Per Villa Rezzonico è l'ora dei saluti

LUGANO - Nihil obstat. Niente, almeno a livello giuridico, impedisce la demolizione di Villa Rezzonico, residenza liberty costruita negli anni '30 in via Foletti 20 a Massagno e sede in passato del consolato di Croazia. Nelle scorse settimane, nonostante l'opposizione di alcuni cittadini, è cresciuta in giudicato la licenza edilizia concessa dal Municipio per la trasformazione dell'edificio in uno stabile residenziale. Il progetto prevede una palazzina moderna di quattro piani più il pianterreno, un'autorimessa interrata e una terrazza-solarium sul tetto. Otto in tutto gli appartamenti prospettati, mentre all'esterno verrà creato un giardino.
Cinque anni in freezerVilla Rezzonico è comparsa sulle nostre pagine per la prima volta nell'ottobre del 2013, quando le modine posate attorno alla residenza preannunciavano la sua fine e tracciavano i contorni di ciò che l'avrebbe sostituita. Il tutto è stato però messo in stand-by dal Municipio, che in quel momento stava studiando una modifica del Piano regolatore per tutelare tutti gli stabili di pregio nel comune. Il «congelamento», come ci aveva spiegato a suo tempo l'Ufficio tecnico, non era un «no» al progetto, ma «una misura sospensiva prevista dalla legge sulla pianificazione del territorio» che poteva avere effetto per un massimo di due anni. Quando il termine è scaduto, la variante non era ancora stata pubblicata. Il Municipio l'aveva inviata al Cantone per il classico preavviso un anno dopo, nel 2016, ma soprattutto aveva escluso l'ex consolato croato dalla lista degli edifici da tutelare. Considerando concluse le riflessioni su quali manufatti salvare e quali no, l'autorità comunale ha ripreso in mano il progetto relativo a Villa Rezzonico – che due anni prima aveva incassato il preavviso favorevole del Dipartimento del territorio – e ha deciso come se fosse di fronte a un edificio qualsiasi: permesso edilizio accordato.
Fino al TramLa concessione della licenza è stata contestata da un gruppo di abitanti di Massagno che si è appellato prima al Consiglio di Stato e poi al Tribunale cantonale amministrativo, invano. Per il Tram è stata decisiva la situazione giuridica nel momento in cui l'Esecutivo ha accordato la licenza: i due anni di sospensione del progetto erano scaduti e nessuna autorità aveva adottato altre misure che potessero bloccarlo, come la zona di pianificazione caldeggiata dall'Ufficio cantonale dei beni culturali, che era contrario alla demolizione. Ma allora – viene da chiedersi – perché il Cantone non ne ha tenuto conto e ha rilasciato un preavviso favorevole? La contraddizione è evidenziata anche nella sentenza del Tram, che cita poi il «cambio di opinione» del Municipio: prima ha fermato il progetto e poi ha escluso Villa Rezzonico dalla cerchia degli stabili protetti. Massagno però non ci sta e spiega che la sospensione era dovuta allo studio in corso sui vari edifici, non alla volontà di salvare l'ex consolato.