceto medio, le probabilità che venga eliminata (o ritoccata) si faranno concrete.

Dal canto suo, come ci spiega a nome della Lega Michele Guerra, per il Movimento di via Monte Boglia «il presupposto iniziale è quello di evitare come la peste aumenti di tasse o imposte». Detto ciò, «la Lega vuole misure più forti a carico dell’amministrazione». Mentre sull’imposta di circolazione si pone contro un aumento del prelievo. E sulla riforma tributaria il concetto è chiaro: «Se si vuole aumentare il moltiplicatore senza misure compensative per il ceto medio noi non ci stiamo».

Infine, il Centro, che critica la mancanza di misure strutturali nella manovra. «È evidente che siamo molto lontani dall’obiettivo del pareggio di bilancio ed è altrettanto evidente che, guardando ai prossimi anni, la manovra del Governo è largamente insufficiente», spiega il capogruppo Maurizio Agustoni. Ecco perché per il Centro ora la conditio sine qua non «è quella di avviare un esame della spesa pubblica svolto da un ente esterno e indipendente». Anche perché, rimarca Agustoni, «se non si facesse ciò, il rischio che vedo all’orizzonte è che qualche partito arrivi a chiedere un aumento delle imposte».