Lugano

Piano direttore: che succede? Ritardi, silenzi e impazienza

Cresce l’attesa per il documento che armonizzerà i piani regolatori di Lugano e guiderà il suo sviluppo – È da mesi sul tavolo del Municipio, che su alcuni aspetti non è compatto – La politica preme, Lombardi prende tempo
© CdT/Chiara Zocchetti

Che fine ha fatto il Piano direttore comunale? Domanda mica da poco, visto che stiamo parlando dello strumento che delineerà la Lugano del futuro dal punto di vista territoriale e urbanistico, oltre ad armonizzare gli attuali ventun Piani regolatori della città. Un esercizio titanico, è bene sottolinearlo, portato avanti (e a termine) dallo Studio Paola Viganò (che si era aggiudicato il mandato per allestirlo), dal Collegio di esperti e dai funzionari del Comune. Il documento è inchiodato sul tavolo del Municipio, e non si muove. I membri dell’Esecutivo hanno sensibilità diverse per quanto riguarda alcuni aspetti. Esiste quindi una visione per Lugano, ma non è condivisa. Intanto, il dossier accumula ritardo (doveva sbloccarsi a inizio anno), la politica si spazientisce e gli interrogativi fioccano.

Il rischio del pantano

Le domande sui motivi del ritardo si susseguono da tempo, ma le risposte stentano ad arrivare. Il tema era tornato sui banchi del Consiglio comunale quando la passata legislatura era ormai agli sgoccioli. Durante la discussione sull’adeguamento del Piano regolatore intercomunale del Piano della Stampa alla Legge sullo sviluppo territoriale, l’allora vicecapogruppo del PLR Luca Cattaneo aveva ricordato quanto scritto dall’Esecutivo in quel messaggio, ovvero che «l’allestimento del PDcom sta volgendo al termine». La tempistica per la sua approvazione, però, è slittata varie volte. Una parziale risposta sui ritardi, a Cattaneo, l’aveva fornita il municipale responsabile della pianificazione Filippo Lombardi:«Da tempo il nostro dicastero ha terminato il suo lavoro tecnico e consegnato il documento al Municipio, che deve essere convinto nel suo insieme: votando a maggioranza, ci troveremmo nel pantano al momento di applicarlo». Poi era tornato a calare il silenzio. Comprensibile, da una parte, visti i delicati equilibri tra i membri dell’Esecutivo sul tema. Dall’altra, però, ci si chiede perché non ci siano stati sviluppi. O meglio, quali siano ancora i nodi da sciogliere, quale sia il livello di consenso sul PDcom da parte dei municipali e quali siano i motivi di questo ritardo. Inoltre, se anche la politica si sta continuamente interrogando, è verosimile che non sia stata aggiornata sull’andamento del dossier. Un dossier che è con distacco il più importante sul tavolo della Commissione della pianificazione, all’interno della quale potrebbe quindi cominciare a circolare una certa impazienza.

Quei segnali

Ci sarebbe piaciuto porre tutte queste domande a Lombardi, il quale tuttavia, per il momento, ha preferito non entrare pubblicamente in materia. Alcune perplessità, secondo nostre informazioni, sarebbero da ricondurre a un fronte interno al Municipio che storce il naso sulle visioni legate alla mobilità sostenibile.

Ma è un dibattito in atto da tempo in tutta la politica cittadina, e non è un mistero che una parte di essa ritenga le nuove visioni in materia troppo punitive nei confronti degli automobilisti. Una testimonianza di questo «conflitto» l’avevamo avuta la scorso febbraio in Consiglio comunale, quando il Municipio aveva rimediato una batosta sull’introduzione, bocciata, di nuove regole sui posteggi privati. Dalla discussione era emerso un certo scetticismo sull’idea, che sarà parte integrante del Piano direttore comunale, di una Lugano con molte meno auto sulle strade. «Un’idea che a parole sembra condivisa da tutti – aveva commentato con amarezza e fastidio lo stesso Lombardi quella sera – poi nei fatti...».

Di cosa parliamo

Ma cosa prevede la visione pianificatoria di Paola Viganò, che ridisegnerà Lugano per i prossimi decenni? Stiamo parlando di un Piano direttore comunale orientato alla transizione urbanistica, culturale ed ecologica che propone, tra le altre cose, di lasciarsi alle spalle il concetto di quartiere e di ripensare radicalmente il trasporto pubblico. Innovativo è anche l’approccio scelto dal Municipio, che non vuole imporre alla popolazione una visione calata dall’alto. Proprio per questo motivo, l’Esecutivo ha optato per un processo partecipativo in cui i cittadini hanno la possibilità di dire la loro. Auspicava un ampio dibattito pubblico, il Municipio, ma le prese di posizione «dal basso», a suo tempo, erano risultate un po’ sotto le aspettative rispetto all’importanza del tema.

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