Sanità

«Più bimbi ricoverati per infezioni da varicella»

Il numero, rispetto al periodo pre-pandemico, è in aumento - Giacomo Simonetti (EOC): «La presa a carico ospedaliera è da ricondurre alla presenza di contaminazioni batteriche supplementari» - Da inizio anno l’UFSP ha inserito la vaccinazione nella lista base
© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER
Francesco Pellegrinelli
26.04.2023 06:00

La conferma arriva direttamente dall’Istituto pediatrico della Svizzera italiana. Rispetto al periodo pre-pandemico il numero dei ricoveri per infezioni da varicella in Ticino è in aumento.

«È raro che un bambino affetto unicamente da varicella venga ricoverato. Nella maggior parte dei casi, la presa a carico ospedaliera è da ricondurre alla presenza di sovrainfezioni batteriche», spiega il direttore medico e scientifico dell’Istituto pediatrico della Svizzera italiana, Giacomo Simonetti.

Nella maggior parte dei casi il virus causa un’infezione di lieve entità che si manifesta con le tipiche macchioline rosse sulla cute. «Se si aprono, però, questi puntini rossi, o vescicole, possono infettarsi e i batteri raggiungere la sottocute e i muscoli». È in questi casi - prosegue Simonetti - che si rende necessaria un’ospedalizzazione per una terapia antibiotica in vena.

Rispetto al periodo pre-pandemico, effettivamente, c’è stato un aumento dei ricoveri. «In passato avevamo una o due ospedalizzazioni all’anno. Da Natale, ci muoviamo nell’ordine di una decina».

Un aumento che Simonetti riconduce all’ondata di infezioni da streptococco del gruppo A, in corso in questi mesi in Svizzera e non solo. «Anche in questo caso, l’incidenza del virus rispetto al periodo pre-pandemico è evidente», chiosa Simonetti che aggiunge: «Il messaggio che deve passare, comunque, è che non ricoveriamo il bambino unicamente con la varicella. Per quanto fastidiosa rimane infatti una malattia dal decorso blando. Il ricovero può capitare ma è raro ed è legato, come detto, all’insorgenza di infezioni batteriche della pelle o ad altre complicazioni, altrettanto rare, come l’encefalite, ossia l’infezione del sistema nervoso centrale, la polmonite o la meningite».

Benigna ma contagiosa

Pur essendo prevalentemente benigna, la varicella è molto contagiosa e questo spiega l’alto numero di contagi che produce a ogni ondata. «In queste settimane, effettivamente, in Ticino c’è un’ondata di varicella. Dal profilo del numero dei contagi, tuttavia, non assistiamo a nulla di anomalo», rassicura Simonetti.

«Questo virus si trasmette facilmente da persona a persona, attraverso l’emissione di particelle provenienti dalle vie respiratorie di una persona malata». Il tempo di incubazione può arrivare a due settimane. Per questo motivo è una malattia altamente infettiva.

«Una volta fatta la varicella, inoltre, il virus rimane dormiente per tutta la via nel corpo» e in età adulta, specie nelle persone anziane o immunodeficienti, può riattivarsi sotto forma di herpes zoster, un’eruzione cutanea molto dolorosa nota anche come fuoco di Sant’Antonio (vedi box in fondo al testo).

«In Svizzera, la varicella insorge tutto l’anno - precisa Simonetti-. La quasi totalità della popolazione adulta (98%) possiede gli anticorpi contro il virus, in quanto è già stata colpita dalla varicella durante l’infanzia».

Cambio di guardia

Ed è anche per prevenire situazioni come il fuoco di Sant’Antonio che da quest’anno la vaccinazione contro la varicella è raccomandata per tutti i lattanti di 9 e 12 mesi di età. Ma come mai questo cambio di guardia? Perché vaccinare i nostri piccoli contro un virus tradizionalmente ritenuto blando per il quale fino a ieri non era consigliato vaccinarsi?

«In effetti, da quest’anno sul calendario vaccinale dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) - che viene rinnovato ogni anno - compare anche la vaccinazione contro la varicella. La Svizzera è uno degli ultimi Paesi dell’Europa allargata, se non l’ultimo, ad aver introdotto questa vaccinazione nel ciclo di base».

Non si tratta di un obbligo, ricorda Simonetti, ma di un invito. Ma perché solamente oggi? «Perché è un vaccino molto sicuro, con pochissimi effetti collaterali che conosciamo bene, e i cui costi non sono altissimi». Inoltre, prosegue Simonetti, «la vaccinazione riduce notevolmente il rischio di avere in età adulta il fuoco di Sant’Antonio, che negli anziani può avere decorsi anche molto gravi». In generale, il rischio di complicanze aumenta con l’aumentare dell’età, per cui una vaccinazione nella fase lattante è oggi consigliata. Prima che venisse raccomandata per i bambini fra i 9 e i 12 mesi, la vaccinazione per la varicella era comunque consigliata dopo i 12 anni alle ragazze e ai ragazzi che non avevano contratto la malattia in precedenza, conclude Simonetti.

Fuoco di Sant’Antonio

Una volta fatta la varicella, il virus resta dormiente nel corpo e, negli adulti, può riattivarsi in coincidenza con la febbre. In questo caso si parla di herpes zoster, o fuoco di Sant’Antonio. Il virus si manifesta con un’eruzione cutanea sotto forma di una striscia ad un lato solo del corpo caratterizzata da vescicole. Varie complicazioni possono insorgere: l’eruzione cutanea accompagnata da forti dolori persistenti e, nel 10-20% dei casi, un occhio è ugualmente colpito dall’eruzione.
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