Più competenze per i segretari giudiziari, qualcosa si muove

Qualcosa si muove, in Commissione giustizia e diritti, sull’estensione delle competenze decisionali dei segretari giudiziari in seno al Ministero pubblico. Di questa richiesta, fatta più volte dallo stesso Ministero pubblico e poi fatta propria anche dal Governo, si discute (senza successo) da diversi anni. La proposta, in sintesi, prevede di affidare ai segretari giudiziari maggiori competenze, consentendo loro, ad esempio, di firmare decreti d’accusa in ambito contravvenzionale. E ciò, in sostanza, per sgravare il lavoro dei procuratori pubblici. L’ultimo capitolo della vicenda risale al marzo di due anni fa. Allora, dando parzialmente seguito a una proposta del Governo, il Gran Consiglio aveva dato il via libera al potenziamento del Ministero pubblico con l’assunzione di due procuratori pubblici in più. Tuttavia, sulla proposta di estendere le competenze dei segretari, il Parlamento (pur condividendone il principio) aveva preferito attendere, sottolineando la necessità di ulteriori approfondimenti. Ma ora, come detto, qualcosa si muove. E un passo avanti potrebbe (il condizionale resta d’obbligo) essere fatto già nelle prossime settimane.
Questa mattina, la sottocommissione «Ministero pubblico» ha incontrato il procuratore generale Andrea Pagani per fare il punto della situazione. E, come ci spiega la coordinatrice dell’organo parlamentare, Cristina Maderni (PLR), «l’incontro è andato bene». «Volevamo – spiega Maderni – avere una sua presa di posizione sulle modifiche del Codice di procedura penale (CPP) che entreranno in vigore il 1. gennaio 2024, per capire quali implicazioni potrebbero avere sul Ministero pubblico, e su questo punto ci ha espresso le sue preoccupazioni. Dopodiché, volevamo una presa di posizione sull’estensione delle competenze dei segretari giudiziari, per comprendere se è una soluzione percorribile, e ci ha dato indicazioni positive». Motivo per cui, appunto, qualcosa si muove. «Su questo punto in particolare la sottocommissione si è data il compito di approfondire, ognuno nel rispettivo gruppo parlamentare, la possibilità di andare in questa direzione. Dunque, se troveremo la quadra, o una maggioranza, cercheremo se possibile in tempi relativamente brevi di portare in Parlamento questa posizione». Detto altrimenti: in queste settimane i partiti valuteranno il da farsi e poi, se tutto andrà come deve, il tema giungerà in Gran Consiglio. Il vento, ad ogni modo, sembra soffiare a favore della proposta. La stessa Maderni, dal punto di vista personale, spiega di appoggiare l’idea: «Come PLR non ne abbiamo ancora discusso. In gruppo porterò una visione positiva su questa soluzione. Poi vedremo come si esprimerà il gruppo».
Sulla stessa linea anche la presidente della «Giustizia e diritti», la socialista Daria Lepori. «Io sono senz’altro favorevole. Ma prima ne discuteremo in gruppo e poi riporterò la decisione in Commissione», spiega la deputata. «Pur trattandosi di una questione procedurale permetterebbe, a costo zero, di evitare un appesantimento burocratico ai procuratori pubblici. E il procuratore generale ci ha confermato che questa soluzione potrebbe dare una grossa mano al Ministero pubblico», prosegue Lepori. Tutto ciò, senza dimenticare le novità del CPP che entreranno in vigore il prossimo anno. «Ci è stato spiegato che si tratta di una revisione importante, con mansioni procedurali in più di cui dovrà farsi carico il Ministero pubblico». Detto diversamente: lavoro in più, in un contesto già complicato. Per Lepori – che si esprime come deputata del PS e non come presidente della Commissione – in questa situazione «bisognerebbe mettere a disposizione più persone al Ministero pubblico», anche perché «la Giustizia è un pilastro della nostra società». In questo senso, per Lepori si potrebbe iniziare a ragionare su come riallocare le risorse nel settore. Per fare un esempio concreto: «Forse si potrebbe avere un poliziotto in meno per avere un segretario giudiziario in più. Anche perché pure una buona Giustizia permette di fare prevenzione». Un’ipotesi a cui apre anche Maderni: «Occorrerà fare delle riflessioni in ogni dipartimento per capire quali sono le necessità in un settore o nell’altro. Per capire dove investire e dove contenere. Doveva esserci un progetto di riorganizzazione generale della Giustizia (ndr. chiamato Giustizia 2018), ma non è mai andato in porto. Ed è evidente che ci sono punti che vanno rivisti. Considerando la difficile situazione finanziaria del Cantone occorrerà comprendere dove è necessario concentrare le risorse».
Pagani: «Non è una revisione da poco»
A ribadire l’aggravio che comporterà il nuovo CPP, da noi contattato, è lo stesso Andrea Pagani: «È una preoccupazione non solo mia, ma di tutti i procuratori generali della Svizzera, di fronte a una revisione di una certa portata». Basti pensare, aggiunge Pagani, «che su circa 450 articoli del CPP ne vengono revisionati poco più di 60». Insomma, non è un cambiamento di poco conto. E alcune di queste norme, prosegue il procuratore generale, «avranno un impatto di una certa portata sull’attività del Ministero pubblico. Per esempio, sarà introdotto l’obbligo per il procuratore di interrogare personalmente l’imputato se intende proporre un decreto d’accusa con una pena. Oggi, invece, basta un interrogatorio di polizia. Ma potrei andare avanti un quarto d’ora a spiegare queste novità». In ogni caso, rimarca Pagani, «si tratta di oneri in più che aggraveranno la situazione». Per questo motivo, ricorda poi il pg, «già a inizio maggio ho chiesto al Consiglio di Stato di darci tre unità amministrative in più. Ma per il momento non si sono ancora pronunciati. Anche se il tempo scorre inesorabilmente». Sul fronte dell’estensione delle competenze dei segretari giudiziari, Pagani è da sempre favorevole: «Sì, sarebbe certamente d’aiuto. Basti pensare che siamo oggi attorno a 4 mila procedimenti contravvezionali all’anno che richiedono la firma di un procuratore. Con questa misura, a costo zero, potremmo togliere questa necessità. Certo non risolverà tutto, ma toglierà la gestione di quasi 4 mila pratiche di natura bagatellare che oggi necessitano comunque l’occhio e la firma dei procuratori, che potrebbero quindi così concentrarsi sui casi medi e grandi».