Permesso ai sans-papier, un’idea che non fa breccia

Salvo clamorose sorprese, il Ticino non regolarizzerà la situazione dei sans-papier. Proposte in questo senso, lo ricordiamo, erano contenute in due mozioni. La prima, risalente al 12 marzo di quattro anni fa e presentata dai deputati Gina La Mantia e Carlo Lepori (PS), chiedeva al Governo di seguire l’esempio del progetto Papyrus ginevrino (che, in buona sostanza, allenta i paletti per ottenere un’autorizzazione di soggiorno). La seconda, risalente al 20 aprile 2020 e presentata per i Verdi del Ticino da Andrea Stephani, che chiedeva la regolarizzazione, attraverso la possibilità di ottenimento di un permesso B, di tutti gli stranieri impiegati illegalmente in Svizzera negli ultimi cinque anni prima della pandemia e indipendenti economicamente, nonché l’istituzione di un’amnistia cantonale per quanto riguarda il lavoro nero, con la possibilità di regolarizzare la propria posizione lavorativa senza conseguenze penali e amministrative.
Casistiche non paragonabili
Ebbene, in Commissione Costituzione e leggi, ieri, sono stati firmati due rapporti. Quello di maggioranza della relatrice Sabrina Aldi (Lega) si allinea in buona sostanza alla posizione del Consiglio di Stato, il quale – nel suo messaggio del 14 ottobre 2020 – proponeva al plenum di respingere entrambi gli atti parlamentari. Per quanto riguarda la richiesta di seguire l’esempio ginevrino – ossia regolarizzare chi vive in Svizzera da 10 anni (5 per le famiglie) ed è integrato e ha un lavoro – l’Esecutivo e la maggioranza commissionale ritengono che l’attuale prassi in materia di casi di rigore sia «più consona» alle esigenze del Ticino in quanto «permette di regolarizzare la presenza di cittadini stranieri sul nostro territorio senza un valido titolo di soggiorno in casi particolarmente gravi». Inoltre, il Consiglio di Stato ritiene che nel nostro cantone non sussista una casistica paragonabile alla situazione ginevrina, «dove stanno beneficiando del programma soprattutto donne provenienti dall’America latina, con un’età media di 44 anni, madri di uno o più figli e impiegate nel settore dell’economia domestica». La SEM stima che nel nostro cantone vi siano da 300 a 800 sans-papier, mentre il progetto Papyrus «ha permesso la regolarizzazione di 2.390 persone, per la maggior parte famiglie (427), vale a dire 676 genitori e 727 minori, a cui si aggiungono 24 coppie senza figli e 929 persone singole».
Governo e maggioranza commissionale propongono di respingere anche la proposta ecologista in quanto ritengono che la richiesta di regolarizzazione di tutti gli stranieri impiegati illegalmente negli ultimi 5 anni «pone un problema di conformità al diritto superiore sia nell’ambito delle autorizzazioni nel contesto del diritto degli stranieri che a livello di disposizione per il mancato pagamento di contributi delle assicurazioni sociali».
«Sarebbe un aiuto»
Di parere opposto la minoranza della Costituzione e leggi. Nel rapporto della socialista Daria Lepori (sottoscritto da PS e Verdi) vengono invece evidenziati i risultati del progetto Papyrus, il quale potrebbe «migliorare sensibilmente la situazione di persone che non pesano sulla collettività, che creano benessere con il lavoro che svolgono e il cui unico “difetto” è di non riuscire a mettere in regola la loro situazione». Di qui, dunque, la proposta della minoranza commissionale di accogliere parzialmente la mozione di La Mantia e Lepori e il primo punto della mozione di Stephani. In buona sostanza, Lepori chiede al Consiglio di Stato di fissare con la SEM «criteri per la richiesta di ottenimento del permesso di dimora B – in particolare l’integrazione (misurata attraverso la durata del soggiorno e la padronanza della lingua), la situazione professionale e finanziaria, la situazione familiare e il rispetto dell’ordinamento giuridico svizzero – e di mettere in atto, tramite le organizzazioni private che offrono la consulenza a persone straniere, le misure accompagnatorie necessarie per facilitare a coloro che rientrano nei parametri la preparazione del dossier.
La palla al Parlamento
Sia la maggioranza che la minoranza della Commissione giustizia a diritti propongono invece di respingere l’istituzione di un’amnistia cantonale per il lavoro nero in quanto «contraria al diritto superiore». La palla passa ora al plenum, che si esprimerà nella sessione di fine maggio.