Più autonomia ai Comuni, e la tassa sul sacco lievita

Lasciare più autonomia ai Comuni nel determinare la tassa sul sacco e la tassa base. A chiederlo, nel 2021, era un’iniziativa parlamentare presentata dalla deputata del Centro Maddalena Ermotti-Lepori e cofirmatari. Due le richieste avanzate: da un lato, che la tassa sul quantitativo (la cosiddetta tassa sul sacco) potesse comprendere, oltre ai costi di smaltimento, anche altri tipi di costo, come quelli legati al trasporto; dall’altro, invece, si chiedeva che la tassa base venisse differenziata per alcune categorie di utenti. La Commissione ambiente, territorio ed energia aveva però deciso di dar seguito solo alla prima richiesta, poi avallata anche dal Gran Consiglio. Di pochi giorni fa, invece, il messaggio del Governo. In particolare, il Consiglio di Stato propone di introdurre nella Legge cantonale di applicazione della Legge federale sulla protezione dell’ambiente il principio secondo cui la tassa sul quantitativo può comprendere anche parte dei costi di raccolta.
Già, ma affinché una parte dei costi di raccolta venga coperta dalla tassa sul sacco, il Governo propone di aumentare la soglia minima di 20 centesimi, e al contempo di fissare una differenza di 30 centesimi tra la tariffa minima e quella massima della forchetta, «al fine di garantire la giusta autonomia ai Comuni». Facciamo un esempio concreto riprendendo i valori fissati per il 2023 dall’Esecutivo, che aveva deciso che la tassa sul sacco doveva fissarsi tra gli 85 centesimi e 1 franco e 15 centesimi: con la nuova proposta governativa la forchetta salirebbe tra 1,05 e 1,35 franchi. «L’aumento di base di 20 centesimi - scrive il Consiglio di Stato nel suo messaggio - permetterà di includere parte dei costi di raccolta, mediamente circa il 28% di tali costi, nella tassa causale (tasso sul sacco)». Inoltre, viene spiegato, «definire una forchetta di 30 centesimi consente di arrivare a una copertura dei costi di trasporto pari in media al 70%, garantendo al contempo continuità e uniformità di trattamento ed evitando il cosiddetto “turismo del sacco’’».
Le diverse realtà
Ma non è tutto, perché considerato che «i costi di trasporto sono in parte già coperti, alcuni Comuni potrebbero arrivare ad una copertura dei costi tra il 74% e il 79% (pari a 0,53 franchi rispettivamente 0,58 franchi), che corrisponde in linea di principio a quanto richiesto sia in termini assoluti (0,47 franchi) che in percentuale (72%)». Sì, perché prima di arrivare con il messaggio, il Governo ha deciso di promuovere un sondaggio tra i Comuni per capire quale sia la situazione inerente ai costi di gestione dei rifiuti. Su 106 enti locali, hanno risposto in 82.
Dal sondaggio emerge innanzitutto quanto i costi globali della gestione dei rifiuti cambino da Comune a Comune: si va, ad esempio, da 40 mila franchi a oltre 8 milioni. Una differenza dettata soprattutto dalla grandezza delle singole realtà. Il costo medio per abitante, comunque, si situa a circa 158 franchi, con un minimo che va da 94 a un massimo di 249 franchi.
Il costo di consegna al termovalorizzatore di Giubiasco, invece, varia da 7 mila franchi a 2 milioni, mentre il costo medio a tonnellata ammonta a 148 franchi.
Gli auspici degli enti locali
Per quanto riguarda la tassa sul sacco da 35 litri, come detto, il Governo fissa ogni anno una forchetta, all’interno della quale dovrebbe rimanere ogni Comune nell’applicare la propria tassa. Ebbene, dal sondaggio emerge che quattro Comuni hanno superato la soglia massima: Isone e Mergoscia, che l’hanno fissata a 1,20 franchi, e Bedigliora e Ponte Capriasca, che l’hanno portata a 1,25 franchi.
A questo punto, considerando la copertura dei costi fatturati dall’Azienda cantonale dei rifiuti (72 centesimi) e la produzione e distribuzione dei sacchi (26 centesimi) si arriva mediamente a 98 centesimi. Di conseguenza, fa notare il Governo, essendo la tassa sul sacco mediamente attorno a 1,11 franchi, stando al sondaggio «i Comuni incasserebbero già attualmente 13 centesimi a copertura di altri costi».
Infine, nel questionario veniva pure chiesto ai Comuni quale parte dei costi di raccolta avrebbero voluto poter inserire nel costo del sacco da 35 litri. Poco più della metà ha proposto un aumento della tassa sul sacco tra 0,5 centesimi e 1,36 franchi. La media degli importi indicati risulta essere di 47 centesimi, «corrisponderebbe ad una copertura media del 66% dei costi dichiarati di raccolta». Valori che, come abbiamo visto, il Governo ha deciso di riproporre nel suo messaggio.
Se il Parlamento darà il proprio assenso, la proposta dell’Esecutivo entrerà in vigore nei prossimi anni. E la tassa sul sacco lieviterà. Ma, visto che una parte dei costi di raccolta verrà spostata sulla tassa sul sacco, i singoli Comuni potrebbero anche decidere di alleggerire la tassa basse. Spetterà a ciascun ente locale fare le proprie valutazioni.
