Per undici giorni al centro della Storia

Quattro anni possono sembrare molti, ma passano in un soffio. Bisogna dunque che Locarno cominci a riflettere su come sottolineare il secolo trascorso da quegli 11 giorni che la videro al centro della Storia europea. Un evento ormai lontano nel tempo, che ha però lasciato tracce indelebili sulle rive del Verbano, tangibili e non. A ricordare il ruolo fondamentale della città nel processo che contribuì al breve periodo di distensione e di collaborazione tra le nazioni europee dopo la Prima guerra mondiale, restano tre toponimi: la via e il parco della Pace e i giardini Rusca (dedicati a Giovan Battista Rusca, il sindaco locarnese che accolse i diplomatici europei). Nella tradizione è poi entrato il cosiddetto «esprit de Locarno», al quale si fa spesso riferimento quando si tratta di parlare di apertura e di impegno civile. Poi ci sono gli aspetti più «spettacolari», grazie alla concentrazione di storiche celebrità che si diedero appuntamento da noi, fra il 5 e il 16 ottobre 1925, per partecipare a quella che è entrata negli annali come la Conferenza della pace, i cui accordi finali furono firmati a Londra il primo dicembre dello stesso anno. Tanto che nel palazzo di Westminster, la sede londinese del Parlamento britannico, vi sono alcuni locali (fra l’altro visitabili dal pubblico) denominati «Locarno Suite». Per tornare ai nomi dei partecipanti, spicca quello del rappresentante dell’Italia – Benito Mussolini – mentre per il Belgio giunse in città il ministro Emile Vandervelde. La Francia inviò Aristide Briand, la Germania Gustav Stresemann e la Gran Bretagna Austen Chamberlain. A questi ultimi tre protagonisti, nello stesso anno della Conferenza di Locarno, proprio per sottolineare il loro impegno nell’allestimento dei trattati stipulati sulle rive del Verbano, fu conferito il Premio Nobel per la pace. Nell’agglomerato restano inoltre diverse altre tracce di quell’evento, riunite in una sorta di percorso che permette di seguire le tracce dei diplomatici. Ne fanno parte, ad esempio, il santuario della Madonna del Sasso di Orselina, sulla cui facciata s’illuminò la scritta «PAX» durante le notti della conferenza. Le delegazioni di Francia, Belgio, Gran Bretagna e Italia furono ospitate nello storico Grand Hotel di Muralto (anche se Benito Mussolini fu accolto nella villa Farinelli, sempre a Muralto, dove risiedeva l’allora vice console). La delegazione tedesca preferì invece alloggiare separata dagli altri e scelse l’albergo Esplanade di Minusio. Fulcro dell’evento fu però il palazzo del Pretorio (proprio per questo la strada su cui si affaccia l’edificio divenne via della Pace). Le principali riunioni si svolsero nell’aula penale, che mantenne più o meno lo stesso aspetto (con il caratteristico grande lampadario rotondo) fino alla ristrutturazione di una decina di anni fa. La sala conserva ancora una testimonianza dei quei giorni: una grande fotografia delle delegazioni al lavoro per cercare di consolidare la pace in Europa. L’illusione si infranse però nel 1936, quando Adolf Hitler impugnò gli Accordi di Locarno.
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