Perequazione: passo avanti, «ma è ancora insufficiente»

Si muove qualcosa attorno alla perequazione finanziaria intercantonale. E il Ticino, in futuro, potrebbe ricevere 9 milioni di franchi in più. Pochi, rispetto a quanto rivendica da anni la politica ticinese. Ma, in tempi di ristrettezze finanziarie, può comunque essere considerato un passo positivo.
Ad annunciare la possibile novità è stato Norman Gobbi durante la conferenza stampa seguita l’incontro con la deputazione ticinese alle Camere. Già. Ma che cosa è successo? In sostanza, il Consiglio federale ha messo in consultazione una modifica dell’ordinanza sulla perequazione finanziaria, che prevede una diversa base di calcolo per una nuova redistribuzione del reddito dei frontalieri. Oggi, nel complicato sistema di formule che porta a definire quanto spetta a ogni Cantone (o quanto deve versare), il Ticino risulta svantaggiato non solo dal declivio, bensì anche dai lavoratori non residenti. Nell’indice di forza finanziaria, viene infatti incluso il reddito generato dall’imposta alla fonte, ma non il numero dei frontalieri. Ciò porta a un PIL pro capite che non corrisponde alla realtà. Dopo anni di tentativi, una delle rivendicazioni ticinesi ha però trovato terreno fertile presso la «ministra» delle finanze Karin Keller-Sutter, che si è detta disposta a colmare (in parte) questo svantaggio. Di qui, appunto, la proposta del Consiglio federale di rivedere il sistema. Se la consultazione non riceverà troppi «no» da parte dei Cantoni, il nuovo calcolo entrerebbe in vigore a partire dal 1. gennaio 2027. Nulla da fare, dunque, per il Preventivo 2026 del Cantone. Il Governo, pur specificando il margine di incertezza, aveva previsto un’entrata aggiuntiva di 7,5 milioni di franchi dovuta proprio alla revisione dell’ordinanza. Come visto, però, se tutto andrà nella giusta direzione, la «nuova» perequazione arriverà solo a partire dall’anno dopo. Torna dunque d’attualità il meccanismo del freno ai disavanzi. Il Preventivo 2026 prevede un deficit di 97,4 milioni, mentre la soglia del meccanismo è posta a 109 milioni (limite massimo di disavanzo possibile). A questo punto, però, al deficit vanno aggiunti i 7,5 messi a preventivo dovuti alla perequazione. Tradotto: per non sforare il freno al disavanzo, ora mancano solo 4 milioni.
Ci si proverà ancora
«Si tratta di un piccolo passo nella giusta direzione, ma ancora insufficiente per correggere le crescenti disparità finanziarie tra i Cantoni», osserva Gobbi al CdT. «Ne abbiamo avuto la prova con la presentazione dei preventivi per il 2026, dove abbiamo constatato che i Cantoni ampiamente beneficiari della perequazione prevedono risultati d’esercizio largamente positivi e trovano nel contempo spazio per attuare sgravi fiscali per centinaia di milioni di franchi. Queste situazioni confermano che lo strumento della perequazione non è più adeguato e presenta alcuni palesi limiti che rischiano di minare fortemente la coesione nazionale». Da parte sua, la presidente della Deputazione ticinese Greta Gysin ha spiegato che questa possibile modifica «è comunque una piccola luce». La rivendicazione di fondo, però, rimane. Nonostante i teorici 9 milioni in più. Ancora Gobbi: «Continueremo a lavorare per ottenere un cambio più generale e un sistema più equo anche per il Cantone. Questo sarà però possibile solo con un orizzonte temporale più lungo. Nel corto termine ci concentreremo soprattutto sulla proposta del Consiglio federale di una compensazione straordinaria da destinare ai Cantoni finanziariamente più deboli per attenuare le ripercussioni del pacchetto di sgravio 27. Si tratta di 60 milioni di franchi per cinque anni. Anche in questo caso, non sono previsti versamenti per il Ticino che risulterebbe vittima, ancora una volta, di una palese disparità di trattamento rispetto ad altri Cantoni che già invece beneficiano fortemente della perequazione delle risorse». Il Cantone da un lato chiederà di correggere alcune disparità di trattamento, come nelle misure previste nell’ambito della perequazione finanziaria, dall’altro invita il Parlamento a evitare ricadute sui Cantoni di nuovi oneri e costi dovute alle misure di risparmio federali, evidenzia ancora il presidente del Governo.
Durante l’incontro tra deputazione e Governo, inoltre, è stato sollevato il tema di FFS Cargo. Oggi, l'Esecutivo e deputati hanno incontrato i vertici delle FFS. L’anno prossimo, è stato detto, la riorganizzazione proseguirà. Ma, come è stato sottolineato da Gobbi e Gysin (che a dicembre lascerà la carica di presidente a Piero Marchesi), «ci sarà un occhio di riguardo per il Ticino».
