Permesso G negato, ma la condanna alla frontaliera «è lontana nel tempo»

Una cameriera italiana ha vinto la sua battaglia legale a quasi due anni dalla decisione della Sezione della popolazione di non rilasciarle un permesso G. La richiesta era stata respinta nel novembre del 2017, preso atto dell’estratto del casellario giudiziale dal quale emergeva una condanna (comminata nel 2008 e poi condonata) a 2 anni e 8 mesi per acquisto, detenzione e vendita di stupefacenti. La donna era stata ritenuta «una minaccia reale e sufficientemente grave per la società».
Il suo successivo ricorso era stato respinto sia dal Consiglio di Stato che dal Tribunale cantonale amministrativo (TRAM). Quest’ultimo aveva concluso che, essendo stata nel frattempo licenziata, la donna non avesse un interesse «pratico e attuale» all’ottenimento del permesso. Il 16 marzo scorso, però, il Tribunale federale (TF) aveva contestato questa tesi e rinviato gli atti al TRAM per una nuova decisione. In una sentenza dello scorso 14 giugno pubblicata negli scorsi giorni il TRAM, pur riconoscendo la gravità del reato, aveva rimarcato che lo stesso «è da ritenersi ormai lontano nel tempo» e dunque, alla luce dell’attuale giurisprudenza meno restrittiva del TF, non rappresenta un ostacolo all’ottenimento del permesso G.