Picchiatore e torturatore condannato a 7 anni

Sette anni di galera (e un trattamento ambulatoriale). È questa la pena inflitta oggi dalla Corte delle assise criminali di Lugano presieduta dal giudice Curzio Guscetti al 22.enne del Luganese che la notte del 6 luglio dell’anno scorso fuori da una discoteca di Lugano ha dato due calci alla testa a un 23.enne apparentemente privo di conoscenza a terra, e nel 2023 ha rapito e sequestrato un uomo in un fienile a Vezia per questioni di soldi. L’accusa sostenuta dal procuratore pubblico Simone Barca aveva chiesto 8 anni e 6 mesi, mentre l’avvocato della difesa Stefano Stillitano si era speso per una ridimensionamento della pena.
Tentato omicidio, rissa, sequestro di persona e rapimento, infrazione alla Legge federale sulle armi (per aver detenuto tutta una serie di coltelli) e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti (per aver consumato cocaina ed ecstasy). Sono stati queste le accuse confermate da Guscetti.
«È stato uno dei carnefici»
Giudice che esprimendosi sul rapimento e sul sequestro si è detto colpito dalla crudeltà messa in atto dal 22.enne che non ha esitato a picchiare la vittima anche con un tubo della doccia, uno sgabello e a infierire gettandole addosso la sua urina e mettendole la testa in un catino con dell’acqua. Pur non avendo tornaconti economici o relazioni con la vittima, il giovane, ha sentenziato Guscetti, «è stato uno dei principali carnefici del branco», muovendosi «per il puro piacere di sottomettere la vittima con una violenza gratuita». Di più. La sua figura è stata «quella di un torturatore che ha approfittato della situazione per dare sfogo al proprio istinto sadico, traendone godimento».
Il 22.enne aveva partecipato a quella che il giudice ha definito «una missione punitiva» assieme ad altre tre persone, nel frattempo già condannate, per, come detto, una questione di soldi. La vittima del rapimento e del sequestro aveva un debito nei confronti di un membro della banda. Che la sera del 16 agosto 2023 aveva organizzato la rappresaglia nei suoi confronti, prima rapendolo da casa sua, poi portandolo in un fienile del Luganese, dove per più di 4 ore era stato picchiato e percosso per farsi dare indietro il denaro mancante: 20mila franchi.
«Immagini scioccanti»
Ma la Corte, composta anche dai giudici a latere Fabrizio Monaci e Giovanna Canepa Meuli e dagli assessori giurati, non avuto nemmeno dubbi sull’accusa di tentato omicidio per il pestaggio ai danni di un 23.enne avvenuto a tarda notte il luglio scorso fuori da un esercizio pubblico di Lugano. «I due colpi inferti alla testa con i calci - ha spiegato Guscetti - potevano determinare lesioni letali. Se questi calci avessero colpito altre parti del cranio e non solo la mandibola, la vita della vittima poteva essere in pericolo». A inchiodare il 22.enne sono state in particolare le immagini della video sorveglianza della discoteca. Immagini «che nello spettatore - ha proseguito il giudice, riferendosi al secondo calcio - causano un sentimento di stupore e un brivido dietro la schiena». Questo perché il secondo colpo inferto è stato «di elevata intensità e del tutto gratuito», oltre che «a scopo vendicativo e con l’intento di fare del male».
Le attenuanti
Nella commisurazione della pena, la Corte ha tenuto conto della giovane età dell’imputato, di una scemata responsabilità dovuta a un disturbo della personalità e dei trascorsi del 22.enne già passato attraverso un percorso di riabilitazione dalla tossicodipendenza. «Questo doppio procedimento penale - ha argomento al proposito Guscetti - si inserisce in un contesto di disagio giovanile che ultimamente sale spesso alla ribalta e che è caratterizzato da dinamiche di branco, stupefacenti e alcol». Un disagio nel quale «si è mosso anche l’imputato che si è rifugiato nella droga e che dopo i due anni trascorsi in una comunità di recupero avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sulle sue sofferenze».